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Covid 19

Perché stanno aumentando i ricoveri tra i giovani contagiati dal coronavirus

Un nuovo studio condotto negli Stati Uniti ha dimostrato che i giovani possono essere più suscettibili al coronavirus SARS-CoV-2 degli anziani, e in alcuni casi, come sta avvenendo nelle ultime settimane in Italia, i tassi di infezioni tra gli under 20 hanno superato quelli delle fasce adulte. Con la parallela circolazione delle varianti più trasmissibili e un numero sempre maggiore di infezioni, stanno aumentando anche i ragazzi ricoverati con sintomi gravi.
A cura di Andrea Centini
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Alla data odierna, giovedì 11 marzo 2021, sulla base della mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins il coronavirus SARS-CoV-2 ha contagiato oltre 118 milioni di persone e ne ha uccise più di 2,6 milioni (in Italia si registrano 3,1 milioni di infezioni complessive e 101mila decessi). La fasce della popolazione più colpita è quella degli anziani, che ha pagato un prezzo salatissimo in termini di vite dall'inizio della pandemia di COVID-19. Ciò nonostante si verificano casi gravi e mortali, sebbene in percentuali sensibilmente inferiori, anche fra i giovani adulti; basti pensare che lo scorso anno, negli Stati Uniti, il mese di luglio è stato il più letale della storia nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni. Per quanto concerne gli adolescenti e i ragazzi fino ai 24 anni, nella prima fase della pandemia i dati degli studi suggerivano che fossero meno suscettibili al patogeno: uno studio condotto dai CDC della provincia dell'Hunan a febbraio 2020, ad esempio, determinò che il tasso di infezione tra 0 e 14 anni era del 6,2 percento, contro l'8,6 percento rilevato nella fascia di età 15-64 anni e il 16,3 percento tra gli over 65 anni. Col passare dei mesi, tuttavia, queste evidenze si sono lentamente sgretolate, fino a quando è divenuto chiaro che i giovani non solo risultano suscettibili al SARS-CoV-2 quanto gli anziani, ma in alcuni casi stanno presentando un tasso di incidenza persino superiore. Gli esperti ritengono che le varianti emergenti del patogeno stiano giocando un ruolo significativo in questo processo.

Il momento in cui si prese piena coscienza dell'analoga suscettibilità al coronavirus per tutte le fasce d'età si verificò durante l'estate dello scorso anno, quando i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani pubblicarono la seguente dichiarazione: “I bambini di tutte le età sono suscettibili all'infezione da SARS-CoV-2 e, contrariamente ai primi rapporti, potrebbero svolgere un ruolo importante nella trasmissione”. Un nuovo studio pubblicato su PLoS ONE ha invece dimostrato che gli adolescenti e i giovani fino ai 24 anni hanno addirittura una suscettibilità maggiore rispetto a quella degli anziani, rappresentando così un veicolo particolarmente significativo nella catena dei contagi. A condurlo i tre scienziati Barbara Rumain, Moshe Schneiderman e Allan Geliebter, rispettivamente del Touro College & University System; del SUNY Downstate College of Medicine di Brooklyn e della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York.

La professoressa Rumain e i due colleghi hanno raccolto i dati relativi ai tassi di infezione in sei stati americani (Florida, Tennessee, Missouri, Utah, Kansas e South Dakota), nei quali la scorsa estate è stata osservata un'impennata della curva e poi il raggiungimento di un plateau. Dall'analisi statistica dei dati è emerso chiaramente che “la prevalenza di COVID-19 negli adolescenti e nei giovani (dai 10 ai 24 anni) era maggiore della prevalenza negli anziani (dai 60 anni in su)”, si legge in un comunicato stampa del Touro College & University System di New York. “Inoltre, i giovani costituivano una quantità sproporzionatamente maggiore di persone con COVID-19, rispetto alla loro proporzione dell'intera popolazione statale”, hanno aggiunto i ricercatori. I due esempi più significativi si sono verificati nello Utah e in Florida, dove è stato infettato dal coronavirus SARS-CoV-2 il 2,2 percento dei giovani-adolescenti, contro l'1,1 percento degli adulti con età pari o superiore ai 65 anni.

Secondo gli autori dello studio, sentendosi più vulnerabili alla patologia gli anziani hanno rispettato meglio il distanziamento sociale e le altre misure anti contagio, come uso delle mascherine e il lavaggio frequente delle mani, mentre molti giovani, sentendosi “invulnerabili” anche alla luce dei controversi risultati dei primi studi sulla pandemia, hanno continuato a socializzare e a non rispettare le indicazioni anti Covid. “Gli adolescenti potrebbero non apprezzare appieno le conseguenze sulla salute di non indossare una mascherina. E anche se sapessero che potrebbero essere infettati, il desiderio di socializzare potrebbe essere più irresistibile della paura di ammalarsi”, ha dichiarato la professoressa Rumain.

In Italia l'incidenza dei contagi nei giovani under 20 ha sorpassato quella degli anziani a partire dalla fine di gennaio 2021, come mostra il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità “Focus sull’età evolutiva”. La tendenza, rimasta anche per tutto il mese di febbraio, secondo gli esperti sarebbe associata alla circolazione delle varianti più trasmissibili, come quella inglese. Ma anche la riapertura delle scuole avrebbe avuto un ruolo significativo nella diffusione dei contagi; non a caso, vista la curva sempre più preoccupante, in moltissimi stanno ritornando alla didattica a distanza (DAD).

Un elemento da non trascurare in questa fase della pandemia è l'aumento dei ricoveri fra i più giovani, come sottolineato alla trasmissione Agorà dal professor Massimo Andreoni, il direttore scientifico della SIMIT, la Società italiana malattie infettive. “Sono colpiti di più i giovani, si ricoverano molto di più i giovani e hanno anche manifestazioni gravi. Questo deve essere monitorizzato. I giovani normalmente non arrivavano in ospedale, ora cominciano ad arrivare e questo è un campanello d'allarme”, ha dichiarato l'esperto. Non vi sono ancora studi scientifici che evidenziano il maggiore impatto delle varianti sui ragazzi, ma sono sicuramente più trasmissibili e aggressive, e diffondendosi in tutta la popolazione non c'è da stupirsi che anche un numero maggiore di giovani possa contrarre la forma grave della COVID-19. Sarebbe semplice questione matematica. Naturalmente andranno condotti studi approfonditi per determinare quale sia il reale impatto delle varianti emergenti sulle fasce della popolazione più giovane.

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