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Covid 19

Nei bambini l’infezione da coronavirus potrebbe iniziare con problemi intestinali, non con la tosse

Un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Università delle Scienze e della Tecnologia di Huazhong ha determinato che nei bambini la COVID-19, l’infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2, può manifestarsi inizialmente con problemi gastrointestinali e non con sintomi respiratori come la tosse.
A cura di Andrea Centini
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Nei bambini l'infezione causata dal coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe non manifestarsi con sintomi respiratori come la tosse, ma celarsi dietro criptici problemi gastrointestinali alla stregua della diarrea. Poiché questa sintomatologia aspecifica sembra piuttosto diffusa e non sempre viene associata al patogeno, gli scienziati suggeriscono che i piccoli che vivono nelle aree epidemiche con sintomi intestinali e febbre, e in particolar modo quelli che durante l'anamnesi (fatta normalmente con i genitori) risultano avere una storia di esposizione al patogeno, devono essere sospettati di essere stati contagiati dal coronavirus.

A suggerire questo forte legame tra sintomi gastrointestinali e COVID-19 è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati del Tongji Medical College dell'Università delle Scienze e della Tecnologia di Huazhong, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Ospedale pediatrico di Wuhan, la metropoli da 11 milioni di abitanti nella quale il virus avrebbe compiuto il salto di specie (spillover) da un animale all'uomo nella seconda metà di novembre del 2019, secondo uno studio condotto da scienziati italiani dell'Università Campus BioMedico di Roma. Gli scienziati cinesi, coordinati dal dottor Wenbin Li, pediatra presso l'ospedale di Tongji, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato nel dettaglio le cartelle cliniche di alcuni piccoli ricoverati presso i nosocomi cinesi.

Due dei bambini risultati positivi al coronavirus coinvolti nell'indagine furono inizialmente portati al pronto soccorso per condizioni totalmente estranee alla COVID-19 (calcoli renali e un trauma cranico). Dalle lastre al torace, tuttavia, sono emersi i segni della polmonite causata dal coronavirus, ma non sintomi respiratori. Ben quattro dei cinque casi analizzati (quattro maschietti e una femminuccia tra i 2 mesi e i 5 anni e mezzo) avevano avuto sintomi gastrointestinali come prima manifestazione della patologia. Tre dei piccoli hanno avuto bisogno di un trattamento d'urgenza, a causa di peritonite o emorragie. In due avevano invece una gastroenterite acuta.

Il motivo per cui il SARS-CoV-2 colpisce l'intestino è legato al fatto che nell'apparato digerente si rilevata un'elevata concentrazione dell'enzima ACE2, il recettore delle cellule umane che il patogeno sfrutta per scardinare la parete cellulare, introdursi all'interno, avviare la replicazione virale e dar vita all'infezione. Per farlo si lega attraverso la famigerata proteina S o Spike, quella che dona a tutti i coronavirus quell'aspetto tipico a corona quando osservati dall'alto al microscopio elettronico. Da notare che negli uomini si registrano concentrazioni maggiori di ACE2, secondo un nuovo studio guidato da scienziati dei Paesi Bassi, e ciò potrebbe spiegare perché la malattia colpisce più duramente gli uomini delle donne.

Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime del coronavirus sono adulti, in particolar modo quelli di una certa età e con comorbilità; soltanto una piccola parte dei pazienti contagiati è composta da bambini, e in misura ancora inferiore sono i piccoli con complicanze serie o purtroppo deceduti. Non è ancora chiaro il motivo per cui i bambini risultano meno suscettibili alla COVID-19, anche se sono comunque contagiosi. “La maggior parte dei bambini è colpita solo lievemente dalla COVID-19, e i pochi casi gravi hanno spesso problemi di salute di base. È facile non diagnosticare la malattia nella fase iniziale, quando un bambino ha sintomi non respiratori o soffre di un'altra condizione”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Wenbin Li. “Sulla base della nostra esperienza con la COVID-19 – aggiunge lo specialista – nelle regioni in cui questo virus è epidemico, i bambini che soffrono di sintomi del tratto digestivo, in particolare con febbre e / o con una storia di esposizione alla malattia, dovrebbero essere sospettati di essere infetti con questo virus”. I ricercatori sottolineano l'importanza della diagnosi precoce e dell'isolamento dei casi positivi per spezzare la catena dei contagi, quindi si augurano che tutti i colleghi possano trarre beneficio dai risultati della loro indagine, benché da approfondire con ulteriori studi. I dettagli della ricerca cinese sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Pediatrics.

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