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L’asteroide 2019SU3 appena scoperto rischia di colpire la Terra nel 2084: monitorato dall’ESA

L’Agenzia Spaziale Europea ha inserito l’asteroide di classe apollo 2019SU3 nella “Risk List” degli oggetti che hanno una probabilità di impattare con la Terra. Al momento il sasso spaziale appena scoperto occupa il quarto posto in classifica, ma le cose potrebbero cambiare in futuro. La collisione potrebbe avvenire tra il 16 e il 21 settembre del 2084.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Urikyo33
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Un asteroide appena scoperto, 2019SU3, rischia di impattare con il nostro pianeta nel 2084, più precisamente tra il 16 e il 21 settembre. Nello scenario peggiore, le probabilità di collisione stimate dagli scienziati sono di una su 147, negli altri si arriva anche a una su oltre 3.500. Le misurazioni dell'orbita del “sasso spaziale” sono ancora in atto, tuttavia la situazione potrebbe cambiare drasticamente nell'arco dei prossimi 65 anni. 2019SU3 potrebbe infatti essere influenzato dalla forza gravitazionale dei pianeti  ed essere spinto a collidere con la Terra, oppure a prendere il largo. Al momento si ritiene che transiterà a una velocità superiore ai 380mila chilometri orari a poco più di 100mila chilometri di distanza dal nostro pianeta; tenendo presente che la Luna dista in media 384mila chilometri dalla Terra, si tratta davvero di un'inezia in termini puramente astronomici.

L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha inserito 2019SU3 nella “Risk List” degli asteroidi che potrebbero collidere con la superficie terrestre, e al momento occupa il quarto posto in questa poco lusinghiera classifica del rischio. Fortunatamente non si tratta di un colosso in grado di innescare fenomeni di estinzione di massa, come il famigerato “chixulub” di oltre 10 chilometri di diametro che 66 milioni di anni fa spazzò via dinosauri non aviani e altri gruppi di animali. Il diametro stimato del sasso spaziale è infatti di “soli” 14 metri, dunque è poco più grande di un autobus. Ciò significa che impattando con l'atmosfera terrestre potrebbe esplodere generando frammenti più piccoli, benché molto dipenda dalla composizione (un asteroide ferroso è decisamente più resistente di uno roccioso).

Un paragone può essere fatto con la cosiddetta “meteora di Čeljabinsk” che nel 2013 esplose sui cieli della Russia. Il meteoroide aveva un diametro stimato di 15 metri e una massa di 10mila tonnellate. Quando esplose nell'atmosfera produsse una violentissima onda d'urto che causò circa 1500 feriti (moltissimi dei quali investiti dai vetri delle finestre) e danni in un'area piuttosto vasta. Fortunatamente si trattava di una zona scarsamente popolata, dunque l'impatto fu limitato. In un centro densamente popolato gli effetti di un asteroide simile potrebbero essere ben più devastanti; basti pensare che in un lago poco distante da Čeljabinsk fu raccolto un frammento dal peso di poco inferiore ai 600 chilogrammi. Come indicato, tuttavia, non vi è ancora certezza sulla collisione di 2019SU3, inoltre le agenzie spaziali di tutto il mondo stanno lavorando alacremente per rispondere a questo tipo di minaccia. Un'opzione potrebbe essere deviare gli asteroidi colpendoli con una sonda, come tenterà di fare la missione DART con Didimo b.

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