video suggerito
video suggerito

Mangiare carne rossa può danneggiare il DNA e causare il cancro al colon-retto

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dana-Farber Cancer Institute di Boston ha dimostrato per la prima volta quali danni al DNA possono essere causati da un consumo elevato di carne rossa e lavorata. Questo processo biologico può innescare lo sviluppo di cellule cancerose alla base del cancro del colon-retto.
A cura di Andrea Centini
373 CONDIVISIONI
Immagine

La carne rossa e la carne lavorata (come hamburger e affettati) sono da tempo nel mirino degli scienziati, poiché considerate catalizzatrici del rischio oncologico. La svolta è arrivata nel 2015, quando l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definì la carne rossa non trattata “probabilmente cancerogena per gli esseri umani” e quella lavorata “cancerogena per gli esseri umani”. Per la carne rossa risultavano prove limitate a sostegno del rapporto di causa – effetto tra consumo e cancro, sebbene fosse evidente un'associazione al cancro del colon-retto, della prostata e del pancreas. Per le carni lavorate, invece, le prove sono state ritenute sufficienti a sostegno dell'effetto cancerogeno, soprattutto in relazione al carcinoma del colon-retto, uno dei “big-killer” e secondo per diagnosi in Italia. La IARC giunse alla conclusione che 50 grammi di carne lavorata al giorno possono aumentare di circa il 20 percento le probabilità di ammalarsi del tumore intestinale.

A seguito della classificazione dell'OMS, uscirono altri studi che trovarono prove più o meno evidenti sul rischio cancerogeno derivato dal consumo di carni rosse e processate, tuttavia, mancava sempre un dettaglio fondamentale: il meccanismo molecolare/biologico innescato da questi alimenti in grado di danneggiare il DNA e dunque provocare il cancro. Ora, a sei anni dall'annuncio della IARC, grazie a un nuovo studio è stata identificata una stretta correlazione tra mutazioni che indicano danni al DNA e un consumo elevato di carne rossa, sia lavorata che non. A individuarla è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del Dana-Farber Cancer Institute and Harvard Medical School di Boston, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Broad Institute del MIT e dell'Università di Harvard, del Brigham and Women’s Hospital, del Tongji Medical College di Huazhong (Cina), dell'Università di Chicago, del Wellcome Sanger Institute (Gran Bretagna) e di numerosi altri centri di ricerca.

Gli scienziati, coordinati dal professor Marios Giannakis, oncologo e docente presso il Dipartimento di Medicina dell'ateneo del Massachusetts, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto il sequenziamento genetico delle cellule tumorali di 900 pazienti colpiti da cancro al colon-retto, dei quali erano note le abitudini dietetiche grazie ad accurati questionari alimentari. Incrociando tutti i dati è emerso che l'alchilazione – un tipo di danno nel DNA – era strettamente connessa con l'assunzione di carni rosse. Maggiore era il consumo, più significativo ed esteso era il danno al DNA. Tale associazione non è stata evidenziata col pollo, col pesce e con altri fattori di rischio noti, dal vizio del fumo all'abuso di alcol, passando per la sedentarietà e l'indice di massa corporea (BMI). “Questa firma alchilante è associata a elevate assunzioni di carne rossa lavorata e non trasformata prima della diagnosi”, hanno scritto Giannakis e colleghi nell'abstract dello studio.

I geni particolarmente coinvolti da questa alchilazione sono il KRAS e il PIK3CA, che altri studi avevano associato al cancro al colon-retto. “I risultati suggeriscono che consumare carne rossa può provocare danni in grado di scatenare mutazioni cancerogene in KRAS e PIK3CA, catalizzando così lo sviluppo del cancro al colon-retto. I nostri dati mostrano il consumo di carne rossa come fattore di rischio per il cancro del colon-retto e offrono anche opportunità per prevenire, rilevare e curare questa malattia” , ha affermato il professor Giannakis. Nonostante si tratti di un'associazione significativa, serviranno ulteriori studi per dimostrare l'effettivo rapporto di causa – effetto tra consumo di carni rosse/lavorate e lo sviluppo del diffuso cancro intestinale. Ciò nonostante, gli esperti continuano a sottolineare l'importanza di una dieta equilibrata e basata principalmente su prodotti di origine vegetale, sia per la nostra salute che per quella del pianeta. I dettagli della ricerca “Discovery and features of an alkylating signature in colorectal cancer” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cancer Discovery dell’American Association for Cancer Research.

373 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views