Quali sono gli effetti collaterali degli anticorpi monoclonali contro il coronavirus
Tra le armi a nostra disposizione per combattere il coronavirus SARS-CoV-2 vi sono anche gli anticorpi monoclonali, ovvero immunoglobuline semi-sintetiche derivate dai veri anticorpi neutralizzanti, estratti dal plasma di pazienti convalescenti/guariti dalla COVID-19. Questi farmaci innovativi risultano particolarmente efficaci nel prevenire il ricovero e la morte (circa al 70 percento) quando somministrati nella fase precoce dell'infezione, e non a caso quelli approvati dalla FDA – la combinazione bamlanivimab più etesevimab di Eli Lilly e il REGN-COV2 (casirivimab più imdevimab) di Regeneron – non sono pensati per tutti pazienti COVID. I medici, infatti, possono prescriverli ai positivi che fanno parte delle fasce a rischio di sviluppare complicazioni della malattia, come anziani, chi presenta comorbilità (patologie pregresse), soggetti che soffrono di obesità e altre condizioni. Sono inoltre preziosi per tutti coloro che non possono essere vaccinati, come i pazienti immunocompromessi, fornendo loro un'immunità immediata (benché temporanea). Gli anticorpi monoclonali sono stati recentemente approvati anche in Italia e daranno un preziosissimo contributo nell'allentare la pressione sui sistemi sanitari e nell'abbattere la curva dei decessi. Ma quali sono le reazioni avverse che possono provocare questi farmaci?
Dagli studi pubblicati fino ad oggi, gli anticorpi monoclonali approvati presentano un elevato profilo di sicurezza e risultano dunque ben tollerati dai pazienti, ma naturalmente, come per qualunque altro farmaco, non sono mancati alcuni casi di ipersensibilità e reazioni avverse significative, così come effetti collaterali lievi. In un comunicato stampa di Regeneron, il cui cocktail di anticorpi monoclonali REGN-COV2 è stato somministrato all'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è stato specificato che in uno studio condotto con duemila partecipanti, le “due dosi (da 2,4 e 8 grammi NDR) sono risultate ben tollerate”. Si sono verificate reazioni all'infusione in quattro pazienti, due trattati con placebo e due con REGN-COV2. “Eventi avversi gravi si sono verificati in due pazienti trattati con placebo, in un paziente nel gruppo a basso dosaggio e in nessun paziente ad alto dosaggio. Non ci sono stati morti nel processo”, si specifica ancora nel comunicato della società biofarmaceutica. Nello studio “REGN-COV2, a Neutralizing Antibody Cocktail, in Outpatients with Covid-19” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The New England Journal of Medicine, gli scienziati di Regeneron hanno osservato che eventi avversi erano simili nel gruppo placebo e in quello trattato con la combinazione di farmaci. Un “evento avverso di particolare interesse” è stato registrato in 2 pazienti su 93 del gruppo placebo (2 percento) e in 2 su 176 pazienti (1 percento) nei gruppi a dose combinata di REGN-COV2, sebbene non venga specificato quale.
Maggiori dettagli sugli effetti collaterali causati dagli anticorpi monoclonali sono stati indicati dalla casa farmaceutica Eli Lilly grazie agli studi BLAZE, nei quali è stata dimostrata la capacità del bamlanivimab combinato all'etesevimab di prevenire del 70 percento il rischio di ricovero e morte nei pazienti COVID trattati. Come specificato nel comunicato stampa della società, “esiste il rischio di gravi reazioni di ipersensibilità, inclusa l'anafilassi, con la somministrazione di bamlanivimab”, un evento che può verificarsi con qualunque farmaco. Tra le reazioni all'infusione dell'anticorpo monoclonale, la casa farmaceutica indica i seguenti sintomi: febbre, brividi, nausea, mal di testa, broncospasmo, ipotensione, angioedema, irritazione alla gola, eruzione cutanea (inclusa orticaria), prurito, dolori muscolari (mialgia) e capogiri. Sono tutti effetti che possono verificarsi anche dopo una comune vaccinazione, e possono essere legati sia alla risposta immunitaria che alla sensibilità agli eccipienti. Nello studio BLAZE-1 condotto con il solo bamlanivimab (dose da 700 milligrammi), gli eventi avversi sono stati segnalati in circa l'1 percento dei partecipanti. La nausea è stata osservata nel 3 percento dei trattati con l'anticorpo monoclonale e nel 4 percento di chi ha ricevuto il placebo; la diarrea nell'1 percento del gruppo trattato e nel 5 percento gruppo placebo; cefalea e giramenti di testa nel 3 percento del gruppo trattato e nel 2 del percento gruppo placebo; il prurito nel 2 percento del gruppo trattato e nell'1 percento del gruppo placebo; il vomito nell'1 del gruppo trattato e nel 3 percento del gruppo placebo. Questi dati mostrano non solo le percentuali particolarmente ridotte degli effetti collaterali, ma anche che essi, spesso, non risulterebbero direttamente legati all'anticorpo monoclonale, dato che si verificano con maggiore frequenza nel gruppo placebo. In definitiva, gli anticorpi monoclonali sono farmaci con un ottimo profilo di sicurezza, che possono determinare reazioni avverse in rare circostanze esattamente come altri farmaci.