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Presto una luce nel cielo su 15 sarà un satellite: stiamo distruggendo il firmamento e la ricerca

I lanci costanti di satelliti per internet stanno riempiendo il cielo di punti luminosi, rovinando sia l’osservazione del firmamento che la ricerca astronomica.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Marco Langbroek/Vimeo
Credit: Marco Langbroek/Vimeo

Forse non tutti lo sanno, ma un cielo buio, incontaminato e pieno di stelle è un vero e proprio patrimonio dell'umanità, un diritto per ciascuno di noi tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti delle Generazioni Future dell'UNESCO (1994). Tutti dovremmo poter aver accesso allo spettacolo del firmamento, palcoscenico di affascinanti e straordinari spettacoli celesti, come l'arrivo della cometa di Natale Leonard, che dovrebbe diventare visibile a occhio nudo nei prossimi giorni. Tuttavia, i cieli bui e incontaminati sono sempre più rari, come sa bene chi vive in città o nei pressi delle stesse; ma presto potrebbero essere "cancellati" anche dalle aree più selvagge e rurali, compreso il Polo Nord. La ragione risiede nel costante lancio di satelliti progettati per diffondere internet, destinato proprio alle aree più remote non coperte dalle reti tradizionali. L'esempio più calzante e quello del progetto StarLink di SpaceX, pur essendo coinvolti anche i Kuiper di Amazon, la britannica OneWeb e la StarNet/GW cinese. È atteso il lancio di migliaia di questi “trenini” di satelliti, molti dei quali sono già finiti nelle astrofotografie degli appassionati (rovinandole), oltre a essere sistematicamente avvistati a occhio nudo. Se non ci sarà una regolamentazione in tal senso, si stima che nel prossimo futuro fino a un punto su 15 di quelli visibili in un cielo buio sarà rappresentato da un satellite che sfreccia.

A lanciare l'allarme in un articolo su The Conversation la professoressa Samantha Lawler, docente di Astronomia presso l'Università di Regina, nella provincia canadese del Saskatchewan. Al momento circa la metà dei quattromila satelliti operativi è composta proprio dai dispositivi della rete StarLink di Elon Musk, ma presto il cielo sarà molto più affollato di così, se non verranno prese iniziative per limitare l'invasione dell'orbita bassa terrestre. “Senza alcuna regolamentazione, so che nel prossimo futuro, uno su 15 punti che potrai vedere nel cielo saranno in realtà satelliti che viaggiano senza sosta, non stelle. Questo sarà devastante per la ricerca astronomica e cambierà completamente il cielo notturno in tutto il mondo”, ha dichiarato la professoressa Lawler. La scienziata sottolinea che i cieli più colpiti a causa della geometria della luce solare e delle orbite scelte dalle compagnie delle “megacostellazioni” di satelliti, saranno quelli a 50 gradi di latitudine nord, che abbraccia il Canada, la Francia settentrionale (Normandia), la Wallonia in Belgio, il Lussemburgo, l'Ucraina, la Russia e altre nazioni.

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La professoressa Lawler assieme ad alcuni colleghi ha messo a punto un'applicazione web grazie alla quale è possibile calcolare quanto il cielo sarà invaso dalle reti di satelliti per internet il cui lancio è stato già pianificato. Il calcolo è possibile per i diversi orari della giornata. Sebbene SpaceX si sia impegnata a rendere meno visibili gli Starlink rispetto ai primi lanci, “la maggior parte di essi è ancora visibile ad occhio nudo”, scrive l'esperta. Inoltre, in base alle simulazioni basate sui lanci previsti dei nuovi satelliti, presto in “ogni parte del mondo, in ogni stagione, ci saranno da decine a centinaia di satelliti visibili per almeno un'ora prima dell'alba e dopo il tramonto”. In città come “Londra, Amsterdam, Berlino, Praga, Kiev, Vancouver e Calgary”, spiega l'esperta, si stima che al solstizio d'estate saranno visibili circa 200 satelliti a occhio nudo per tutta la notte. Ciò non solo rovinerà il piacere dell'osservare e fotografare il cielo notturno (con la fotografia a lunga posa i satelliti diventano molto più evidenti), ma renderà un incubo anche il lavoro degli astronomi.

A rendere la situazione ancor più insopportabile vi anche è il costo ambientale, a causa dei lanci di centinaia di razzi e l'inquinamento che determinano. Ma non solo. Il progetto Starlink prevede la sostituzione di tutti e 42mila i satelliti della rete ogni 5 anni, ciò significa la deorbita di 25 satelliti al giorno, pari a sei tonnellate di spazzatura spaziale. Poiché sono composti principalmente di alluminio, c'è il rischio che liberino allumina, una sostanza in grado di danneggiare lo strato di ozono, inoltre possono catalizzare il rischio di collisioni con altri satelliti. Ma soprattutto sono destinati a ricadere sulla Terra; le aree sotto i cieli più affollati saranno inevitabilmente anche quelle più esposte al rischio di essere colpite da questa enorme quantità di spazzatura spaziale. Non è inoltre detto che l'impresa dietro questi satelliti per internet abbia successo, pertanto anche nel caso in cui le aziende dovessero fallire, il prezzo da pagare a causa delle migliaia di satelliti già lanciati sarebbe elevatissimo. È dunque fondamentale una rigida regolamentazione di tutto il settore, se non si vorrà scatenare l'ennesimo disastro ai danni dell'ambiente in nome del profitto. “Con la cooperazione invece della concorrenza tra le compagnie satellitari, potremmo averne molte di meno in orbita. Modificando il design dei satelliti, potrebbero essere resi molto più deboli, con un impatto minore sul cielo notturno. Non dovremmo fare una scelta tra l'astronomia e Internet”, ha concluso la professoressa Lawler.

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