Scoperta una mostruosa cometa con un diametro di 150 chilometri: nel 2031 il passaggio “ravvicinato”
Analizzando le immagini catturate dal “cacciatore di pianeti” della NASA TESS e dal telescopio Victor M. Blanco del progetto Dark Energy Survey (DES) i due astronomi Pedro Bernardinelli e Gary Bernstein hanno scoperto la più grande cometa mai individuata. È un oggetto talmente maestoso che gli scienziati pensavano potesse essere persino un pianeta nano con una strana orbita. Si tratta della “mega cometa” periodica C/2014 UN271 (Bernardinelli-Bernstein), i cui dettagli sono stati divulgati per la prima volta nel giugno di quest'anno.
Ad alcuni mesi dalla sua identificazione, un copioso team di ricerca guidato da scienziati del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università della Pennsylvania di Philadelphia è riuscito a determinarne meglio le caratteristiche dimensionali e orbitali, che mostrano l'unicità di questo straordinario oggetto celeste. Si tratta infatti di un colosso con un diametro stimato di ben 150 chilometri, circa la distanza in linea d'aria tra Roma e Perugia. Per rendersi conto di quanto è enorme, basti pensare che è migliaia di volte più imponente delle comuni comete e almeno dieci volte più grande della maestosa C/1995 O1 (Hale-Bopp), una delle comete più studiate della storia.
A rendere ancor più straordinaria C/2014 UN271, il fatto che si tratta della cometa più lontana mai osservata appartenente al gruppo della Nube di Oort, una nube di oggetti ghiacciati il cui limite esterno si trova a 1,5 anni luce dal Sole o centomila unità astronomiche (una unità astronomica corrisponde alla distanza tra Sole e Terra, circa 150 milioni di chilometri). Il colosso spaziale è stato identificato quando si trovava a 29 unità astronomiche dal Sole. Studiandone l'orbita gli scienziati hanno determinato che la cometa compirà il suo prossimo passaggio più ravvicinato al Sole nel 2031, quando si troverà a una distanza di circa 11 unità astronomiche, poco oltre l'orbita di Saturno. Il suo precedente passaggio “ravvicinato” risale a 3,5 milioni di anni fa, quando passò a circa 18 unità astronomiche dal Sole, più o meno la distanza da Urano.
Da un lato è una fortuna che un oggetto del genere orbita ben distante dalla Terra. Lo schianto con un mostro di 150 chilometri di diametro avrebbe conseguenze talmente catastrofiche difficili anche da immaginare; basti pensare che l'estinzione dei dinosauri e di molti altri gruppi di animali, avvenuta 66 milioni di anni fa al termine del Cretaceo, fa causata dall'asteroide chixulub che aveva un diametro stimato di circa 10 chilometri (fu in grado di scatenare un'onda di tsunami alta 1,5 chilometri che viaggiava a centinaia di chilometri orari). Gli scienziati sono tuttavia rammaricati per la distanza particolarmente elevata, dato che un passaggio più vicino avrebbe permesso di studiare questo straordinario oggetto spaziale molto più agevolmente.
Ma non tutto è perduto, poiché si pensa già a una missione di esplorazione ad hoc da inviare nel 2028 (che la NASA molto probabilmente non esiterà ad approvare). L'idea è inviare una sonda simile a Rosetta, che nel 2014 approdò sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko grazie al lander philae. Ad oggi non è ancora possibile studiare nel dettaglio la coda e la chioma della grande cometa, ma col passare degli anni, l'avvicinamento e la raccolta di nuovi indizi saranno sempre più agevoli da caratterizzare. Nel 2031 non sarà comunque visibile a occhio nudo; secondo gli esperti servirà un piccolo telescopio amatoriale e un cielo privo di inquinamento luminoso. La cometa è stata descritta nella ricerca "C/2014 UN271 (Bernardinelli-Bernstein): the nearly spherical cow of comets", in attesa di pubblicazione sulla rivista scientifica specializzata Astrophysical Journal Letters.