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Covid 19

La terza dose di vaccino Covid funziona: in Israele abbattuto il rischio di infezione di 10 volte

A quasi un anno dalla somministrazione delle prime dosi di vaccino anti Covid e con i primi studi che confermano una riduzione dell’efficacia immunitaria a mesi dal richiamo, la terza dose è sempre più una realtà. In Israele le inoculazioni sono iniziate alla fine di luglio e primi studi ne confermano la validità; un rapporto del Ministero della Salute ha infatti rilevato che a due settimane dal richiamo extra il rischio di infezione si abbatte di oltre 10 volte.
A cura di Andrea Centini
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Ad oggi il Paese più virtuoso in assoluto nella campagna vaccinale anti Covid è Israele, che forte di un accordo speciale col colosso farmaceutico Pfizer ha avviato la somministrazione delle dosi precocemente e a una velocità senza pari: basti pensare che a marzo di quest'anno il 50 percento degli israeliani era già immunizzato contro il coronavirus SARS-CoV-2. Continuando nel solco di questa sorta di “supremazia vaccinale”, il Paese mediorientale oggi è pioniere anche nell'utilizzo della terza dose, le cui inoculazioni sono iniziate a partire dalla fine di luglio. Sebbene sia passato poco più di un mese dall'avvio di questo richiamo supplementare, i primi dati scientifici al riguardo iniziano a mostrare che la terza dose risulta estremamente efficace nel prevenire le nuove infezioni in chi aveva già ricevuto le due dosi base di Comirnaty (il vaccino di Pfizer-BioNTech). Del resto, come dimostrato dal recente studio “Waning immunity of the BNT162b2 vaccine: A nationwide study from Israel” coordinato da scienziati del Technion – Israel Institute of Technology, dopo alcuni mesi dal secondo colpo si determina una riduzione dell'efficacia immunitaria del vaccino, pertanto un ulteriore richiamo è considerato particolarmente prezioso per le persone più esposte al rischio di sviluppare la COVID-19 grave, come anziani e fragili.

A determinare che la terza dose è efficace nel prevenire le cosiddette infezioni rivoluzionarie (cioè in chi è già immunizzato) vi sono due nuovi studi: il primo è un rapporto del Ministero della Salute israeliano, nel quale si evidenzia come la terza dose è in grado di abbattere il rischio di essere contagiati di oltre dieci volte (a due settimane dall'inoculazione); il secondo è una ricerca non ancora sottoposta a revisione paritaria condotta da scienziati del Maccabi Healthcare Services – uno dei più grandi operatori sanitari del Paese – e della Scuola di Salute Pubblica della prestigiosa Università di Yale (Stati Uniti), nella quale è stato determinato che, dopo una sola settimana, la terza dose dimezza il rischio di infezione, e che tale diminuzione continua col passare dei giorni. Sebbene preliminari e riferiti solo a una ristretta finestra temporale, questi dati suggeriscono la validità del richiamo di rinforzo, le cui tempistiche esatte per massimizzarne l'efficacia dovranno essere stabilite dagli esperti a seguito di ulteriori indagini.

Per quanto concerne il rapporto "BNT162b2 vaccine booster dose protection: A nationwide study from Israel" del Ministero della Salute israeliano, che potete consultare cliccando sul seguente link, i ricercatori hanno analizzato i dati di una coorte di oltre 1,1 milioni di cittadini con età superiore ai 60 anni. I ricercatori hanno verificato l'incidenza delle diagnosi di COVID-19 (tra il 30 luglio e il 22 agosto) mettendola in relazione al numero di dosi di vaccino ricevute, determinando che a 12 giorni dalla terza dose il rischio veniva abbattuto di oltre dieci volte. In pratica, come sottolinea Science, con la terza dose si ripristina l'efficacia al 95 percento contro l'infezione sintomatica rilevata nei trial clinici che hanno portato all'approvazione per l'uso di emergenza del vaccino di Pfizer. Gli scienziati hanno analizzato anche l'impatto sulla COVID-19 grave, determinando che la terza dose riduce il rischio di 15 volte rispetto alle due dosi. Gli autori del rapporto sottolineano comunque che la breve finestra temporale presa in considerazione ha un elevato grado di incertezza.

Lo studio condotto dal Maccabi Healthcare Services e dall'Università di Yale ha invece analizzato i risultati di oltre 182mila tamponi effettuati durante i primi 21 giorni di agosto in persone con età superiore ai 40 anni, determinando che chi aveva ricevuto la terza dose aveva un rischio ridotto del 48-68 percento di risultare positivo (entro 13 giorni dall'inoculazione), mentre tale rischio risultava abbattuto del 70-84 percento entro 21 giorni dalla somministrazione della terza dose. Come indicato, si tratta di risultati molto incoraggianti, in particolar modo se si considera la riduzione dell'efficacia immunitaria dei vaccini dopo mesi, tuttavia non è noto se l'immunità garantita dalla dose extra duri solo per una breve finestra di temporale o meno. “Se il tuo obiettivo è fornire a qualcuno livelli elevati di immunità a breve termine, non c'è dubbio che un buon modo per farlo sia attraverso un richiamo”, ha dichiarato a Science il professor David Dowdy, epidemiologo presso l'Università Johns Hopkins. Per sapere quale sarà l'effettiva efficacia protettiva della terza dose servirà attendere i dati relativi a un  intervallo di tempo più ampio. I dettagli della ricerca israelo-americana “Short Term Reduction in the Odds of Testing Positive for SARS-CoV-2; a Comparison Between Two Doses and Three doses of the BNT162b2 Vaccine” sono stati caricati sul database MedrXiv, in attesa della pubblicazione su una rivista scientifica.

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