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Perché il freddo invernale non c’entra nulla con il riscaldamento globale

L’eccezionale ondata di gelo che sta investendo gli Stati Uniti ha aperto un nuovo dibattito sul riscaldamento globale, acceso dallo stesso presidente Donald Trump. Ecco perché il meteo non va confuso col clima.
A cura di Andrea Centini
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Fuori si gela, eppure ci dicono che per colpa del riscaldamento globale le temperature medie si sono alzate, che i ghiacci si stanno sciogliendo e che l'aumento dei livelli dei mari travolgerà le coste nel giro di qualche decennio. Lo scenario tratteggiato cozza irrimediabilmente con l'attuale situazione in Nord America, dove fa così freddo che le cascate del Niagara sono letteralmente ghiacciate, e il presidente degli Stati Uniti Trump si è persino spinto a dire che ci sarebbe bisogno di un po' di quel riscaldamento globale di cui tanto si parla. Insomma, che cosa sta succedendo? La risposta arriva dagli stessi scienziati che hanno additato l'uomo più potente del mondo come un "bambino che odio l'ora di scienze". Trump, in parole semplici, confonde il meteo col clima. Ed è proprio questo il motivo per cui le ondate di gelo che stanno investendo parte del pianeta non rappresentano i cambiamenti in atto su scala planetaria.

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Per spiegarne la differenza con un'elegantissima metafora, il dottor Jason Furtado, docente di meteorologia dell'Università dell'Oklahoma, ha paragonato il meteo all'umore di una persona, che cambia di continuo, mentre il clima è come la sua personalità, più lenta nel modificarsi. In aggiunta, il professore ha specificato che alcuni giorni di freddo non smentiscono i cambiamenti climatici; sarebbe come scambiare un paio di giorni di borsa al ribasso col tracollo dell'economia globale. Per quanto efficaci, però, le metafore non ci dicono perché le cascate del Niagara stanno ghiacciando e perché a Jacksonville, nell'accogliente Florida, sta facendo più freddo di Anchorage, in Alaska.

La ragione di questo freddo eccezionale risiede nei cambiamenti del cosiddetto vortice polare, un'area di bassa pressione che staziona sopra al Polo nord (ce n'è una analoga al Polo sud). Caratterizzata da freddo intenso, questa area si restringe in primavera e si amplia in autunno, tuttavia dimensioni e cicli sono sempre più influenzati dalle attività umane e da altri eventi naturali. In parole semplici, il vortice polare ha rotto i propri argini e ha riversato aria fredda verso sud, investendo Siberia, Canada e Stati Uniti. Questa vera e propria “bomba di freddo” non stupisce per le temperature minime, tanto per i giorni consecutivi con cui sta imperversando sul Nord America. La situazione è indubbiamente migliore in Europa, che tuttavia visse una situazione analoga negli anni '90 del secolo scorso. Secondo i ricercatori, a causa di una tempesta gigantesca che si sta formando nell'Atlantico e nei Caraibi, nei prossimi giorni le temperature potrebbero subire un ulteriore discesa, con vertiginosi record negativi.

Si tratta comunque di un evento eccezionale che non ha nulla a che vedere col riscaldamento globale prodotto dai cambiamenti climatici, i cui effetti, una volta svanite le bizze del meteo, torneranno a graffiare anche nelle aree attualmente nella morsa del gelo. Per capire che i cambiamenti climatici esistono davvero, basti sapere che martedì 2 gennaio la temperatura media del pianeta martedì era superiore di 0,5° centigradi rispetto al normale, mentre nell'Artico è stata di 6° centigradi in più. Il 23 novembre 2016, nella stessa area, la temperatura è stata di ben 30° centigradi maggiore alla media. Valori emblematici che si riflettono sullo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento del livello dei mari, con potenziali effetti devastanti che potrebbero palesarsi nel giro di pochi decenni.

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