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Migranti in massa e conflitti globali: la minaccia dei cambiamenti climatici che non ci dicono

Siccità, fenomeni meteorologici estremi, carestie, malattie, mortali ondate di calore e innalzamento del livello dei mari sono solo alcuni degli eventi che, catalizzati dal riscaldamento globale, rischiano di scatenare epocali migrazioni di massa e conflitti su scala globale nei prossimi decenni. Già entro il 2050 si prevede un miliardo di migranti climatici.
A cura di Andrea Centini
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Il legame tra cambiamenti climatici e migrazioni di massa potrebbe apparire poco diretto e intuitivo, tuttavia il riscaldamento globale rappresenta una delle principali fonti di preoccupazione per gli enti che si occupano dei fenomeni migratori. Basti pensare che l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) dell'ONU, la principale agenzia intergovernativa dedicata al tema, ha creato la “Divisione Migrazione, Ambiente e Cambiamenti Climatici” (MECC) in seno al Dipartimento della Gestione della Migrazione, proprio per far fronte alle sfide ambientali che ci si parano innanzi. In base a un recente studio condotto dall'Università Columbia di New York, entro il 2100, ogni anno, potrebbe chiedere asilo in Europa oltre un milione di persone solo a causa dei cambiamenti climatici. Ma le stime globali sono ancora più drammatiche. Secondo la IOM, infatti, già entro il 2050 potrebbe esserci un miliardo di migranti ambientali, costretti a spostarsi entro i propri confini nazionali o al di fuori di essi. Anche il rapporto “Countdown” dell'autorevole rivista scientifica Lancet suggerisce il dato del miliardo di rifugiati climatici entro il 2050, un valore sostenuto dalle indagini della Oxfam International, in base alle quali solo da gennaio a settembre 2017 sono state 15 milioni le persone a dover abbandonare le proprie terre a causa di un evento climatico estremo. Sono numeri impressionanti, che sul lungo periodo possono avere conseguenze catastrofiche come conflitti su scala globale. Ma come possono i cambiamenti climatici portare a simili eventi migratori?

Credit: Tumisu
Credit: Tumisu

Reazione a catena. Il cambiamento climatico catalizzato dalle attività antropiche, come l'immissione in atmosfera di ingenti quantità di gas serra (principalmente anidride carbonica), ha come effetto principale il riscaldamento globale. In parole semplici, l'aumento delle temperature. Ma una colonnina di mercurio più alta del normale non significa solo che fa più caldo: siccità, fenomeni meteorologici estremi, inondazioni, malattie, carestie e mortali ondate di calore, infatti, diventano tutti eventi statisticamente più probabili e intensi. Se l'innalzamento delle temperature raggiunge determinate soglie e si stabilizza, questi eventi possono diventare sistematici. Tutti ricordiamo la crisi idrica che ha colpito recentemente il lago di Bracciano in provincia di Roma. Fenomeni analoghi ma moltiplicati per estensione, durata e portata, li stanno vivendo diverse popolazioni dell'Africa subsahariana, costrette già oggi a migrare per non morire di sete e fame, in una terra divenuta arida, sterile e non più adatta alla coltivazione.

Scioglimento dei ghiacci. Uno dei fattori che più preoccupa gli scienziati è lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento del livello del mare. Le stime per il 2100 variano da poche decine di centimetri fino al metro e mezzo, se non oltre negli scenari più devastanti emersi dai modelli matematici. Un recente rapporto dell'ENEA indica ad esempio un incremento compreso tra 0,94-1,035 metri e 1,31-1,45 metri per i mari italiani, con un impatto potenzialmente catastrofico per città costiere come Napoli, Venezia e Brindisi e per l'intero settore della cosiddetta “Blue Economy” (pesca, trasporti marittimi, attività di ricerca etc etc). Intere aree della pianura Pontina potrebbero venire allagate, e lo stesso potrebbe accadere ad altre zone costiere italiane. È un pericolo che si corre in tutto il mondo: anche metropoli come New York e Miami potrebbero finire sott'acqua entro il 2100. Ma chi rischia di più sono gli abitanti di alcune isole del Pacifico che si trovano sul livello del mare; in pochi decenni potrebbero letteralmente sparire sotto l'oceano. Tutte queste popolazioni saranno costrette a migrare altrove, così come quelle delle aree costiere allagate dai mari. Se a questo si aggiungono il previsto incremento demografico e la già citata riduzione delle terre fertili, dell'acqua potabile e delle risorse alimentari, le masse di persone costrette a migrare, a spostarsi sempre più all'interno delle terre emerse, potrebbero raggiungere numeri epocali. Un mix esplosivo di eventi che potrebbe sfociare in devastanti conflitti su scala globale, per accaparrarsi le risorse rimaste di un pianeta devastato con le nostre stesse mani.

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