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Peste suina africana: cos’è, come si trasmette e quali sono i rischi per l’uomo

Una panoramica sulla peste suina africana, contemplata tra le patologie infettive di interesse veterinario più dannose in assoluto. Non trasmissibile all’uomo, la malattia causata da virus del genere Asfivirus può infatti annientare interi allevamenti di maiali, arrecando danni sociali ed economici estremamente ingenti. Ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Andrea Centini
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Un allevamento di maiali
Un allevamento di maiali

Tra le patologie infettive che colpiscono gli animali di interesse commerciale (e non) la peste suina africana è una delle più temute. A causa della sua elevatissima contagiosità, infatti, è in grado di sterminare letteralmente interi allevamenti di maiali, mettendo in ginocchio le aziende e arrecando danni sociali ed economici ingentissimi. È alla luce della sua pericolosità che sono in vigore norme stringenti in tutta l'Unione Europea per arginarne la diffusione. Non è un caso che 10 tonnellate di carne cinese introdotte illegalmente in Italia, sequestrate dalla Guardia di Finanza di Padova e valutate potenzialmente portatrici dell'infezione da parte dei sanitari dell'Ulss 6 Euganea, siano state direttamente incenerite, senza passare per analisi di laboratorio per la conferma. Ecco cosa c'è da sapere sulla peste suina africana e quali sono i rischi per l'uomo.

Cos'è la peste suina africana

Come suggerisce il nome, la peste suina africana è una malattia infettiva che colpisce esclusivamente la famiglia dei suidi, della quale fanno parte il maiale domestico (Sus scrofa domesticus), il cinghiale selvatico (Sus scrofa) e altri animali. È causata da virus del genere Asfivirus appartenenti alla famiglia Asfaviridae. Nota anche come PSA o ASF (acronimo di African Swine Fever), la patologia può colpire gli animali nella forma acuta, subacuta o cronica. È altamente contagiosa e ha una mortalità molto elevata, che arriva al 70 percento per la forma più virulenta. Non esistono vaccini o cure, dunque quando essa si palesa in un allevamento, l'unico modo per arrestarne la diffusione è l'abbattimento dei capi, con tutto ciò che ne consegue in termini di danni. Come specificato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), la peste suina africana – simile alla peste suina classica, ma causata da un altro virus – determina negli animali febbre, perdita di appetito, aborti, emorragie (visibili su orecchie e fianchi) e altri sintomi che possono suggerirne la sua presenza. Nelle forme meno aggressive, tuttavia, i suini possono non manifestarli. Il decesso dell'animale avviene in una decina di giorni per la forma acuta.

Come si trasmette e diffonde la peste suina africana

La peste suina africana, come indicato, è temuta soprattutto per la sua elevatissima contagiosità. La trasmissione tra gli animali può avvenire per contatto diretto; attraverso l'ingestione di prodotti alimentari infetti (compresi scarti di cucina); contatto con oggetti contaminati dal virus; e morsi di zecche infette. Come specificato dall'EFSA, i metodi di diffusione della malattia più significativi sono la circolazione di animali colpiti dal virus e quella di prodotti alimentari contaminati, così come lo smaltimento non regolamentare delle carcasse. Il Ministero della Salute sottolinea che anche i cinghiali selvatici che si avvicinano alle aree antropizzate possono rappresentare un rischio concreto di diffusione della patologia. Per arginarlo sono state introdotte diverse e rigorose norme a livello europeo. Si raccomanda di non introdurre nel territorio della UE prodotti a base di carne suina provenienti dai Paesi interessati privi dell'apposito bollino sanitario ovale; lo smaltimento dei rifiuti alimentari in contenitori chiusi e sigillati; ed evitare di lasciare scarti alimentari accessibili ai cinghiali selvatici. Il rispetto delle norme di biosicurezza, la disinfestazione regolamentare di strumenti e veicoli e la notifica ai servizi veterinari di sintomi ascrivibili alla peste suina africana (oltre che di morie di animali) sono obblighi degli allevatori.

Peste suina: i rischi per l'uomo

Come indicato, la peste suina africana colpisce esclusivamente i suini e il virus non è in grado di compiere il salto di specie, dunque non può infettare uomo. In parole semplici, ne siamo immuni. Il virus, inoltre, viene completamente debellato con la cottura della carne. Il pericolo principale per l'uomo, come specificato, è rappresentato dagli enormi danni socioeconomici che i focolai di questa malattia infettiva riescono a produrre quando si manifesta gli allevamenti.

Dove è presente la peste suina africana

Rilevato per la prima volta in Africa esattamente un secolo fa, il virus della peste suina africana in pochi decenni si è rapidamente diffuso in diversi Paesi, compresi quelli dell'Unione Europea come Portogallo, Spagna e Italia. Nel nostro è presente esclusivamente in Sardegna, con focolai noti a partire dal 1978, ma l'infezione è tenuta sotto strettissimo controllo e non ha mai varcato i confini dell'isola. Nel 2014, specifica il Ministero della Salute, una forte epidemia è stata riscontrata in diversi Paesi dell'Europa dell'Est, tra i quali Lettonia, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca, mentre nel 2018 sono stati registrati dei casi in Belgio che hanno fatto nuovamente alzare l'allarme. Nello stesso anno l'infezione è stata rilevata anche in Cina, come sottolineato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche, e col passare dei mesi ha continuato a espandersi in diversi Paesi del Sud Est Asiatico, come Cambogia, Vietnam e Laos.

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