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Perché i guanti obbligatori sui mezzi pubblici potrebbero aumentare il rischio di contagio

Tra le nuove misure anti contagio al vaglio delle autorità per contrastare l’impennata di nuove infezioni da coronavirus vi è anche l’obbligo di indossare i guanti monouso a bordo dei mezzi pubblici, come annunciato dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. L’OMS non li raccomanda, mentre l’Istituto Superiore di Sanità fissa una lunga serie di paletti, dato che questi dispositivi, se non correttamente utilizzati, possono addirittura favorire la trasmissione del virus.
A cura di Andrea Centini
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Il numero di infezioni da coronavirus SARS-CoV-2 in Italia continua a crescere giorno dopo giorno, e per spezzare la catena dei contagi sarà necessario introdurre misure ancora più stringenti di quelle attualmente in vigore. Il governo, di concerto con le autorità sanitarie, sta già vagliando diverse soluzioni sul tavolo, alcune delle quali riguardano i mezzi pubblici, considerati luoghi particolarmente a rischio per la trasmissione del patogeno emerso in Cina. A indicare una possibile strada è la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, che in un'intervista con la Stampa, oltre a soffermarsi sulla questione capienza – già al centro di aspri dibattiti – ha annunciato che si sta pensando di rendere obbligatori i guanti monouso per tutti i passeggeri. Insomma, oltre a dover indossare le mascherine, rese obbligatorie anche all'aperto e considerate da numerosi studi un'arma preziosissima nella lotta alla pandemia, sui mezzi pubblici potrebbe essere necessario dotarsi di questo ulteriore dispositivo. Ma i guanti sono realmente efficaci per proteggerci dall'infezione?

Una risposta abbastanza lapidaria arriva dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nella sua pagina dedicata alle “domande e risposte” sulla COVID-19 (l'infezione causata dal coronavirus) sconsiglia l'uso generale dei guanti nella comunità. Pur non facendo espressamente riferimento ai mezzi, l'OMS raccomanda per tutti i luoghi pubblici l'installazione di stazioni per l'igiene delle mani, sia all'entrata che all'uscita. Il riferimento è ai dispenser di gel idroalcolico con un contenuto di alcol di almeno il 60 percento: pulirsi le mani per almeno 20-30 secondi con una soluzione di questo tipo è infatti equiparabile al lavaggio con acqua e sapone per 40-60 secondi. Quest'ultima è considerata la misura migliore (anche per l'azione meccanica dell'acqua che fa ‘scivolare via' eventuali particelle virali), ma non sempre è accessibile. “Migliorando ampiamente le pratiche di igiene delle mani, i Paesi possono aiutare a prevenire la diffusione della COVID-19 e di altre infezioni”, si legge nella nota dell'OMS.

Più aperto all'uso dei guanti monouso è il nostro l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), che sottolinea come anche questi dispositivi possono aiutare a prevenire le infezioni. Ciò, tuttavia, è vero solo se si rispettano determinate condizioni. Innanzitutto, i guanti monouso non devo assolutamente sostituire la corretta igiene delle mani, “che deve avvenire attraverso un lavaggio accurato e per almeno 60 secondi”. In secondo luogo, specifica l'ISS in una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale, i guanti debbono essere “ricambiati ogni volta che che si sporcano” ed eliminati correttamente nell'indifferenziata (come le mascherine non lavabili). L'ISS aggiunge che non vanno riutilizzati e che dunque vanno eliminati dopo l'utilizzo, ad esempio dopo aver fatto la spesa al supermercato. Raccomanda inoltre di non toccarsi gli occhi, le mani e la bocca, esattamente come non si deve fare a mani nude.

Il “problema” dei guanti, secondo diversi esperti, risiede proprio nel fatto che potrebbero farci sentire "più sicuri e protetti" dall'infezione, e per questo spingerci inconsciamente a comportamenti scorretti. Insomma, potrebbero addirittura veicolare la trasmissione del virus. “Indossare i guanti dona un falso senso di sicurezza per cui l’attenzione tende ad abbassarsi ed è più facile assumere comportamenti a rischio, come toccare superfici e successivamente il viso o gli occhi, favorendo la contaminazione”, ha dichiarato in un'intervista con Il Fatto Alimentare il dottor Antonio Mistretta, igienista dell’Istituto Superiore di Sanità. Proprio l'ISS sottolinea che i guanti sono necessari soltanto in determinati contesti lavorativi (ad esempio negli alimentari) e che risultano "indispensabili nel caso di assistenza ospedaliera o domiciliare a malati".

Al momento, dunque, non ci sono evidenze scientifiche che i guanti possano tutelare i passeggeri dei mezzi pubblici dall'infezione, quando è già possibile ottenere ottimi risultati curando spesso e in modo certosino l'igiene delle mani. Va inoltre tenuto conto che nel recente studio “Transmission of SARS-CoV-2: A Review of Viral, Host, and Environmental Factors” guidato da scienziati del Montefiore Medical Center di New York e pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Internal Medicine il contagio attraverso superfici contaminate viene definito “inconsueto”. L'uso massiccio di guanti monouso, infine, oltre a esporci a eventuali comportamenti scorretti, avrebbe come conseguenza la produzione di un ingente quantitativo di rifiuti, che rischia di avere un impatto catastrofico sull'ambiente se non adeguatamente smaltito, come purtroppo sta già avvenendo con altri dispositivi di protezione individuale.

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