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Primo test di difesa planetaria: la NASA farà schiantare una sonda contro un asteroide per deviarlo

Il 23 novembre di quest’anno dalla Vandenberg Space Force Base in California sarà lanciata la sonda della missione DART, che ha l’obiettivo di verificare se saremo in grado di proteggere la Terra (e noi stessi) da un asteroide in rotta di collisione. La sonda, che partirà a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX, verrà infatti fatta schiantare contro un “sasso spaziale” – alla pazzesca velocità di 24mila chilometri orari – per deviarne l’orbita. L’impatto sarà filmato dal piccolo satellite italiano LICIACube, che verrà sganciato dalla sonda poco prima dello schianto.
A cura di Andrea Centini
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Un'illustrazione mostra la sonda DART, il piccolo LICIACube italiano e l'asteroide binario 65803 Didymos. Credit: NASA/Johns Hopkins, APL/Steve Gribben
Un'illustrazione mostra la sonda DART, il piccolo LICIACube italiano e l'asteroide binario 65803 Didymos. Credit: NASA/Johns Hopkins, APL/Steve Gribben

La NASA ha annunciato che il 23 novembre sarà lanciata la missione DART (Double Asteroid Redirection Test), una delle più affascinanti degli ultimi anni poiché si tratta di un primo vero e proprio test di difesa planetaria. In parole semplici, si farà schiantare una sonda a tutta velocità contro un asteroide, per verificare le capacità di deviarlo attraverso un impatto cinetico. L'asteroide in questione è totalmente innocuo per la Terra, ma si tratta di un “laboratorio” perfetto per verificare l'efficacia di questa tecnica. 65803 Didymos – un NEO (near-Earth object) di classe Apollo – è infatti un asteroide binario, composto da un corpo principale di circa 750 metri di diametro e un piccolo satellite (65803 I Dimorphos) di 170 metri, che orbita a una distanza di 1,18 chilometri. L'obiettivo della NASA è colpire il più piccolo dei due, per verificare quanto e come verrà modificata la sua orbita rispetto al corpo principale.

Come spiegato dalla NASA, l'impatto cinetico in alcuni casi potrebbe essere la soluzione migliore per proteggerci da asteroidi in rotta verso la Terra, ma devono essere scoperti con largo anticipo. Infatti, quando sono lontanissimi, basta un piccolo spostamento orbitale (innescato dalla collisione di una sonda) per far accumulare una deviazione tale da far mancare il nostro pianeta. Se invece la minaccia viene scoperta troppo tardi, l'unica soluzione è distruggere l'asteroide con un attacco nucleare e simili, proprio come nei blockbuster di Hollywood. Lo studio “Late-time small body disruptions for planetary defense” dell'Università Johns Hopkins ha appena dimostrato che un ordigno nucleare ben assestato può disintegrare il 99 percento di un asteroide vicino e diretto contro la Terra, salvandoci dall'Armageddon. Ma come indicato, è preferibile scoprire la minaccia con largo anticipo ed eventualmente deviarla con un impatto cinetico, proprio ciò che testerà la missione DART.

La sonda, grossa più o meno quanto un frigorifero, il 23 novembre sarà lanciata dalla Vandenberg Space Force Base in California, a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX, la compagnia aerospaziale privata di Elon Musk. Dopo un lunghissimo viaggio nel Sistema solare la sonda raggiungerà l'asteroide 65803 Didymos nel 2022, a circa 11 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. Una volta nel mirino, la sonda verrà scagliata alla velocità pazzesca di 24mila chilometri orari (6,7 chilometri al secondo) contro la superficie del corpo più piccolo, un impatto che dovrebbe deviarne di poco l'orbita (e renderlo evidente dai dati). Prima di sacrificarsi per la scienza, però, la sonda rilascerà un satellite piccolo come una scatola di scarpe (un cubesat) che servirà non solo a filmare l'impatto, ma anche a studiare il cratere e la deviazione imposta a 65803 I Dimorphos. Il piccolo satellite, chiamato LICIACube (Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids), è stato progettato e costruito interamente in Italia, grazie alla collaborazione tra l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l'azienda Argotec di Torino.

La missione DART confermerà “quale sia la fattibilità della tecnica dell'impatto cinetico per deviare l'orbita di un asteroide e determinerà se resta un'opzione praticabile, almeno per gli asteroidi di dimensioni più piccole, che rappresentano il rischio di impatto più frequente”, ha dichiarato a Space.com la dottoressa Lindley Johnson, l'Ufficiale di Difesa Planetaria della NASA. Non resta che attendere l'avvio di questa affascinante missione e scoprire se davvero potremo proteggere la Terra dagli asteroidi in questo modo.

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