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Covid 19

Nuova terapia per prevenire la COVID-19 in pazienti che non possono essere vaccinati: al via i test

Gli scienziati dello University College London Hospitals (UCLH) stanno avviando i test per una nuova, promettente terapia a base di anticorpi monoclonali per verificare se riesce a prevenire la COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Il farmaco è pensato per chi è stato esposto a un caso positivo (e non ha ancora sviluppato sintomi) e per i pazienti che non trarrebbero benefici dal vaccino.
A cura di Andrea Centini
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Tra le terapie più promettenti contro la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, vi sono quelle basate sugli anticorpi monoclonali, ovvero immunoglobuline semi-sintetiche sviluppate in laboratorio, che derivano da quelle estratte dal plasma dei convalescenti/guariti. Il presidente americano Donald Trump, per citare uno degli esempi più noti, è stato trattato proprio con un mix di anticorpi monoclonali prodotti da Regeneron, mentre nelle ultime settimane la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato per l'uso di emergenza altri due farmaci di questo tipo, il casirivimab e il imdevimab, da utilizzare nei pazienti con forma lieve o moderata dell'infezione, per evitare che evolva in quella grave. Ora sono stati avviati due nuovi studi chiamati STORM CHASER e PROVENT per verificare se la combinazione di altri due anticorpi monoclonali sia in grado di prevenire la COVID-19 in chi è stato esposto a casi positivi (quando sarebbe troppo tardi per un vaccino) e in chi non può essere vaccinato per via di condizioni sottostanti o che non avrebbe benefici dal vaccino.

I due anticorpi monoclonali (LAAB) si chiamano AZD8895 e AZD1061, mentre il farmaco cui danno vita prende il nome di AZD7442. Sono stati sviluppati dalla casa farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca, già fortemente impegnata nello sviluppo del vaccino anti COVIDAZD1222” messo a punto in collaborazione con lo Jenner Institute dell'Università di Oxford e la società di biotecnologie italiana Advent-Irbm, la cui sede è a Pomezia, in provincia di Roma. Entrambi gli anticorpi puntano a colpire il legame del recettore della proteina S o Spike del coronavirus, quella che il patogeno sfrutta come un “grimaldello” biologico per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, scardinare la parete cellulare, riversare l'RNA virale all'interno e dar vita al processo di replicazione, che determina l'infezione. “Prendendo di mira questa regione della proteina Spike del virus, gli anticorpi possono bloccare l'aggancio del virus alle cellule umane e, quindi, si prevede che blocchi l'infezione”, ha spiegato il team ricerca nella descrizione dello studio su ClinicalTrials.gov. La sperimentazione sarà portata avanti da scienziati dello University College London Hospitals (UCLH) presso il nuovo Vaccine Research Center dell'istituto, col patrocinio del National Institute for Health Research (NIHR), dell'UCLH Biomedical Research Center e dello UCLH Research Directorate.

Gli scienziati hanno spiegato in un comunicato stampa che i due anticorpi monoclonali sono stati ingegnerizzati per prolungarne l'emivita (la “sopravvivenza” in circolo) da 6 a 12 mesi dopo una singola somministrazione, inoltre sono progettati per ridurre il rischio di resistenza da parte del patogeno e di sviluppare potenziali patologie associate agli anticorpi. Nello studio STORM CHASER verrà verificata la protezione offerta da AZD7442 in persone esposte al coronavirus SARS-CoV-2, al fine di verificare la prevenzione della COVID-19; tra i partecipanti vi saranno studenti e operatori sanitari. Nello studio PROVENT saranno invece coinvolti anziani immunodepressi, pazienti con patologie alla stregua del cancro di lungo corso o dell'HIV che abbattono la capacità del sistema immunitario di sviluppare anticorpi neutralizzanti dopo la somministrazione del vaccino.

“Sia STORM CHASER che PROVENT sono fondamentali per trovare una soluzione a questa pandemia. All'UCLH ci impegniamo a proteggere tutti i nostri pazienti dalla COVID-19, compresi quelli che potrebbero non avere risposte ottimali ai vaccini, quindi è importante testare quanti più approcci possibili per trovare trattamenti efficaci per tutti. L'apertura del nostro nuovo centro di ricerca sui vaccini contribuirà a promuovere la nostra lotta contro il virus, a soddisfare la nostra aspirazione di salvare quante più vite possibili e a garantire un ritorno alla normalità”, ha dichiarato il professor Vincenzo Libri, direttore della NIHR UCLH Clinical Research Facility (CRF). Con questo nuovo farmaco a base di anticorpi monoclonali e il vaccino, in pratica, si spera di poter proteggere tutta la popolazione esposta al rischio di sviluppare la COVID-19.

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