Mercurio è il ‘proiettile’ del Sistema solare dalle temperature estreme: tutto sul pianeta
Mercurio non possiede il fascino magnetico di giganti gassosi come Saturno e Giove o magari l'esposizione mediatica di Marte, prossima e ambiziosa tappa dell'esplorazione umana nello spazio, tuttavia presenta diverse caratteristiche peculiari che lo rendono uno dei pianeti più curiosi del Sistema solare. Esso infatti non solo è il più piccolo del lotto – con soli 4.800 chilometri di diametro equatoriale – ma è anche il più vicino al Sole, dunque il primo della lista e quello con la maggiore escursione termica in assoluto. La differenza tra la minima e la massima temperatura passa infatti dai – 173° centigradi della notte ai + 427° centigradi di giorno. Non esattamente un posto ospitale per le forme di vita terrestri. A causa della sua vicinanza al Sole, che dista appena 58 milioni di chilometri, Mercurio è anche molto difficile da osservare: per ammirarlo bisogna sempre aspettare due brevissime finestre temporali, ovvero pochi minuti prima dell'alba o immediatamente dopo il tramonto. Nonostante le difficoltà intrinseche dell'osservazione, in alcuni casi è possibile ottenere scatti straordinari del pianeta mentre attraverso il disco solare.
Il più veloce di tutti
Il periodo di rivoluzione di Mercurio, ovvero il tempo impiegato dal pianeta per completare la propria orbita attorno al Sole, dura circa 88 giorni; è dunque il più breve dell'intero Sistema solare. Del resto il corpo celeste sfreccia all'impressionante velocità di 48 chilometri al secondo. Nonostante viaggi come un proiettile, Mercurio ruota molto lentamente su se stesso, e per completare una singola rotazione impiega circa 60 giorni terrestri. Ciò significa che il pianeta compie tre rotazioni ogni due rivoluzioni, un fenomeno noto come ‘risonanza orbitale-rotazionale.' Oltre a essere il più vicino al Sole, Mercurio ha inoltre l'orbita più eccentrica del Sistema solare, cioè la meno circolare di tutte. Il suo diametro è di appena 4.879 chilometri, circa un terzo del diametro della Terra; ciò lo rende persino più piccolo di Ganimede, la luna più grande del Sistema solare e uno dei quattro satelliti medicei di Giove.
Spoglio come la Luna
A causa delle dimensioni ridotte, Mercurio non possiede una vera e propria atmosfera; la sua massa è infatti troppo piccola per trattenere un fitto strato di molecole di gas, che sono ‘fuggite' nello spazio miliardi di anni fa. Ne restano in pratica solo le vestigia. Questo dettaglio lo accomuna alla Luna, con la quale condivide anche l'aspetto desolato, con una superficie ricca di crateri alternati a pianure – simili ai mari del satellite – ed enormi scarpate. I crateri più grandi prendono il nome di bacini, dei quali il più famoso ed esteso è il “Bacino Caloris” (o Caloris Planitia), che possiede un diametro di ben 1.500 chilometri. La superficie è ricoperta da polveri derivate dallo schianto continuo dei meteoriti, che hanno bombardato il pianeta soprattutto poco dopo la sua formazione, nell'arco di un milione di anni. Benché l'acqua allo stato liquido non sia presente – la superficie è esposta a ben 176 giorni di intensi raggi solari, che la farebbero evaporare -, una recente ricerca condotta dalla Brown University di Providence (Stati Uniti) in collaborazione con esperti del Goddard Space Flight Center della NASA ha dimostrato che c'è più ghiaccio di quello stimato. Una parte si trova nel fondo dei crateri più profondi, un'altra in depositi siti nelle regioni polari.
Un pianeta poco studiato
Le più antiche osservazioni documentate di Mercurio risalgono al XIV secolo AC ad opera degli assiri, ed esattamente come avvenuto per Venere, a causa delle ‘fugaci' apparizioni nei pressi del tramonto e dell'alba le antiche popolazioni gli diedero due nomi, credendo si trattasse di due stelle differenti. Probabilmente fu Pitagora a comprendere che fosse un unico oggetto celeste. Il nome Mercurio fu scelto dai Romani, in omaggio al messaggero degli dei, probabilmente per la sua incredibile velocità sulla volta celeste. Le prime osservazioni scientifiche sono attribuite a Galileo Galilei all'inizio del XVII secolo, tuttavia, a causa della difficoltà intrinseca nell'osservazione del pianeta dalla Terra, per avere dati scientifici precisi si è dovuto attendere diversi secoli. La sonda che ha raccolto maggiori informazioni è stata la Mariner 10 della NASA, che nel 1974 scattò diverse migliaia di fotografie riuscendo a mappare quasi la metà della superficie di Mercurio. Tra il 2008 e il 2011 la sonda MESSENGER, anch'essa della NASA, ci ha invece inviato le prime informazioni sul lato non ancora osservato del pianeta. I dati più interessanti di Mercurio probabilmente inizieremo a conoscerli dal prossimo anno, grazie alla missione dell'ESA BepiColombo (in omaggio all'astronomo italiano Giuseppe Colombo), dedicata esclusivamente allo studio del primo pianeta del Sistema solare.
[Credit: NASA]