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Riprovateci marziani: i segnali morse su Marte non hanno senso

A meno che i marziani non ci stiano trollando, stando alle analisi, i sedicenti messaggi marziani non hanno alcuna struttura semantica e si spiegano già con fenomeni noti.
A cura di Juanne Pili
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Questa estate gli ufologi sono particolarmente prolifici, del resto gli alieni ce la starebbero mettendo tutta per mettersi in contatto con noi: dagli Ufo che transiterebbero regolarmente vicino alla Iss ai vari avvistamenti marziani. Oppure gli alieni potremmo essere noi: coloni del Pianeta rosso nel disperato tentativo di ristabilire un contatto col pianeta madre.

Una Agenzia distratta. Perché usare i cerchi nel grano se tanto Loro sanno che le nostre sonde sono in giro nello Spazio a captare segnali? Ed effettivamente i marziani si sarebbero evoluti in questo senso producendo i loro comunicati direttamente a casa loro. La comunità teorici del complotto – volto a insabbiare l’esistenza di civiltà aliene – è in eccitazione in seguito alla diffusione di strane foto provenienti da Marte, di quelle che al solito la Nasa si dimenticherebbe di censurare. Ed effettivamente si tratterebbe di insabbiamento in tutti i sensi, visto che il nuovo messaggio è stato letteralmente scolpito sulla sabbia.

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Ho scritto cose sulla sabbia. La combinazione di lettere in codice Morse è stata ricavata dalle formazioni regolari di dune riprese dalla Experiment high resolution imaging science (HiRise) telecamera del Mars reconnaissance montata a bordo della sonda Mro; quella che ci ha permesso di smontare una volta per tutte le tesi riguardo alla presenza su Marte di sedicenti piramidi. Resta da capire come mai gli alieni non usino tutte le energie spese nel comunicare in quel modo per segnalarci la loro presenza in maniera più chiara, attraverso mezzi meno onerosi. Ad ogni modo se quello usato fosse codice Morse il suo significato si dovrebbe in qualche modo evincere.

Non significa assolutamente niente. Anche la Nasa ammette che la formazione reca una certa somiglianza col codice Morse, tuttavia si tratta di formazioni dovute alla azione del vento. Forse gli alieni vogliono spiegarci qualcosa riguardo alla pareidolia? Quel fenomeno che ci porta a vedere sempre un senso anche là dove non c’è.

Topografia e semantica. L’esperta della HiRise Veronica Bay ha analizzato il sedicente messaggio, riconoscendo nella topografia zone di depressione circolare, tipici quando ci troviamo di fronte a vecchi crateri da impatto di asteroidi; i venti bi-direzionali, in movimento ad angolo retto rispetto alle dune di sabbia, hanno fatto il resto. Dalla traduzione del codice Morse inoltre non si evince alcuna struttura coerente: se si fosse scelto un codice a noi noto – anche ammettendo una crittografia – si sarebbe dovuta trovare una forma coerente di linguaggio.

Anche sulla Terra deserti come il Sahara mostrano formazioni fantastiche, i cui agenti sono studiati da tempo.

La scienza dei buchi. Per quanto il processo di formazione non sia stato ancora ben compreso questa non è una prova. Non di meno gli ufologi tendenzialmente puntano proprio sui buchi delle ricostruzioni ritenute più eleganti per spiegare un fenomeno, piuttosto che produrre dati positivi; fino ad oggi non sono mai riusciti a presentarne. Si tratta di un errore di ragionamento tipico di tutte le tesi di complotto, ma in ambito ufologico è molto più lampante: l’Ufo è un oggetto voltante non identificato, vale a dire che spesso manca una conoscenza completa dei dati a disposizione, questo però indebolisce sostanzialmente le tesi di chi vuole vederci fenomeni straordinari, per i quali invece occorrerebbero prove altrettanto straordinarie.

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