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Registrato picco di radioattività in Europa: possibile problema a centrale nucleare

Gli strumenti che monitorano la radioattività hanno rilevato una misteriosa impennata nelle concentrazioni di alcuni radionuclidi nei Paesi del Nord Europa. Secondo gli esperti potrebbe esserci stato un problema col combustibile utilizzato in una centrale nucleare, ma al momento non ci sono conferme sull’origine del fenomeno.
A cura di Andrea Centini
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Un anomalo picco di radiazioni è stato registrato negli scorsi giorni in alcuni Paesi dell'Europa del Nord, tra i quali figurano Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca. Fortunatamente le concentrazioni di radionuclidi rilevate sono talmente basse da non rappresentare alcuna minaccia per la salute dell'uomo e dell'ambiente, tuttavia è sicuramente accaduto “qualcosa” che ha determinato questa impennata dei valori, registrata dai sofisticati strumenti che monitorano costantemente la radioattività del territorio. Si pensa a un possibile problema in una centrale nucleare civile, ma non a un incidente come quello avvenuto l'8 agosto 2019 in una base militare a Severodvinsk, nella regione di Arkhangelsk (Russia). L'evento, che provocò diverse vittime e feriti, si pensa sia stato innescato dall'esplosione di un missile sperimentale.

Tra gli elementi radioattivi rilevati nel Nord Europa vi sono lo iodio-131 (in Norvegia), il cesio-134, il cesio-137, il cobalto-60 e il rutenio-103 in Svezia e Finlandia. Ad annunciarlo l'Istituto nazionale olandese per la sanità pubblica e l'ambiente (RIVM), che in un comunicato stampa ha sottolineato come la combinazione di radionuclidi possa essere legata a “un'anomalia a un elemento di combustibile in una centrale nucleare”. Secondo gli scienziati del RIVM l'ondata di radioattività sembrerebbe provenire dalla direzione della Russia occidentale, tuttavia al momento non vi sono prove che possano determinarne l'origine esatta.

A “circoscrivere” la zona in cui è emersa la fonte radioattiva è l'Organizzazione globale del trattato sul divieto dei test nucleari (CTBTO), il cui segretario generale, il dottor Lassina Zerbo, su Twitter ha pubblicato una mappa che abbraccia diversi Paesi. Oltre a quelli già citati, figurano anche la Lettonia, l'Estonia è un'area della Russia nordoccidentale, nella quale si trova la grande metropoli San Pietroburgo. Anche il CTBTO afferma che gli elementi radioattivi rilevati suggeriscono l'origine civile della radioattività, ma individuare l'origine esatta “non è compito dell'organizzazione”, ha spiegato Zerbo.

Per quanto concerne il territorio russo, si ritiene possano essere coinvolte le centrali nucleari di Leningradskaya e Kolskaya che si trovano nell'area interessata, tuttavia un portavoce del produttore di energia nucleare Rosenergoatom interpellato dall'Agenzia di stampa russa TASS ha negato la presenza di anomalie nelle emissioni dei due impianti. Esclusa anche la "pista lettone": negli ultimi anni sono stati riscontrati problemi di radioattività in alcune centrali elettriche (tradizionali) del Paese poiché è stato utilizzato del legname contaminato dal fallout legato al disastro di Chernobyl del 1986, ma gli elementi radioattivi del nuovo incidente sono di breve durata, dunque si esclude una fonte del genere.

Nel 2017 l'Europa fu attraversata da un'altra misteriosa nube radioattiva (nello specifico fu coinvolto rutenio-106), e anche allora le concentrazioni furono considerate non dannose per la nostra salute e quella dell'ambiente. Fu escluso l'incidente nucleare e si pensò a un problema di lavorazione in una centrale, come per la nuova anomalia. Probabilmente anche per quest'ultimo evento non si riuscirà a scoprire la vera fonte.

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