Milioni di pesci stanno morendo in Spagna, un disastro ambientale causato dalla nostra avidità
Lungo la costa sudorientale della Spagna, nella regione di Murcia, si trova una delle lagune salate più spettacolari d'Europa, caratterizzata da acque cristalline poco profonde (7 metri al massimo), splendide spiagge e una ricca biodiversità. Il Mar Menor, questo il nome della laguna costiera, si estende per un'area di oltre 130 chilometri quadrati ed è separata dal Mar Mediterraneo da una striscia di sabbia, la cui larghezza massima è di poco superiore al chilometro. Un vero e proprio paradiso, verrebbe da pensare, se non fosse stato violato e contaminato dalle acque reflue provenienti dalle industrie agricole presenti nella zona, ma anche dai liquami di allevamenti intensivi di suini sempre più numerosi. Una situazione drammatica che ha portato allo sterminio di tonnellate di pesci, crostacei e altri esseri viventi, le cui carcasse in decomposizione hanno diffuso nell'area un insopportabile odore di morte.
Fino a non molto tempo fa gli allevamenti di suini non erano considerati una parte significativa del problema, tuttavia una recente inchiesta giornalistica di alcuni mesi portata avanti dai colleghi di Lighthouse Reports, elDiario.es e La Marea ha fatto luce sul disastro ambientale perpetrato ai danni del Mar Menor in nome del profitto. Come riportato dal Guardian, ad agosto di quest'anno hanno iniziato ad affiorare le prime carcasse degli animali, che in pochi giorni si sono trasformate in cinque tonnellate di corpi maleodoranti in putrefazione. Gli interventi per rimuovere gli animali morti non sono stati sufficienti a far sparire il fetore dall'aria e dalla sabbia, sulla quale continuavano ad accumularsi le carcasse arrivate fino a 20 tonnellate. Drammatiche le immagini catturate dalla Reuters, nelle quali si vedono acque torbide e pesci morti ovunque, con turisti e residenti attoniti innanzi a questa catastrofe ambientale.
Il meccanismo di base che ha innescato questo processo nel Mar Menor è ampiamente noto agli scienziati; del resto è lo stesso che ha dato vita alle “zone morte” in varie parti del mondo, come quella nel Golfo del Messico innanzi al delta del fiume Mississippi. La ragione sono le acque reflue degli impianti agricoli cariche di nitrati, che determinano boom di fioriture algali in grado di abbattere i livelli di ossigeno e uccidere tutti gli animali che non riescono ad allontanarsi. In una laguna il fenomeno è naturalmente amplificato. Poiché il problema del Mar Menor è noto da tempo, l'amministrazione di Murcia ha vietato l'uso di fertilizzanti nel raggio di 1,5 chilometri dalla laguna (che è circondata da aziende agricole), mentre il governo centrale spagnolo ha accusato le autorità locali di lassismo. Ma nessuno, come evidenziato dall'indagine giornalistica, ha messo nel mirino gli allevamenti intensivi di suini, che negli ultimi dieci anni sono proliferati in tutta la zona.
L'indagine condotta anche con droni ha rilevato che i liquami di questi allevamenti fuoriescono dai siti di stoccaggio e si riversano nei campi irrigati, per poi finire inevitabilmente nella laguna. Già nel 2019 il Ministero dell'Ambiente Spagnolo aveva rilevato irregolarità nella quasi totalità di questi pozzi di liquami, che dovrebbero essere "ermetici" e isolati. “È ovvio che la principale fonte di inquinamento è l'agricoltura intensiva nel bacino del Mar Menor, ma ci sono circa 450 allevamenti di suini nel bacino di utenza di cui nessuno parla”, ha dichiarato la dottoressa María Giménez Casalduero, ex docente all'Università di Murcia e membro di Podemos nell'Assemblea di Murcia. “È come se concedessimo un'amnistia all'industria del maiale”, ha aggiunto la politica. Secondo i calcoli, circa il 20 percento dei composti azotati che finiscono nel Mar Menor derivano dai liquami degli allevamenti di suini, sempre più numerosi per rispondere alle forti richieste del mercato internazionale.
Come riportato dal Guardian, nel 2020 in Spagna sono stati macellati oltre 56 milioni di maiali, 3 milioni in più dell'anno precedente, anche a causa della maggior richiesta di carne di maiale e altri prodotti dalla Cina, dove la diffusione di una malattia infettiva (la peste suina) ha portato alla perdita del 40 percento dei capi negli allevamenti locali. Gli esperti spagnoli sottolineano che l'enorme fatturato legato all'esportazione di carne di suino ha un enorme impatto ambientale sul Mar Menor e non solo, tra composti azotati, ammoniaca e metano dispersi nell'ambiente. Per questo si chiedono fino a che punto si potrà portare avanti un'industria del genere violentando la biodiversità spagnola e l'ambiente, sempre in nome del profitto. Le grandi industrie che producono carne sono considerate tra le più inquinanti in assoluto per quanto concerne le emissioni di CO2; basti pensare che le 20 principali al mondo emettono più gas serra di Paesi come la Germania e la Francia. Non c'è da stupirsi che una dieta principalmente basata su prodotti di origine vegetale è considerata un'arma preziosa che ciascuno di noi può usare per combattere i cambiamenti climatici e proteggere il pianeta.