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Perché i bambini rendono difficile raggiungere l’immunità di gregge

Per considerare al sicuro l’intera popolazione dal rischio Covid, una copertura vaccinale del 60-70% potrebbe non essere sufficiente. La maggiore contagiosità delle varianti del coronavirus può dover far alzare l’asticella e ampliare l’immunizzazione anche bambini e adolescenti per i quali i vaccini non sono ancora stati approvati.
A cura di Valeria Aiello
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In più occasioni, le autorità politiche e sanitarie hanno affermato che la campagna di vaccinazione anti-Covid servirà a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, o immunità di popolazione, con cui si intende quella situazione per cui, raggiunto un sufficiente livello di copertura vaccinale, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate. Questo perché, essere circondati da una determinata percentuale di persone immunizzate, è determinante per arrestare la diffusione di una malattia infettiva.

La soglia minima ipotizzata per liberarci dal coronavirus è una copertura del 60-70% della popolazione, come sostenuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’Italia punta a vaccinare il 70% dei suoi abitanti, vale a dire circa 42 milioni di persone. Un obiettivo ambizioso, alla luce dei tagli alle forniture già fatti da Pfizer/BioNTech e annunciati anche da Astrazeneca, che rischia di diventare un miraggio in considerazione della più alta trasmissibilità delle varianti di Sars-Cov-2 che si stanno diffondendo in tutto il mondo. Un virus più contagioso potrebbe infatti portare a dover rivedere il range iniziale di copertura e ampliare l’immunizzazione anche a bambini e adolescenti per i quali i vaccini non sono ancora stati approvati.

Il calcolo dell’immunità di gregge

Una stima precisa dei numeri necessari per raggiungere l’immunità di gregge non è semplice ma, per calcolare il tasso di immunità della popolazione necessario per raggiungerla, si applica una formula matematica. L’immunità di gregge si ottiene quando la copertura di immunità della popolazione è pari a 1 – 1/R0 (uno meno uno fratto R0), dunque a partire dal numero di replicazione di base, il valore che indica la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva. Come spiegavamo anche qui, quando il nuovo coronavirus è emerso in Cina, l’OMS e diversi istituti di ricerca lo hanno cominciato a calcolare, stimando un R0 compreso tra 1,4 e 3,8 nelle aree più colpite dalla prima fase della pandemia. La stima dell’OMS di una copertura 60-70% della popolazione deriva infatti dal presupposto che il coronavirus abbia un valore medio di R0 pari 3 (1 – 1/3 = 2/3, cioè 66%).

La maggiore contagiosità delle nuove varianti di Sars-Cov-2, che per quella inglese è stata calcolata tra lo 0,4 e 0,7 più alta rispetto al virus originario, può portare alcuni ceppi di coronavirus a superare il valore di 4 e ad avvicinarsi all’R0 calcolato per un altro coronavirus, quello dell’epidemia di Sars del 2002-2004 che ha un numero di replicazione di base compreso tra 2 e 5. Se assumiamo che il valore R0 della variante mutata sia diventato 5, applicando la formula (1 – 1/5 = 4/5) si passa a una copertura dell’80%.

Il nodo di bambini e adolescenti

Potrebbe quindi essere necessario arrivare a un’immunizzazione del 75-80%, ovvero un tasso che, al netto delle persone per cui il vaccino è controindicato, verrebbe raggiunto estendendo la campagna vaccinale a bambini e adolescenti, una fascia di popolazione per cui ad oggi, non è stato approvato ancora alcun vaccino. Un nodo che potrebbe in parte essere risolto dai risultati della sperimentazione condotta da Pfizer sui ragazzi di età compresa tra i 12 e 15 anni per cui il colosso farmaceutico ha annunciato di aver completato l’arruolamento, uno step indispensabile prima che il vaccino possa essere utilizzato in questa fascia di età.

Lo studio clinico, un’estensione di quello che ha portato al via libera delle Agenzie regolatorie per l’uso del vaccino di Pfizer nelle persone di età pari o superiore ai 16 anni, ha coinvolto 2.259 adolescenti di età compresa tra i 12 e 15 anni anche se non è ancora noto quando verranno resi noti i risultati preliminari. Anche Moderna, il cui vaccino è stato autorizzato per le persone di età pari o superiore ai 18 anni, ha avviato la sperimentazione sugli adolescenti tra i 12 e 17 anni, sebbene l’arruolamento proceda con passo meno spedito. Lo studio coinvolgerà circa 3mila adolescenti, con i primi dati previsti intorno a metà 2021.

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