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Covid 19

Perché un coprifuoco come quello francese è utile per fermare i contagi da coronavirus

Negli ultimi giorni, in Francia, sono state registrate decine di migliaia di nuovi contagi da coronavirus SARS-CoV-2, oltre che un significativo incremento dei decessi e dei posti occupati in terapia intensiva. Per evitare il collasso del sistema sanitario e al contempo tutelare l’economia già messa in ginocchio dalla pandemia, il governo francese ha deciso di optare per un coprifuoco e non un nuovo lockdown. Ecco perché questa soluzione può essere utile per spezzare la catena dei contagi.
A cura di Andrea Centini
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A partire da sabato 17 ottobre, negli otto dipartimenti dell'Ile-de-France (di cui fa parte anche Parigi) e in altre popolose città francesi – tra le quali Lione, Aix-Marseille, Montpellier e Tolosa – il governo ha deciso di introdurre il coprifuoco, con l'obiettivo di spezzare la catena dei contagi da coronavirus SARS-CoV-2. Negli ultimi giorni, infatti, la curva epidemiologica in Francia ha subito una drastica impennata, con picchi di decine di migliaia di nuove infezioni al giorno. Basti pensare che il 12 ottobre sono stati registrati oltre 43mila nuovi casi, mentre il 15 sono stati 30mila. Continua a salire anche il numero dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva, e per evitare il collasso del sistema sanitario il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron in un discorso alla nazione – tenutosi lo scorso 13 ottobre – ha annunciato la decisione di avviare la drastica misura di contenimento.

Prima di descrivere come funziona il coprifuoco in Francia, è doveroso spendere qualche riga per spiegare l'origine del termine. Durante il Medioevo, al calar del sole, in alcune città e villaggi veniva imposto lo spegnimento di tutti i fuochi (lanterne, lumi e roghi controllati) al fine di evitare incendi accidentali nello ore notturne, da qui la nascita della parola “coprifuoco”. In tempi recenti il coprifuoco è diventato una misura di ordine pubblico per tutelare – ma non sempre – la popolazione; durante la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, veniva imposto di restare a casa durante la notte e spegnere tutte le luci, al fine di rendere le aree urbane meno identificabili ai bombardieri nemici. Il coprifuoco può essere imposto per impedire attività illecite o per controllare la popolazione. Nell'ottica di una pandemia come quella che stiamo vivendo, l'obiettivo principale del coprifuoco è quello di impedire gli assembramenti, in particolar modo nei luoghi della cosiddetta movida, dove il virus circola e si diffonde con grande facilità.

In Francia, come indicato, il coprifuoco non è nazionale, ma riguarda soltanto determinate aree densamente popolate. Ciò è legato ai dati epidemiologici, che risultano particolarmente drammatici proprio nella regione dell'Ile-de-France e in alcune grandi città. I cittadini francesi interessati dal coprifuoco non potranno uscire di casa tra le 21:00 e le 06:00 del mattino del giorno successivo, a meno che non ci sia una ragione valida, da dimostrare con autocertificazione ai circa 12mila gendarmi che pattuglieranno le strade. Verranno accettate esigenze mediche, visite in farmacia, affidamento dei figli, viaggi in aereo e treno (da dimostrare con biglietto), emergenze di vario tipo, uscite con animali domestici e altro ancora. Nelle aree dove è in vigore il coprifuoco alcune attività devono restare chiuse tutto il giorno: bar, sale giochi, stabilimenti sportivi, luna park, fiere, mostre e altro ancora. Le scuole superiori, inoltre, potranno ospitare al massimo il 50 percento degli studenti; gli altri dovranno seguire le lezioni online.

Il coprifuoco “alla francese” è dunque una misura piuttosto restrittiva, e può essere interpretato come una sorta di lockdown ridotto. La motivazione, come detto, è quella di bloccare la diffusione del virus, ma soprattutto di evitare che il sistema sanitario vada in crisi, con la saturazione dei preziosissimi posti in terapia intensiva. La maggior parte dei contagi in Francia in questa fase della pandemia interessa soprattutto i giovani, tra i 15 e i 40 anni; nello specifico, il 44 percento delle trasmissioni avviene nella fascia di età tra i 15 e i 40 anni, mentre il 30 percento tra i 40 e i 65 anni. Queste si verificano in modo diffuso “durante le interazioni sociali”, come specificato in un documento del governo francese, e poiché molte di esse si concentrano proprio nelle ore serali e notturne, aver imposto un coprifuoco eviterà tutti gli assembramenti a rischio, che hanno continuato indisturbati nonostante le norme sul distanziamento sociale. Anche l'obbligo di indossare le mascherine e curare l'igiene delle mani, del resto, non sempre sono stati recepiti da una parte della popolazione.

È stato deciso di imporre il coprifuoco e non un nuovo lockdown semplicemente per limitare l'impatto sull'economia, già messa a dura prova dalla pandemia, come sottolineato nello stesso comunicato del governo transalpino. Del resto, come specifica Le Monde, in Francia il tracciamento dei contatti è diventato praticamente inutile a causa dei numeri in ballo. Anche il microbiologo, accademico e divulgatore scientifico Andrea Crisanti ha sottolineato che in Italia, a causa degli ultimi dati registrati, "ormai è tardi per il contact tracing". In Francia si stima che ben il 75 percento dei nuovi casi identificati non è collegato a un caso noto, pertanto non si riesce più a circoscrivere i focolai e a contenerli. L'unico modo per spezzare la catena dei contagi, a questo punto, è tenere le persone a distanza, ma invece di passare per un altro lockdown – con effetti potenzialmente catastrofici sulla tenuta dell'economia -, il governo ha deciso di optare per il più "morbido" coprifuoco. Se anche con questa formula non dovesse verificarsi un appiattimento della curva epidemiologica, è fuori discussione che il governo transalpino (o chiunque intraprenderà la stessa strada) dovrà ulteriormente inasprire le misure. Per ora, come dichiarato dal premier Giuseppe Conte, un lockdown non viene preso in considerazione per l'Italia, mentre un coprifuoco sul modello francese potrebbe avere un effetto positivo, ovviamente tutelando tutti i lavoratori coinvolti nelle chiusure.

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