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Nel cervello abbiamo la ‘fogna’: scoperto un nuovo sistema che elimina i rifiuti

Attraverso risonanze magnetiche e uso di coloranti è stato scoperto un sistema di drenaggio nel cervello umano. La sua esistenza fu ipotizzata la prima volta nel 1816, ma solo oggi si è riusciti a osservarlo. Saranno necessari ulteriori studi per la conferma.
A cura di Andrea Centini
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Nel cervello umano è stato scoperto un sistema completamente nuovo, una sorta di ‘rete fognaria' dove l'organo scarica, o meglio, drena i suoi rifiuti: potrebbe aiutare i ricercatori a comprendere meglio come agiscono determinate patologie – come la sclerosi multipla – e di conseguenza permettere lo sviluppo di terapie mirate e più efficaci. L'incredibile scoperta, che andrà confermata da ulteriori studi, è stata fatta da ricercatori americani del National Institutes of Health (NIH) che hanno sfruttato coloranti e risonanze magnetiche per far emergere questo inedito sistema, dal funzionamento del tutto analogo a quello presente in molti altri organi. Esso si basa infatti sui vasi linfatici, il sistema di drenaggio che trasporta il cosiddetto fluido interstiziale dei vari tessuti all'interno dell'organismo.

La sua scoperta non è stata casuale, del resto l'esistenza si ipotizza sin dal 1816, quando l'anatomista italiano Paolo Mascagni si accorse di un particolare processo di essiccamento nei vasi linfatici dei cadaveri che stava esaminando. Da allora, tuttavia, sono serviti ben 199 anni prima di avere una prima conferma ufficiale per il cervello dei topi, la scoperta che ha dato il via all'indagine del National Institutes of Health (NIH) sugli esseri umani, coordinata dal neurologo e radiologo Daniel S. Reich.

Le scansioni che mostrano la posizione della rete linfatica: Credit NIH
Le scansioni che mostrano la posizione della rete linfatica: Credit NIH

La rete linfatica osservata dai ricercatori si trova nella meninge più spessa ed esterna del cervello, la dura madre, che avvolge anche il midollo spinale. Per verificare il sistema di drenaggio in azione Reich e colleghi hanno coinvolto cinque volontari sani, ai quali sono state iniettate sostanze in grado di ‘illuminare' i vasi e renderli visibili con una risonanza magnetica (MRI). La prima è stata il gadobutrolo, con molecole troppo grandi per entrare nel cervello ma sufficientemente piccole per passare nella ‘rete' della dura madre. Per il controllo incrociato è stato usato un altro colorante che non poteva transitare nel sistema linfatico, facendo così emergere una differenza rispetto alla prima e dunque determinare l'esistenza del sistema di drenaggio, che ‘smaltisce' cellule morte e altri rifiuti.

“Sono rimasto veramente sorpreso. All'università medica ci è stato insegnato che il cervello non ha alcun sistema linfatico”, ha sottolineato il dottor Reich. “Da anni sappiamo come i fluidi entrano nel cervello – ha aggiunto lo studioso – ora possiamo finalmente vedere che, analogamente agli altri organi dell'organismo, il liquido cerebrale può essere drenato attraverso il sistema linfatico”. Gli scienziati ora vogliono capire se questo sistema funziona allo stesso modo nei pazienti malati di sclerosi multipla e di altre patologie neuroinfiammatorie, un'informazione che potrebbe aiutare a formulare nuovi percorsi terapeutici. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati su eLife.

[Credit: stblneet]

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