video suggerito
video suggerito
Covid 19

Negli USA quasi 600mila morti per la pandemia, ma secondo uno studio sono 100mila in più

Dall’inizio della pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti sono decedute circa 600mila persone a causa del coronavirus SARS-CoV-2, tuttavia secondo un nuovo studio guidato dalla Scuola di sanità pubblica dell’Università di Boston nelle contee americane ci sarebbe il 17% di morti in più rispetto a quelli “ufficiali”, sia per cause indirette che indirette.
A cura di Andrea Centini
253 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Alla data odierna, venerdì 21 maggio 2021, in base alla mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins dall'inizio della pandemia di COVID-19 nel mondo sono stati registrati oltre 165 milioni di contagi e 3,4 milioni di decessi (in Italia le infezioni complessive sono 3,6 milioni e le vittime circa 125mila). Il Paese più colpito in assoluto dalla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 sono gli Stati Uniti d'America, al primo posto sia per contagi (33 milioni) che per morti (588mila). Sono numeri drammatici che evidenziano la portata della catastrofe sanitaria e sociale che stiamo vivendo da un anno e mezzo, tuttavia secondo gli esperti è un'ampia sottostima delle cifre reale. Un nuovo studio, ad esempio, ha determinato che nelle contee statunitensi per ogni 100 morti in eccesso direttamente attribuiti alla COVID-19 ce ne sono altri 20 non conteggiati, sia per cause dirette che indirette. Ciò significa il 17 percento in più, portando il numero stimato di vittime americane a quasi 700mila.

A determinare che la pandemia negli Stati Uniti ha causato il 17 percento di morti in più di quelli "ufficili" è stato un team di ricerca della Scuola di sanità pubblica dell'Università di Boston, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Sociologia e Centro degli Studi di Popolazione dell'Università della Pennsylvania e della Robert Wood Johnson Foundation di Princeton. Gli scienziati, coordinati dal professor Andrew Stokes, per giungere alle loro conclusioni hanno analizzato statisticamente i dati provvisori del National Center for Health Statistics (NCHS), sia quelli sui decessi diretti per COVID-19 che quelli sulla mortalità per tutte le cause. Si sono concentrati sull'intervallo tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2020 e sulle comunità di duemila contee, per un totale di circa 320 milioni di abitanti (su una popolazione totale di 328 milioni).

“Per prima cosa abbiamo modellato la relazione tra la mortalità per tutte le cause nel 2020 e la mortalità per COVID-19 in tutte le contee e poi abbiamo prodotto modelli completamente stratificati per esplorare le differenze in questa relazione tra strati di fattori sociodemografici e di salute”, scrivono gli scienziati nell'abstract dello studio. Incrociando tutte le informazioni è emerso l'eccesso di mortalità del 17 percento rispetto alle cifre ufficiali. Secondo gli scienziati, in questi 20 morti in più (ogni 100) non figurano solo le vittime dirette del coronavirus SARS-CoV-2 non riconosciute come tali (soprattutto all'inizio della pandemia), ma anche persone che hanno ritardato l'accesso in ospedale per un'altra malattia a causa della paura del contagio e vittime del disagio socioeconomico innescato dalla circolazione del patogeno e dalle restrizioni per arginarlo.

“I nostri risultati suggeriscono che l'impatto della pandemia COVID-19 sulla mortalità è stato sostanzialmente sottostimato in molte comunità negli Stati Uniti”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Stokes, docente di Salute Globale presso l'ateneo del Massachusetts. “Diversi fattori, tra cui gravi carenze di test, sistemi sanitari sopraffatti e una mancanza di familiarità con le manifestazioni cliniche della COVID-19 hanno probabilmente portato a una significativa sottostima della COVID-19 sui certificati di morte, specialmente all'inizio della pandemia. Anche i conteggi delle morti non riescono a cogliere le profonde conseguenze sociali ed economiche della pandemia, inclusi gli effetti a valle delle interruzioni nell'assistenza sanitaria, perdita del lavoro, sfratti, isolamento sociale e solitudine”, ha aggiunto l'esperto.

Uno dei risultati più significativi della ricerca risiede nel fatto che le morti in eccesso si sono verificate soprattutto nelle contee con famiglie con redditi medio-bassi e con un'istruzione inferiore, dove era più diffuso il diabete e che generalmente erano localizzate nel Sud e nell'Ovest degli USA. Particolarmente colpite le comunità nere e ispaniche, verso le quali la pandemia ha avuto un impatto drammatico. “Le disuguaglianze razziali e socioeconomiche nella mortalità negli Stati Uniti si sono ampliate in modo significativo a seguito della pandemia di COVID, soprattutto se si considerano le morti totali in eccesso. Per proteggere la salute pubblica, i responsabili politici devono agire con decisione per affrontare il razzismo strutturale e ridurre la disuguaglianza di reddito”, ha dichiarato la coautrice dello studio Dielle Lundberg. Un recente studio internazionale guidato da scienziati del Nuffield Department of Population Health dell'Università di Oxford ha determinato che tra i 29 Paesi dell'OCSE la pandemia di COVID-19 nel 2020 ha causato circa 970mila vittime in eccesso. Solo la Nuova Zelanda ha avuto meno morti rispetto al tasso di mortalità del quinquennio precedente, grazie alle severe restrizioni introdotte precocemente, all'isolamento geografico e alle nuove misure di salute pubblica. I dettagli della ricerca americana “COVID-19 and excess mortality in the United States: A county-level analysis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PloS ONE.

253 CONDIVISIONI
32831 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views