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Microplastiche negli oceani: un milione di volte più abbondanti di quanto si credesse

Un team di ricerca americano composto da studiosi della Scripps Institution of Oceanography (Università della California) ha determinato che le microplastiche negli oceani potrebbero essere un milione di volte più abbondanti di quanto creduto fino ad oggi. Sono giunti a questa conclusione “setacciando” l’acqua marina con reti in grado di catturare frammenti di 10 micrometri, oltre che analizzando il contenuto dell’apparato digerente di alcuni organismi marini.
A cura di Andrea Centini
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Le microplastiche negli oceani potrebbero essere un milione di volte più abbondanti di quanto stimato fino ad oggi. In ogni metro cubo d'acqua marina, in media, si troverebbero ben 8,3 milioni di pezzi di microplastiche, cioè tutti quei frammenti con una lunghezza inferiore ai cinque millimetri (compresi quelli microscopici). A determinarlo è stato un team di ricerca americano dell'autorevole Scripps Institution of Oceanography dell'Università della California di San Diego.

Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Jennifer A. Brandon, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di precedenti indagini condotte tra il 1971 e il 2013, dai quali è emerso che il 90 percento delle 11mila reti impiegate utilizzava lo stesso tipo di “maglia” per setacciare l'acqua e raccogliere microplastiche. Queste reti catturavano solo frammenti di microplastiche superiori a un terzo di millimetro (333 micrometri), facendo così passare tutte quelle più piccole.

Le salpe analizzate in laboratorio. Credit: Scripps Institution of Oceanography
Le salpe analizzate in laboratorio. Credit: Scripps Institution of Oceanography

Immaginando che ci fosse una importante lacuna nei dati, Brandon e colleghi hanno messo a punto una rete in grado di catturare frammenti con dimensioni fino ai 10 micrometri, che risultava dunque molto più precisa nel determinare il contenuto di microplastiche. Oltre ad aver misurato il “raccolto” delle nuove reti agganciate alle imbarcazioni da ricerca, per ottenere dati ancor più precisi gli scienziati hanno analizzano il contenuto di microplastiche nell'apparato digerente delle salpe, organismi marini planctonici e filtratori.

Brandon e colleghi si sono recati presso il laboratorio di Michael Landry dello Scripps Oceanography, dove sono custoditi numerosi campioni di salpe raccolte durante le spedizioni del passato. Analizzando cento di questi animali, prelevati tra il 2009 e il 2017, gli scienziati hanno scoperto che il 100 percento di essi aveva ingerito microplastiche filtrando l'acqua. Per gli scienziati è stata una vera sorpresa: “Avevo sicuramente pensato che alcuni di essi sarebbero stati puliti, perché hanno un tempo di defecazione relativamente rapido”, ha dichiarato la professoressa Brandon. Incrociando tutti i dati è stato determinato che i livelli delle microplastiche nei mari sono sensibilmente superiori rispetto alle stime precedenti, rappresentando una minaccia ancora maggiore per la salute degli ecosistemi e, probabilmente, anche della nostra. I dettagli della ricerca “Patterns of suspended and salp‐ingested microplastic debris in the North Pacific investigated with epifluorescence microscopy” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Limnology and Oceanography Letters.

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