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Sclerosi multipla, l’autotrapianto di cellule staminali funziona. Ma ci sono rischi

Uno studio coordinato da ricercatori italiani conferma che l’autotrapianto di cellule staminali (AHSCT) nei pazienti affetti da sclerosi multipla arresta la progressione della disabilità anche sul lungo periodo. Tuttavia non è scevro da rischi per la salute.
A cura di Andrea Centini
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Uno studio di coorte condotto da ricercatori italiani dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze e dell'Imperial College di Londra ha dimostrato che, nei pazienti affetti da sclerosi multipla, una grave patologia del sistema nervoso centrale, l'autotrapianto di cellule staminali risulta efficace anche sul lungo periodo. Studi precedenti avevano confermato la validità del trattamento nel breve e nel medio periodo (2-4 anni), ma la nuova indagine scientifica, di tipo multicentrico, ha confermato l'efficacia dell'autotrapianto di cellule ematopoietiche autologhe (AHSCT) anche a 5 e più anni di distanza dall'intervento.

Per giungere a questa conclusione, il team guidato da Riccardo Saccardi e Paolo Muraro ha analizzato i dati di circa 300 pazienti affetti da sclerosi multipla e sottoposti all'autotrapianto tra il 1995 e il 2006. Il 78 percento dei soggetti coinvolti, seguiti da 25 distinti centri in 13 paesi, presentava le forme più aggressive della patologia, per la quale ad oggi non esiste una vera e propria cura, ma terapie farmacologiche in grado di ridurre i sintomi. Dall'elaborazione statistica è emerso che in circa la metà dei pazienti trattati (il 46 percento) la progressione della disabilità era stata arrestata a 5 anni dall'autotrapianto, mentre in una percentuale più piccola i sintomi erano persino diminuiti.

Nonostante la bontà dei risultati, tenendo presente l'aggressività della patologia, gli studiosi sottolineano che l'autotrapianto non è privo di rischi per la salute, benché si tratti di una procedura utilizzata da decenni nel contrasto di alcuni tumori del sangue e del sistema linfatico. Otto dei 281 pazienti trattati, ovvero il 2,8 percento, sono deceduti entro i primi cento giorni dal trattamento, ma fortunatamente tale percentuale si riduce sensibilmente se si prendono in considerazione gli ultimi anni, grazie alla sicurezza maggiore delle procedure. Lo studio, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science, ha evidenziato che l'autotrapianto risulta particolarmente efficace nei soggetti più giovani e in quelli che hanno ricevuto minori trattamenti immunosoppressori.

[Foto di stevepb]

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