Questa tabella mostra qual è l’efficacia della terza dose in base al vaccino Covid ricevuto prima
Alla data odierna, lunedì 22 novembre 2021, l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) hanno approvato per l'uso di emergenza quattro vaccini anti Covid: il Comirnaty di Pfizer-BioNTech, lo Spikevax di Moderna, il Vaxzevria di AstraZeneca e l'Ad26.COV2.S di Johnson & Johnson. Dopo la campagna vaccinale di base, che comunque non è ancora conclusa (in Italia sono diversi milioni le persone non immunizzate), si sta puntando fortissimo sulla dose di richiamo o booster, una terza dose per mantenere efficace nel tempo la risposta immunitaria contro il coronavirus SARS-CoV-2. A seconda dei casi, il vaccino che si riceve con questa nuova inoculazione può essere diverso da quello del ciclo vaccinale di base. Nel nostro Paese, ad esempio, per le dosi booster si usano esclusivamente i vaccini a RNA messaggero di Pfizer-BioNTech e Moderna, pertanto tutti coloro che sono stati immunizzati con AstraZeneca e Johnson & Johnson riceveranno un prodotto diverso, entrando nel cosiddetto regime di “Mix & Match” in cui si combinano vaccini differenti. Ma qual è la combinazione più efficace tra quelle possibili?
A indicarlo con una tabella riepilogativa chiara ed efficace è l'epidemiologo americano Eric Feigl-Ding, ex ricercatore della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard e della Scuola di Salute Pubblica Harvard TH Chan, oltre che membro della Federation of American Scientists (FAS) e Chief Health Economist presso la Microclinic International. Sin dall'inizio della pandemia di COVID-19 lo scienziato americano ha snocciolato dati e grafici sul social network Twitter, dove ha pubblicato anche la nuova tabella, visibile nel “cinguettio” sottostante.
La tabella era stata messa a punto dal professor Rob Swanda, biochimico specializzato sull'RNA messaggero (mRNA) presso la prestigiosa Università Cornell, oltre che membro dell'American Heart Association e dei National Intitutes of Health (NIH). Rappresenta un riassunto grafico del rapporto “Heterologous SARS-CoV-2 Booster Vaccinations – Preliminary Report” pubblicato sul database online MedrXiv da un scienziati dei Dipartimenti di Medicina e Virologia Molecolare e Microbiologia del Baylor College of Medicine. Nella tabella viene messo a confronto l'aumento di anticorpi IgG neutralizzanti e che si legano alla proteina S del SARS-CoV-2 che si determina in base al ciclo vaccinale di base e al booster ricevuti. A chi sono state somministrate le due dosi di Pfizer-BioNTech – il vaccino che fa la parte del leone nella campagna vaccinale italiana -, il miglior risultato in termini di incremento di anticorpi lo si ottiene ricevendo una dose booster di Spikevax di Moderna: l'aumento è infatti di ben 17,3 volte. Se invece si riceve una terza dose di Pfizer, senza dunque cambiare vaccino, tale aumento di anticorpi si attesta a 14,9 volte. Con un booster di Johnson & Johnson, infine, l'aumento degli anticorpi è di 6,2 volte. Come indicato, tuttavia, in Italia non è previsto l'uso di vaccini adenovirali per fare i richiami.
La combinazione di vaccini differenti offre risultati più significativi in tutti i casi. Per chi ha ricevuto le due dosi base di Moderna, il miglior aumento di anticorpi di legame e neutralizzanti lo si ottiene con una terza dose Comirnaty di Pfizer-BionTech (9,7 x); seguono il richiamo con un'altra dose di Moderna (7,9 x) e quello con Johnson & Johnson (4,7 x). Per chi ha ricevuto il vaccino monodose sviluppato dalla casa farmaceutica Janssen Pharmaceutica (filiale del colosso americano Johnson & Johnson), il booster con il vaccino di Moderna è quello che garantisce il maggior incremento di anticorpi, ben 56,1 x, contro il 32,8 x ottenibile con lo Pfizer e appena il 4,6 x che si ottiene con un'altra dose dell'Ad26.COV2.S.
Per riassumere, spiega Eric Feigl-Ding, il booster Moderna è la soluzione che genera più anticorpi per chi ha ricevuto Pfizer e Johson & Johnson come ciclo vaccinale di base, mentre il richiamo Pfizer è la migliore per chi ha ricevuto il Moderna. I dati migliori del Moderna sono tuttavia legati anche al fatto che nello studio è stato utilizzato un dosaggio maggiore di quello poi approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) americana.
L'esperto ricorda infatti che il dosaggio del richiamo di Moderna è dimezzato rispetto alle dosi base, passando a 50 microgrammi dai 100 microgrammi iniziali; le persone immunodepresse o con forme di cancro come il mieloma multiplo dovrebbero invece ricevere una dose booster sempre di 100 microgrammi, spiega lo scienziato americano. Questa decisione, tuttavia, potrebbe variare da Paese a Paese. Il booster garantisce oltre il 90 percento di riduzione del rischio di malattia grave per coloro che hanno ricevuto la terza dose dopo sei mesi dalla seconda rispetto a chi ha completato il solo ciclo di base, come evidenziato dai dati israeliani, per questo l'esperto sottolinea che tutti dovrebbero fare un richiamo contro l'infezione.