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Covid 19

Se i miei nonni sono vaccinati per la Covid, posso andare a trovarli?

Dal 27 dicembre partiranno le prime vaccinazioni anti COVID anche in Europa, e nei primi mesi del prossimo anno saranno coinvolte le fasce della popolazione più a rischio, come quella anziana. Ecco quando e come sarà più sicuro andare a trovare gli anziani secondo gli esperti che lavorano nelle case di cura.
A cura di Andrea Centini
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Grazie all'approvazione del vaccino anti COVID di Pfizer e BioNTech da parte dell'EMA, l'Agenzia europea per i medicinali, a partire da domenica 27 dicembre inizieranno le prime iniezioni nei 27 Paesi dell'Unione Europea (al di fuori degli studi clinici). In Italia la prima persona a essere vaccinata in seno al “vaccine day” sarà un'infermiera dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, seguita da due medici, un operatore socio-sanitario e un ricercatore, tutti dipendenti della struttura. Partirà così l'attesissima campagna vaccinale pubblica, che in breve tempo coinvolgerà anche le fasce della popolazione più fragili, come gli anziani e chi presenta patologie pregresse. La diffusione a tempi record di un vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 si tradurrà anche in una riduzione delle restrizioni, ma naturalmente sarà necessario attendere che produca gli effetti sperati. Tra le domande che più ci si pone vi è quella relativa alla sicurezza di andare a trovare le persone fragili dopo che sono state vaccinate, come ad esempio gli anziani ospitati in una casa di cura, tra i primi a ricevere le iniezioni. Del resto RSA e simili sono state spesso chiuse proprio per proteggere gli ospiti, particolarmente vulnerabili alla forma grave dell'infezione.

A sciogliere alcuni di questi dubbi vi è il dottor Michael Wasserman, geriatra, ex presidente della California Association of Long Term Care Medicine ed ex dirigente presso importanti catene di case di cura. In un'intervista al New York Times il medico ha affermato che una volta che tutti gli ospiti di una struttura sono stati vaccinati, si “aprono le porte all'allentamento delle restrizioni”. Wasserman ritiene tuttavia che prima di potersi recare in questi luoghi debba essere vaccinato anche tutto il personale sanitario, ovvero medici, infermieri, operatori socio-sanitari e così via. Per ulteriore sicurezza la casa di cura dovrebbe approntare tamponi rapidi (o verificare esiti di tamponi esterni), al fine da permettere l'accesso soltanto alle persone negative. Dovranno sempre e comunque indossare dispositivi di protezione individuale, anche perché un tampone negativo non è affatto un lasciapassare per comportamenti senza precauzioni. Insomma, il medico ritiene sia doveroso procedere con estrema cautela, proprio per la delicatezza di questi luoghi e per la vulnerabilità delle persone ricoverate. Secondo il professor Joshua Uy, geriatra e professore della Scuola di Medicina presso l'Università della Pennsylvania, dovremo continuare a indossare le mascherine “fino a quando i tassi dei contagi nella comunità non scenderanno”.

Per quanto concerne le tempistiche delle visite, la dottoressa Sabine von Preyss-Friedman, direttrice medico presso l'Avalon Health Care Group, ricorda che sia il vaccino di Pfizer che quello di Moderna richiedono due iniezioni, e il suo consiglio è quello di attendere almeno due settimane dopo la seconda iniezione (che va fatta dalle 3 alle 4 settimane dopo), prima di recarsi in visita a un anziano vaccinato. La dottoressa ritiene dunque importante che la persona anziana abbia sviluppato una robusta risposta immunitaria, in grado di proteggerla al meglio da una potenziale esposizione al coronavirus SARS-CoV-2. La seconda iniezione è fondamentale perché serve in qualche modo a “collaudare” il sistema immunitario dopo il primo colpo; se la prima iniezione determina la produzione di anticorpi neutralizzanti, la seconda innesca la generazione delle cosiddette “cellule della memoria”, che dovrebbero garantire una protezione immunitaria più duratura. Secondo la von Preyss-Friedman, comunque, la soluzione migliore sarebbe attendere che anche i visitatori delle case di cura siano vaccinati. A causa della carenza delle scorte e della necessità di vaccinare l'intera popolazione mondiale, tuttavia, le tempistiche saranno inevitabilmente dilatate di diversi mesi.

Ricordiamo infine che i vaccini solitamente hanno una risposta meno robusta nei soggetti anziani a causa della minore “prontezza” del loro sistema immunitario, pertanto l'efficacia delle preparazioni può risultare leggermente inferiore. Nel caso del vaccino di Moderna, sulla base delle analisi della Food and Drug Administration, l'efficacia risulta essere del 94,1 percento a due mesi dalla seconda iniezione, è pari al 95,6 percento nei soggetti tra i 18 e i 65 anni e all'86,4 nei pazienti con età superiore ai 65 anni. Nonostante sia meno efficace, si tratta comunque di una percentuale assai rilevante e positiva, tenendo presente che in precedenza si puntava ad approvare vaccini anti COVID con un'efficacia "almeno del 50 percento".

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