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Le mascherine non alterano i livelli di ossigeno durante lo sport: lo dimostrano questi studi

Tre studi indipendenti hanno dimostrato che l’uso delle mascherine chirurgiche o di comunità durante l’attività fisica, anche intensa, non influenza parametri fisiologici come saturazione dell’ossigeno arterioso, indice di ossigenazione dei tessuti, pressione sanguigna e via discorrendo. Solo i respiratori professionali N95 aumentano i livelli di anidride carbonica, pertanto gli studiosi suggeriscono di lasciarli agli operatori sanitari.
A cura di Andrea Centini
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Da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, le misure per spezzare la catena dei contagi sono state rivedute e corrette varie volte, e anche uno dei “pilastri” dell'attuale linea anti contagio, ovvero l'uso delle mascherine, ha subito un clamoroso dietrofront. Tutti ricordano che durante il picco della prima ondata non erano nemmeno raccomandate, secondo molti a causa della carenza di scorte per gli operatori sanitari; oggi non si può uscire di casa senza almeno una cosiddetta “mascherina di comunità”. Ma non tutti sono obbligati a indossarla. Tra gli esentati vi sono coloro che praticano attività sportiva (non semplicemente motoria), come correre e andare in bicicletta. Si pensa che sotto sforzo la mascherina possa avere un impatto sulle funzionalità respiratorie, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire per la salute. Ma cosa dice la scienza al riguardo? Tre nuovi studi affermano che l'attività fisica anche intensa, se praticata con la mascherina, nelle persone sane non limitano il flusso di ossigeno e non compromettono la funzione cardiopolmonare, anche se la sensazione della dispnea può essere poco piacevole.

Il primo dei tre studi è “Wearing of Cloth or Disposable Surgical Face Masks has no Effect on Vigorous Exercise Performance in Healthy Individuals” pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health. A condurlo un team di ricerca canadese guidato da scienziati del College di Chinesiologia dell'Università del Saskatchewan. In parole semplici, hanno chiesto a 14 partecipanti – 7 uomini e 7 donne – di correre fino allo sfinimento su una cyclette (test di cicloergometria) in tre diverse condizioni: indossando una mascherina chirurgica; una mascherina di comunità in tessuto e senza mascherina. Gli scienziati coordinati dal professor Keely Shaw hanno monitorato saturazione dell'ossigeno arterioso, indice di ossigenazione dei tessuti, frequenza cardiaca, pressione sanguigna, pressione respiratoria etc etc. Ebbene, dai risultati fisiologici non è emersa alcuna differenza significativa tra le tre condizioni. “Non erano evidenti differenze tra l'indossare o il non indossare una mascherina per la saturazione dell'ossigeno arterioso, l'indice di ossigenazione dei tessuti, la valutazione dello sforzo percepito o la frequenza cardiaca, in qualsiasi momento durante i test da sforzo. Indossare una mascherina durante l'esercizio fisico intenso non ha avuto alcun effetto dannoso percepibile sull'ossigenazione del sangue o dei muscoli e sulle prestazioni fisiche in partecipanti giovani e sani”, hanno spiegato Shaw e colleghi nell'abstract del proprio studio.

A una conclusione analoga è giunto anche lo studio “Return to training in the COVID‐19 era: The physiological effects of face masks during exercise” pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Scandinavian Journal of Medicine and Science in Sports. A condurre questa ricerca un team israeliano composto da scienziati di vari dipartimenti del Rambam Health Care Campus di Haifa. I ricercatori, coordinati dal professor Danny Epstein, hanno sottoposto 16 uomini a un test analogo a quello dello studio canadese, con la differenza che il test è stato eseguito in tre condizioni leggermente differenti: senza mascherina, con una mascherina chirurgica e con un respiratore professionale N95, l'equivalente americano della FFP2. Anche in questo caso non sono state rilevate differenze statisticamente significative, con l'unica eccezione del respiratore FFP2. L'esercizio fisico intenso è stato associato infatti a un aumento significativo dei livelli di anidride carbonica (EtCO 2 ) di fine espirazione per chi indossava questo tipo di mascherina. Il suggerimento di Epstein e colleghi è quello di lasciare i respiratori professionali agli operatori sanitari.

La terza indagine, chiamata “Facemasks and the Cardiorespiratory Response to Physical Activity in Health and Disease”, è stata uno studio di revisione pubblicato sulla rivista scientifica Annals of the American Thoracic Society. Condotta da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della California di San Diego, la ricerca è giunta alla conclusione che fare sport e indossare mascherine non compromette l'attività cardiopolmonare, dato che si determinano minime variazioni nei parametri fisiologici. “Nel complesso, i dati disponibili suggeriscono che sebbene la dispnea possa aumentare e alterare lo sforzo percepito con l'attività fisica, gli effetti su Wb, gas ematici e altri parametri fisiologici dovuti alle mascherine durante l'attività fisica sono piccoli, spesso troppo piccoli per essere rilevati, anche durante molto pesanti esercizio”, spiegano nell'abstract del proprio studio gli scienziati guidati dalla professoressa Susan R. Hopkins. In pratica, spiegano gli autori dello studio, facendo sport con le mascherine si diventa consapevoli del proprio respiro, una sensazione spiacevole che può aumentare anche perché questi strumenti aumentano la temperatura del viso. Le variazioni sono considerate “irrilevanti” per le persone normali e “molto piccole” anche per i pazienti con problemi cardiopolmonari. Naturalmente va sempre consultato il proprio medico curante prima di prendere ogni iniziativa.

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