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LISA Pathfinder è nello spazio

Ascolterà l’Universo attraverso le onde gravitazionali.
A cura di Nadia Vitali
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Tutto è andato secondo i piani stabiliti: quando in Italia erano le 5:04, il razzo VEGA è partito dalla base di Kourou, in Guyana francese diretto verso la volta celeste. Il preziosissimo carico trasportato è LISA Pathfinder, la sonda realizzata dall’ESA grazie anche al fondamentale contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Manovre verso il cielo

Circa sette minuti dopo il lancio, è avvenuta la separazione dei primi tre stadi e la prima accensione dell’ultimo segmento di VEGA che ha spinto LISA verso un’orbita bassa; successivamente, un’altra accensione ha portato il satellite verso l’orbita di volo transitoria. Alle 7:14 le comunicazioni con la Terra hanno consentito agli scienziati dell’ASI di affermare con certezza che il lancio è stato un successo, dopo che alle 6:49 ha avuto luogo l'ultimo distacco di un modulo del lanciatore.

In viaggio nell'Universo

Adesso bisognerà aspettare una decina di settimane perché LISA possa cominciare a lavorare: per il momento, infatti, si trova “parcheggiata” in un’orbita leggermente ellittica che ha il suo punto più vicino alla Terra a 200 chilometri e quello più lontano a 1540. I prossimi due mesi e mezzo, quindi, serviranno alla sonda per navigare verso la posizione definitiva dove dovrebbe giungere, grazie ai suoi propulsori, verso il 13 di febbraio. La sua meta è il primo punto di Lagrange, a circa un milione e mezzo di chilometri da noi e in equilibrio gravitazionale tra Sole e Terra. Da lì, poi, LISA potrà compiere l’ambiziosa missione per cui è stata spedita in orbita, ossia fare da precursore alla costruzione di un osservatorio spaziale delle onde gravitazionali il cui compimento è atteso entro il 2034.

Einstein, cento anni dopo

A novembre la teoria della relatività generale ha compiuto i suoi primi cento anni: non ci poteva essere modo migliore per festeggiarla se non quello di mandare nel cosmo strumenti sempre più sofisticati e raffinati per cercare di afferrare le tracce di quelle onde gravitazionali scatenate da eventi catastrofici in qualche parte del cosmo. La possibilità di ascoltare e studiare le onde gravitazionali costituisce una profonda rivoluzione nel campo dell'astrofisica, dell'astronomia e della cosmologia: secondo Stefano Vitale, ordinario di Fisica sperimentale all'Università di Trento e principal investigator della missione, stiamo vivendo qualcosa di paragonabile all'invenzione del telescopio o dei radiotelescopi.

L'esistenza delle onde è prevista a livello teorico ma, fino ad oggi, non è stata mai dimostrata empiricamente. Eppure, secondo Einstein devono esserci e, dunque, è tempo di scovarle.

Le onde gravitazionali sono il messaggero ideale per osservare l’Universo. Attraversano indisturbate qualunque forma di materia o energia, sono emesse da tutti i corpi, visibili o oscuri, ne registrano il moto e portano l’informazione sino a noi dalle profondità più remote dell’Universo. Possiamo paragonarle al suono: arrivano da sorgenti nascoste dietro altri oggetti, come rumori di animali nascosti in una foresta, e ci permettono di individuarle, riconoscerle, valutarne la distanza e seguirne il movimento. Ci raggiungono da sorgenti che non emettono luce, come suoni di notte. – Stefano Vitale

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