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Morti misteriosamente più di 300 elefanti in Botswana: per le autorità uccisi da un batterio

Durante una conferenza stampa le autorità del Botswana hanno annunciato che gli oltre 300 elefanti trovati morti nei pressi del delta dell’Okavango sarebbero stati uccisi dalle neurotossine rilasciate da cianobatteri, dopo essersi abbeverati. Ambientalisti e alcuni esperti non credono tuttavia alla versione ufficiale.
A cura di Andrea Centini
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A partire dal mese di maggio in Botswana sono state trovare oltre 300 carcasse di elefanti africani (Loxodonta africana), tutti deceduti nei pressi del famoso delta dell'Okavango. Dopo mesi di indagini le autorità del Paese hanno annunciato in una conferenza stampa la causa della morte dei pachidermi: come riporta la BBC, sarebbero stati tutti uccisi dalle neurotossine rilasciate da cianobatteri, batteri fotosintetici che vivono in acqua, sia dolce che marina. Gli elefanti si sarebbero abbeverati in pozze d'acqua contaminate da una elevatissima concentrazione di microorganismi, finendo così avvelenati e morendo tra atroci sofferenze.

Inizialmente si era pensato che dietro la morte dei pachidermi ci fosse la mano dell'uomo, tuttavia, poiché tutte le carcasse sono state ritrovate intatte, con le zanne ancora al proprio posto, il bracconaggio è stato quasi immediatamente scartato. “In questo caso, le prove disponibili dimostrano che questo è stato un evento naturale”, ha dichiarato Cyril Taolo, vicedirettore della fauna selvatica e dei parchi nazionali del Botswana. Sin dal ritrovamento dei primi corpi le autorità fecero inviare i campioni ai laboratori per le analisi del caso, che come indicato hanno rilevato una intossicazione da cianobatteri. Non tutti questi microorganismi sono tossici, ma alcuni producono tossine pericolose anche per l'uomo; in basse concentrazioni possono provocare diarrea, mal di testa, febbre e altre condizioni quando si beve o si entra in acqua contaminata. Poiché la concentrazione dei cianobatteri aumenta con temperature più elevate, i veterinari puntano il dito contro i cambiamenti climatici, che favoriscono la diffusione di microorganismi pericolosi e potenziali morie, come quella che ha coinvolto gli elefanti.

Nonostante le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa, gli ambientalisti e anche alcuni scienziati non sono del tutto convinti dai risultati presentati, chiedendo alle autorità del Botswana di rilasciare i rapporti completi delle analisi compiute. Tra gli aspetti che non "quadrano", il fatto che i cianobatteri normalmente si concentrano sulle sponde dei bacini d'acqua, mentre gli elefanti di norma si abbeverano al centro di essi. Inoltre, in alcuni si chiedono perché sono morti soltanto elefanti e non altri animali, e perché il fenomeno si è verificato soltanto nell'area del delta dell'Okavango? Secondo la scienziata Keith Lindsay, biologa specializzata in conservazione che da anni studia gli elefanti, le prove presentate dal governo del Botswana al momento non sono affatto conclusive, dunque non si può escludere del tutto il coinvolgimento umano.

Il Paese africano ospita la più grande popolazione di elefanti al mondo, ben 130mila, e la convivenza con l'uomo non è sempre facile, anche perché a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici gli animali devono spostarsi molto più spesso. I pachidermi in viaggio talvolta invadono le piantagioni degli agricoltori, facendo razzia dei raccolti, e questa è l'unica differenza con gli altri animali selvatici che si abbeverano nella zona del delta dell'Okavango. Per la dottoressa Lindsay, intervistata dalla CNN, gli elefanti eventualmente avvelenati dagli agricoltori si sarebbero diretti rapidamente verso le pozze d'acqua per abbeverarsi, e averli trovati proprio lì non deve stupire. Secondo la scienziata l'avvelenamento è un'ipotesi molto più verosimile di quella dei cianobatteri. In passato in Africa sono state registrate diverse altre morie di animali nei bacini d'acqua, uccisi ad esempio dal batterio dell'antrace o da altri microorganismi tossici.

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