No, i vaccini anti COVID a RNA di Pfizer e Moderna non modificano il tuo DNA
La pandemia di COVID-19 ha spinto centri di ricerca, università, laboratori e case farmaceutiche di tutto il mondo a sviluppare il più velocemente possibile un vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2, e ad oggi, sulla base del documento “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), vi sono in tutto ben 236 preparazioni in sperimentazione (173 in pre-clinica e 63 in clinica). Al momento gli unici due approvati per l'uso di emergenza e disponibili in Italia sono il tozinameran o Comirnaty (conosciuto col nome di BNT162b2 durante la sperimentazione) messo a punto dal colosso farmaceutico Pfizer in collaborazione con la società di biotecnologie tedesca BioNTech e l'mRNA-1273 di Moderna Inc. e NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases). Entrambi si basano sull'RNA messaggero (mRNA) e sono tra i primi in assoluto approvati per l'uomo con questa tecnologia. Da quando sono state diffuse le informazioni sul funzionamento, nei siti di bufale e complottisti hanno iniziato a circolare astruse teorie sulla capacità dei farmaci di “modificare il nostro DNA”, affermazioni che hanno ricevuto – e continuano a ricevere – una forte eco sui social network. Ciò non solo fa vera e propria disinformazione scientifica, ma rischia di compromettere anche lo sforzo della campagna vaccinale più grande nella storia dell'umanità.
Prima di spiegare la ragione per cui un vaccino a RNA messaggero non può modificare il nostro DNA, è tuttavia doveroso fare una premessa, indicando come funzionano esattamente questi vaccini. In parole semplici, sia il tozinameran che l'mRNA-1273 si basano nanoparticelle lipidiche che contengono l'informazione genetica (l'mRNA, appunto) della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, quella che il patogeno sfrutta per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, rompere la parete cellulare, inserire il proprio materiale genetico all'interno e dar via al processo di replicazione, che determina l'infezione (chiamata COVID-19). Dopo l'inoculazione del vaccino, come sottolineato dall'immunologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni sul proprio sito Medical Facts, l'RNA messaggero penetra nelle cellule e spinge i ribosomi – responsabili della sintesi proteica – a produrre la proteina S del coronavirus, e una volta in circolo viene identificata dal sistema immunitario come “nemica”, che inizia così a produrre anticorpi per neutralizzarla. In pratica, con un vaccino a mRNA è il nostro organismo a produrre il vaccino, a differenza delle preparazioni più tradizionali che si basano sulle inoculazioni di virus attenuati/inattivati in laboratorio che non possono innescare infezioni, ma che stimolano comunque il sistema immunitario a sviluppare l'immunità. Proprio questo elegante meccanismo alla base del funzionamento dei vaccini a mRNA ha spinto i complottisti a dar vita alle assurde teorie sulla capacità di modificare il nostro DNA.
Tra gli esperti che hanno spiegato come ciò non sia affatto possibile vi è la professoressa Helen Petousis-Harris, vaccinologa e docente presso il Dipartimento di medicina generale e assistenza sanitaria primaria dell'Università di Auckland, Nuova Zelanda. La scienziata, intervenuta in un briefing online con sciencemediacentre che potete rivedere cliccando sul seguente link, ha spiegato i vaccini a mRNA non possono modificare il DNA perché sebbene l'informazione genetica della proteina S entri nella cellule, essa non ha la capacità di accedere al nucleo delle stesse, dove si trova il DNA che è alla base della “costruzione” del nostro organismo. “Questo mRNA non ha modo di accedere effettivamente in questa parte della cellula. Voglio ribadirlo, questo è un motivo: non può effettivamente accedervi”, ha spiegato la scienziata. Ma questa non è l'unica ragione per cui non dobbiamo affatto preoccuparci. Anche se per qualche misteriosa ragione riuscisse a entrare al nucleo, l'istruzione genetica per produrre la proteina spike del coronavirus non possiede alcuna capacità di modificare il nostro patrimonio genetico. “Se fosse in grado di entrare lì dentro, ed effettivamente integrare o interagire in qualche modo col nostro genoma, dovrebbe essere qualcosa come un retrovirus o qualcosa del genere, cosa che non è”, ha aggiunto la professoressa Petousis-Harris. “Quindi, in realtà non esiste un modo biologicamente plausibile in cui un vaccino a RNA possa interferire con il tuo genoma. È probabile che sia molto, molto sicuro”, ha concluso l'esperta, riferendosi anche agli studi clinici che hanno coinvolto decine di migliaia di persone nelle quali solo raramente (la media è una su centomila, in base ai primi dati delle campagne vaccinali) sono emerse reazioni avverse. Queste ultime non dipendono certo da intromissioni dell'RNA nel nostro DNA, ma semplicemente alla sensibilità verso gli eccipienti dei vaccini: qui la lista completa di quelli presenti nei flaconcini di Pfizer e Moderna. Si ritiene che la reattogenicità delle due preparazioni sia legata alle nanoparticelle lipidiche necessarie per il trasporto dell'informazione genetica all'interno delle cellule.