47 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Perché i vaccini anti COVID non vengono ancora testati sui bambini (e perché è un problema)

A diversi mesi dall’avvio della sperimentazione clinica dei primi vaccini candidati contro il coronavirus SARS-CoV-2, ad oggi ancora non sono partiti trial che coinvolgono i bambini. Secondo i pediatri questo ritardo potrebbe rappresentare un problema, sia nel contrasto generale alla pandemia che per la salute, l’istruzione e il benessere emotivo dei più piccoli.
A cura di Andrea Centini
47 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base del documento “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono ben 187 vaccini candidati in sviluppo contro il coronavirus SARS-CoV-2. Fra essi in 38 si trovano nella sperimentazione clinica, cioè vengono testati sull'uomo, e una decina ha già raggiunto la delicatissima Fase 3, quella che coinvolge migliaia di persone e che precede l'iter di approvazione prima dell'immissione in commercio. Tutti gli altri sono nella fase pre-clinica, vengono cioè sperimentati ancora su modelli animali e su cellule in provetta (test in vitro). Nonostante questo enorme sforzo nella ricerca che coinvolge laboratori, università, società di biotecnologie e case farmaceutiche di tutto il mondo, al momento non c'è un vaccino anti COVID sperimentato sui bambini. Com'è possibile?

A puntare i riflettori su questa situazione un team di ricerca americano guidato da pediatri della Scuola di Medicina della prestigiosa Università Emory di Atlanta, che hanno redatto un documento in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Pediatria e Centro per lo sviluppo dei vaccini e la salute globale dell'Università del Maryland, del Vanderbilt Vaccine Research Program dell'Università Vanderbilt, del Centro medico dell'ospedale pediatrico di Cincinnati e di altri istituti statunitensi. Gli scienziati, coordinati dal professor Evan J Anderson, docente presso il Dipartimento di Pediatria dell'ateneo della Georgia, hanno sottolineato nell'articolo “Warp Speed for COVID-19 Vaccines: Why are Children Stuck in Neutral?” pubblicato su Clinical Infectious Diseases che l'impatto diretto della COVID-19 sui bambini è superiore a quello provocato da altri patogeni per i quali abbiamo vaccini pediatrici efficaci. Inoltre il ruolo dei più piccoli nella trasmissione del coronavirus all'interno delle comunità è stato spesso sottovalutato, a maggior ragione poiché spesso sono asintomatici. Per queste ragioni sottolineano che ritardare ancora i test clinici di Fase 2 sui bambini avrà un impatto negativo sui tempi di recupero dalla pandemia, e “prolungherà inutilmente il suo impatto sull'istruzione, la salute e il benessere emotivo dei bambini, oltre che su un equo accesso alle opportunità di sviluppo e successo sociale”.

Al momento le case farmaceutiche e gli altri centri di ricerca che stanno testando i vaccini candidati – messi a punto con una rapidità senza precedenti – sono concentrati sugli adulti sani dai 18 anni in su, ma negli studi di Fase 3 saranno coinvolte anche persone anziane con comorbilità, come indicato dalla Johnson & Johnson in comunicato stampa relativo alla sua preparazione. La decisione di escludere i bambini da questa prima parte della sperimentazione è fondamentalmente legata al fatto che i più piccoli hanno probabilità significativamente inferiori di sviluppare i sintomi gravi della COVID-19. Come dimostrano i dati diffusi dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e rilanciati dal New York Times, fra 190mila persone decedute per coronavirus negli USA “soltanto” 121 avevano meno di 21 anni. Inoltre, dal punto di vista squisitamente statistico, chi ha meno di 18 anni ha venti probabilità in meno di finire ospedalizzato per COVID-19 rispetto a un adulto. Poiché le dosi di vaccini inizialmente saranno limitate e saranno diffuse alle fasce di popolazione più esposte (operatori sanitari, forze dell'ordine e soggetti deboli con comorbilità), verosimilmente i ricercatori hanno deciso di prendere tempo per la sperimentazione sui piccoli, anche se alcuni “big” hanno già in previsione i test pediatrici.

Secondo alcuni esperti i test sui bambini avrebbero dovuto iniziare entro questa estate, quando i risultati clinici degli studi di Fase 1 e 2 per gli adulti hanno dato esito positivo. Va tenuto presente che non sempre i vaccini approntati per gli adulti possono andar bene per i più piccoli; avendo vie aeree di dimensioni inferiori, ad esempio, una infiammazione innocua per un adulto potrebbe non esserlo per loro. Anche il dosaggio va valutato con attenzione, dato che può differire tra bambini e adulti in modo significativo (come sottolineato dal NYT, i bambini per la pertosse prendono dosi più alte degli adulti, mentre per l'epatite B prendono dosi più basse). Sono tutte valutazioni che andranno valutate anche per il vaccino anti COVID, in trial clinici ad hoc per l'età pediatrica.

Secondo il professor Paul Offit, docente presso l'Università della Pennsylvania e membro dell'FDA, i bambini “allo stato attuale non rappresentano un gruppo ad alto rischio”, e poiché tempo e risorse sono limitati comprende il motivo per cui ad oggi ci si è concentrati sui soggetti adulti. Secondo l'esperto le sperimentazioni sui bambini potrebbero iniziare subito dopo la distribuzione dei primi lotti di vaccino per operatori sanitari e fasce più deboli, verosimilmente all'inizio del prossimo anno. L'iter sperimentale per i più piccoli potrebbe essere un po' più lungo, poiché è necessaria la documentazione relativa al consenso dei genitori.

47 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views