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Onde gravitazionali: questa volta ci siamo?

Manca la (necessaria) conferma ufficiale: ma i “rumor” sembrano parlare di una scoperta veramente epocale.
A cura di Nadia Vitali
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Immagine NASA
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Le indiscrezioni relative all'individuazione delle onde gravitazionali si rincorrono ormai da settimane: la più recente proviene addirittura da un articolo di Science e preannuncia la pubblicazione di una scoperta epocale dalle pagine di Nature prevista per l'11 febbraio. Adesso sappiamo, almeno in linea molto generale, cosa dobbiamo aspettarci per quella data. Ma andiamo con ordine.

Le elusive onde gravitazionali

A cento anni dalla pubblicazione della teoria della relatività, la fisica teorica ha ancora una frontiera da abbattere: le onde gravitazionali previste dalle equazioni di Einstein, ossia la traccia più inafferrabile della forza che permea il nostro Universo. Secondo la relatività generale le masse accelerate emettono una radiazione di tipo gravitazionale: tali onde, naturalmente, si propagano, costituendo così una perturbazione nello spazio-tempo che ne modifica la struttura. Il problema principale è che queste increspature non sono affatto semplici da rintracciare: recentemente è partita con questo obiettivo la missione dell'ESA denominata LISA Pathfinder e molte speranze erano riposte in lei.

Un'indiscrezione molto indiscreta

Ma prima ancora, a quanto pare, è giunta la sorpresa che vuole riservarci Clifford Burgess, fisico teorico presso la McMaster University di Hamilton, in Canada: sua l'email finita su Twitter con l'annuncio tanto atteso, per il momento ancora tutt'altro che ufficiale. In base a quanto leggibile nello stesso messaggio, il merito andrebbe in parte attribuito all'osservatorio americano LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory). Per intenderci sulla portata rivoluzionaria della conferma di questi "rumor" basta pensare alla recente individuazione del bosone di Higgs: anche in quel caso si trattò della verifica sperimentale, attesa per decenni, di un modello teorico, con un Nobel a suggellare una scoperta epocale.

La "firma" gravitazionale di due buchi neri

Il problema principale nella ricerca delle tracce delle onde gravitazionali è la loro estrema debolezza: purché siano misurabili, dunque, è necessario che loro fonte sia in oggetti molto massivi e in rapido movimento (ad esempio una coppia di stelle di neutroni). In questo caso, pare che la "firma" provenga effettivamente da un fenomeno di estrema violenza, ossia la fusione di due buchi neri in forma di spirale; la massa dei due oggetti è stimata rispettivamente in 36 e 29 volte quella solare. Decisamente qualcosa dalla potenza tale da poter essere, almeno in linea teorica, "captato" dagli strumenti opportuni: del resto, la stessa LISA Pathfinder si "metterà" in ascolto degli eventi più potenti ed energetici dell'Universo, allo scopo di riceverne il tanto sospirato segnale.

In attesa dell'11 febbraio

Secondo Burgess, le probabilità di errore sarebbero di soltanto una su tre milioni e mezzo, pari ad una certezza di 5,1 sigma: insomma, pare che ci sia una ragionevole fiducia nel risultato. Un po' meno sul premio Nobel al quale, però, lo stesso Burgess sembra decisamente intenzionato a puntare. Staremo a vedere.

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