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Qual è l’origine genetica di noi Europei?

Lo svela uno studio pubblicato da Nature che individua in tre popolazioni ancestrali i progenitori degli abitanti del Vecchio Continente.
A cura di Nadia Vitali
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Da chi discendono gli Europei? Dai cacciatori-raccoglitori autoctoni che mescolarono il proprio patrimonio genetico, circa 7.500 anni fa (secolo più, secolo meno), con quello dei primi agricoltori provenienti dai territori dell'Anatolia e del Medio Oriente. Ma non solo. Il puzzle dell'origine degli abitanti del vecchio continente è più complesso e gli scienziati che indagano in questo affascinante campo della genetica lo sanno bene: ora un lavoro, condotto da ricercatori internazionali guidati da Johannes Krauseclose dell'Institute for Archaeological Sciences presso l'Università di Tubinga e da David Reichclose del dipartimento di genetica presso la Harvard Medical School, inserisce una nuova tessera nel mosaico per comprendere le nostre più remote radici. Lo studio è stato reso noto attraverso un paper pubblicato da Nature.

Tre popolazioni ancestrali di antenati

L'aspetto più problematico nella ricerca delle origini genetiche degli attuali abitanti d'Europa è rappresentato dai numerosi spostamenti e migrazioni che, nei millenni, hanno in varia misura contribuito a disegnare una mappa estremamente variegata all'interno della quale sono ravvisabili elementi provenienti da una popolazione che non poteva né afferire al gruppo autoctono di Homo Sapiens giunto in Europa circa 45.000 anni fa, né tanto meno ai coltivatori mediorientali arrivati molti millenni dopo. Insomma, secondo gli scienziati, le origini del DNA degli europei andavano cercate anche altrove: sì, ma dove? Per risolvere questo mistero, i ricercatori hanno sequenziato l'intero codice genetico ricavato dai resti di nove individui, tra cui un agricoltore vissuto in Germania circa 7.000 anni fa e sette cacciatori-raccoglitori vissuti circa 8.000 anni fa tra Svezia e Lussemburgo. I risultati sono stati messi a confronto con il genoma di 2.345 individui di età moderna appartenenti a 203 popolazioni di tutto il mondo e con il DNA di altri antichi scheletri.

È stato così possibile osservare nei moderni europei una mescolanza di caratteri riconducibili in parte ai cacciatori-raccoglitori dell'Europa occidentale, in parte ai primi agricoltori, ma in buona misura anche ad antiche genti euroasiatiche. In particolare, il DNA di area euroasiatica settentrionale è stato identificato attraverso i resti di un giovane vissuto circa 24.000 anni, la cui sepoltura è venuta alla luce all'inizio del XX secolo presso il sito di Mal'ta, vicino al lago Baikal, in Siberia.

La parentela tra europei e nativi americani

Le analisi effettuate sul patrimonio genetico del piccolo, i cui resti sono custoditi al museo dell'Hermitage di San Pietroburgo assieme a tutti gli oggetti che costituivano il corredo funerario per quel bambino morto intorno ai quattro anni d'età, avevano già fornito l'indicazione agli studiosi su dove andare a cercare le tracce d'Europa sparse nel nostro passato ancestrale e su quale potesse essere la "popolazione fantasma" svanita nella conoscenza della preistoria ma ancora presente nei nostri geni. Lo studio, che rivelava una parentela tre europei e nativi americani più stretta di quanto pensato fino ad oggi, era opera dei ricercatori dell'università di Copenaghen ed era stato reso l'anno scorso. Adesso quei risultati sono stati inseriti in un quadro più completo che, pur molto grossolanamente, può essere riassunto così: oltre 40.000 anni fa gli uomini moderni fecero la propria comparsa in Europa seguiti circa 8.000 anni fa dai coltivatori del Vicino Oriente, discendenti questi ultimi da una antica popolazione diversificatasi dalle africane molto prima delle altre. Una terza ondata sarebbe da collocarsi dopo questa, con i gruppi provenienti dal nord dell'Eurasia: la stessa popolazione dalla quale provenivano gli uomini che, attraverso lo stretto di Bering, giunsero nel continente americano.

I moderni europei recherebbero nel proprio patrimonio genetico le tracce di questa mescolanza di tre popolazioni in diversa misura: i Sardi, ad esempio, sono per più dell'80% discendenti dei primi coltivatori, con appena meno dell'1% del loro corredo riconducibile ad antenati eurasiatici. Gli attuali abitanti di uno stato baltico come l'Estonia, invece, sarebbero per metà discendenti dai cacciatori-raccoglitori e per un terzo dai coltivatori. Tra i geni degli inglesi, circa il 50% di essi risale ai primi coltivatori, il 36% ai cacciatori-raccoglitori occidentali mentre il 14% proverrebbe dai remoti territori eurasiatici.

La storia attraverso le ossa

Dove e in che modo abbiano avuto luogo queste diverse mescolanze, se furono passaggi pacifici o traumatici, se gli spostamenti dalle terre di confine eurasiatiche rispondevano a necessità dettate da particolari condizioni territoriali (come improvvisi eventi catastrofici, ad esempio) resta un dato ancora misterioso: del resto, i protagonisti di queste storie non avevano una scrittura per lasciarci le loro testimonianze e tutto quel che ci è dato sapere è frutto di ritrovamenti fortuiti di resti umani. Ecco perché il contributo della genetica, in associazione con l'archeologia, resta fondamentale per ricostruire, per quanto possibile, la narrazione delle nostre origini più remote. I resti dei nostri progenitori, generosamente conservati dalla terra che li ha celati per millenni, hanno ancora molto da raccontarci.

[Immagine di apertura: pixabay]

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