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Casi di influenza aviaria H5N8 in un allevamento romagnolo: cosa sappiamo e quali sono i rischi

Da diversi mesi in Europa si stanno registrando significativi focolai di virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) H5N8, riscontrato sia tra gli uccelli selvatici che negli allevamenti avicoli. Un piccolo numero di casi si è verificato in un allevamento romagnolo, che ha portato all’istituzione di una zona di protezione e sorveglianza per impedire che possa diffondersi. Ecco cosa sappiamo su questo patogeno e quali sono i rischi.
A cura di Andrea Centini
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Come sottolineato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), alla fine del 2019 è stato identificato un significativo focolaio da virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità H5N8 in Polonia, che ha duramente colpito un allevamento di tacchini. Tutti gli esemplari ospitati nella struttura sono morti. Da allora sono stati registrati diversi altri casi e focolai in numerosi Paesi europei, spingendo le istituzioni a irrigidire i protocolli per evitare la diffusione del patogeno. I focolai più rilevanti si sono verificati in Paesi dell'Est Europa come Ungheria, Romania e Repubblica Ceca, tuttavia casi di uccelli infetti (sia nei selvatici che in quelli allevati) sono stati segnalati praticamente ovunque.

Nei Paesi Bassi, ad esempio, tra ottobre e novembre del 2020, sono stati uccisi oltre 320mila esemplari tra anatre e polli dopo che il virus è stato scoperto in tre allevamenti. Azioni analoghe sono state condotte anche in Svezia, Regno Unito, Francia e Danimarca. Per impedire l'ingresso del patogeno negli allevamenti avicoli italiani, il Ministero della Salute ha messo in campo misure straordinarie. La nuova stagione epidemica dell'H5N8, che ha avuto inizio a ottobre 2020, ha già coinvolto numerose specie selvatiche, e come indicano le indagini epidemiologiche, “i principali responsabili della diffusione di questo virus sembrano essere ancora una volta gli uccelli migratori che si spostano da un paese all’altro, o anche da un continente all’altro, per cercare cibo e luoghi idonei per la riproduzione”, specifica l'IZSVe. L'istituto italiano è sede del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria e dunque in prima linea nel monitoraggio e nella diagnostica.

Al 19 gennaio 2021 nel nostro Paese sono stati confermati diversi nuovi casi di positività tra gli uccelli selvatici per i virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) del sottotipo H5. Fra i 95 rilevati 37 si riguardano proprio l'H5N8: 18 casi hanno colpito le alzavole, una piccola specie di anatra; 14 i fischioni; 3 i germani reali; un'oca lombardella e una poiana. I casi di positività, specifica l'IZSVe, sono stati “identificati in tamponi cloacali, tracheali e/o dal piumaggio prelevati da varie specie di volatili selvatici cacciati in valli da caccia/pesca, o da volatili selvatici campionati intra vitam o trovati moribondi nelle regioni del nordest Italia”. La mappa aggiornata della situazione epidemiologica in Europa mostra chiaramente una concentrazione di casi nel Nord Est italiano, dove del resto si trovano grandi zone umide che in questo periodo ospitano numerose specie migratrici e non.

A preoccupare gli esperti vi è soprattutto un focolaio identificato alla fine di gennaio in un allevamento familiare di Lugo, in provincia di Ravenna. Il virus H5N8 è stato rilevato in due esemplari di gru coronate grigie (Balearica regulorum), che sono deceduti a causa dell'infezione. Per impedire la diffusione del virus altri 12 uccelli presenti nell'allevamento sono stati uccisi e smaltiti, come segnalato all'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE). Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha firmato un'ordinanza con la quale è stata istituita una zona di protezione attorno all'allevamento di 3 chilometri e una di sorveglianza di 10 chilometri, con il divieto di spostare animali. Gli animali degli allevamenti sono stati trasferiti all'interno di strutture per evitare i contatti con gli uccelli selvatici e le autorità veterinarie faranno controlli a tappeto per individuare altri eventuali casi di influenza aviaria.

Negli anni passati le infezioni da virus H5N8 negli allevamenti avicoli ha portato all'eliminazione di milioni di esemplari, pertanto l'impennata di casi registrata negli ultimi mesi in Europa rappresenta un concreto rischio per gli animali e per numerose aziende. Il patogeno, un sottotipo del virus dell'influenza A, è altamente letale e trasmissibile tra gli uccelli, nei quali determina anche sintomi neurologici fino alla morte (come accaduto alle gru ospitate nell'allevamento di Lugo). Come specificato dall'IZSVe, in Europa si sta diffondendo per la prima volta un ceppo dell'H5N8 di origine africana, differente da quelli euroasiatici degli anni passati. Fortunatamente l'H5N8 è considerato un patogeno a basso rischio per l'uomo.  “Lo studio del genoma ha confermato l’alta virulenza per il pollame ma ha fortunatamente messo in evidenza che questo virus non possiede attualmente nessuna caratteristica che lo rende in grado di infettare facilmente l’uomo”, sottolinea l'IZSVe.

I virus mutano costantemente e non è detto che in futuro anche l'H5N8 non possa sviluppare caratteristiche in grado di fargli compiere lo spillover, ovvero il salto di specie come quello avvenuto col coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della pandemia che stiamo vivendo. Al momento, tuttavia, non vi sono segnali d'allarme che ciò possa accadere, e i principali pericoli riguardano gli allevamenti avicoli. I virus del sottotipo H5 (come l'H5N1) sono comunque costantemente monitorati dagli scienziati, dato che alcuni hanno già ampiamente dimostrato la capacità di infettare l'uomo e risultare particolarmente aggressivi e letali.

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