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Covid 19

Questo modello mostra perché gli scienziati sono preoccupati dalla variante indiana

Secondo le stime degli scienziati la seconda variante indiana in circolazione nel Regno Unito potrebbe avere una trasmissibilità del 50-60 percento superiore a quella della variante inglese. Se dovesse iniziare a circolare diffusamente a causa delle recenti aperture, in Gran Bretagna potrebbe portare a un picco di 10mila infezioni e mille decessi al giorno nel mese di luglio.
A cura di Andrea Centini
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Credit: SPI-M-O
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Tra le varianti emergenti del coronavirus SARS-CoV-2 che più impensieriscono gli scienziati vi è sicuramente la variante indiana B.1.617. Nel Paese d'origine è motore di una vera e propria catastrofe umanitaria, con centinaia di migliaia di nuovi contagi al giorno e migliaia di vittime, che i familiari sono costrette a dare alla fiamme nelle piazze e nelle strade di villaggi e città. Nel Regno Unito, dove grazie alla campagna vaccinale si è registrato un crollo di infezioni, ricoveri in ospedale e decessi, la variante indiana sta comunque raddoppiando i casi di settimana in settimana; numeri che le hanno concesso di strappare lo scettro di “lignaggio dominante” alla variante inglese B.1.1.7, a sua volta catalizzatrice della seconda ondata in Europa. La circolazione della variante indiana, e in particolar modo della seconda definita B.1.617.2 (il lignaggio è diviso in tre linee “figlie”) rappresenta un rischio significativo in Gran Bretagna, anche alla luce delle riaperture conquistate proprio grazie ai dati epidemiologici in netto miglioramento delle ultime settimane.

A dimostrarne la pericolosità vi è un modello matematico messo a punto dagli esperti del gruppo Scientific Pandemic Influenza Group on Modelling – Operational sub-group (SPI-M-O), che evidenzia come l'aumento delle ospedalizzazioni per COVID-19 (l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2) durante la prossima estate sarà strettamente connesso alla trasmissibilità della variante in circolazione, proprio per via della rimozione delle restrizioni. In parole semplici, più sarà contagiosa la variante del coronavirus, peggiori saranno le conseguenze. Anche in presenza di un vaccino efficace, infatti, in base ai dati elaborati dall'Università di Warwick e della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM) con la circolazione di una variante più trasmissibile del 30 percento di quella inglese si verificherà un aumento dei ricoveri maggiore di quello della prima ondata. Se la trasmissibilità della variante sarà superiore del 40 percento, i ricoveri potrebbero raggiungere i 6 mila al giorno, superando il picco della drammatica, seconda ondata. Con una variante più trasmissibile del 50 percento i ricoveri al giorno potrebbero essere addirittura più di 10mila ogni 24 ore; ciò potrebbe portare a mille morti al giorno nel mese di luglio. Se consideriamo che secondo le stime degli esperti la seconda variante indiana potrebbe essere più contagiosa della B.1.1.7 fino al 60 percento, i timori degli esperti britannici si spiegano facilmente.

A descrivere la situazione in una serie di “cinguettii” su Twitter il professor Giorgio Gilestro, docente di Neurobiologia presso l'Imperial College di Londra. Riferendosi ai grafici contenuti nel rapporto “Consensus Statement on COVID-19” del gruppo SPI-M-O, lo scienziato ha sottolineato che “il modello implica che una volta rimosse le restrizioni un aumento di ospedalizzazioni in estate sarà dipendente dalla contagiosità della variante in circolo”. “Una variante con contagiosità +50% – aggiunge lo scienziato italiano – porterebbe ad un picco di ospedalizzazioni superiore a quello di Gennaio”, quando nel Regno Unito si è vissuta il drammatico picco della seconda ondata. Il professor Gilestro sottolinea inoltre che il modello britannico assume che la variante in esame "non abbia nessuna capacità di sfuggire a immunità pregressa e/o vaccinazioni". Recenti indagini hanno rilevato che la copertura completa (doppia o singola dose a seconda dei casi) dei vaccini protegge dalla variante indiana, tuttavia una sola dose – sia di AstraZeneca che di Pfizer – garantirebbe un'efficacia limitata.

Va anche considerato che sebbene nel Regno Unito siano state somministrate 60,6 milioni di dosi, ci sono “solo” 22,6 milioni di persone con immunizzazione completa, secondo gli ultimi dati di Our World in Data. Tale numero è pari al 34 percento della popolazione britannica. Ciò significa che ci sono ancora tantissime persone esposte al rischio di contrarre la COVID-19. Dunque una totale rimozione delle restrizioni e la circolazione di una variante altamente trasmissibile come la seconda indiana potrebbe far ripiombare nell'incubo anche un Paese con una campagna vaccinale virtuosa come il Regno Unito. Per questa ragione tutti gli esperti continuano a richiedere estrema cautela alle persone, raccomandando di continuare a proteggersi con mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani, indipendentemente dalla ricezione del vaccino.

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