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Covid 19

La variante indiana è ora dominante nel Regno Unito: aumentano positivi e ricoveri

Negli ultimi giorni i nuovi casi di positività al coronavirus SARS-CoV-2 e i ricoveri in ospedale sono aumentati sensibilmente nel Regno Unito, a causa della diffusione della seconda variante indiana B.1.617.2. Il ceppo, divenuto dominante attorno al 15 maggio, risulta essere molto più trasmissibile della variante inglese.
A cura di Andrea Centini
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Le analisi dei dati relativi alla circolazione della seconda variante indiana (B.1.617.2) nel Regno Unito stanno preoccupando seriamente gli esperti di epidemiologia. In base all'ultimo bollettino della Public Health England (PHE), agenzia del Dipartimento di Sanità e Assistenza sociale britannico, in una sola settimana i casi di questo lignaggio sono raddoppiati, passando da poco più di 3.500 a circa 7.000. Ciò ha reso B.1.617.2 la variante dominante del coronavirus SARS-CoV-2 nel Regno Unito, avendo sorpassato per incidenza la variante inglese (“Kent”) B.1.1.7. Ormai è diffusa in quasi tutte le regioni con catene dei contagi slegate dai viaggiatori; il ceppo si sta dunque radicando nel territorio, portando come conseguenza un aumento dei contagi e anche dei ricoveri in ospedale. In base alle stime degli scienziati, l'ascesa del lignaggio B.1.617.2 sarebbe dovuta principalmente alla spiccata trasmissibilità, fino al 50-60 percento superiore rispetto a quella della variante inglese, che a sua volta mostrava una contagiosità sensibilmente superiore a quella del ceppo “selvatico” e originale di Wuhan.

A descrivere la preoccupante situazione epidemiologica nel Regno Unito legata alla diffusione della variante B.1.617.2  è la professoressa Christina Pagel, esperta di matematica, docente di Ricerca operativa presso lo University College di Londra (UCL), direttrice della Clinical Operational Research Unit (CORU) e ricercatrice del Great Ormond Street Hospital. La scienziata ha pubblicato una serie di grafici su Twitter dedicati alle ultime indagini della PHE e sui dati raccolti dal programma “COVID–19 Genomic Surveillance” presso il Wellcome Sanger Institute, sottolineando che la variante sta crescendo in modo esponenziale. Tutti noi ricordiamo gli effetti sulle curve epidemiologiche dei raddoppi settimanali, durante la prima, drammatica ondata dei contagi in Italia. “Se continua così, i casi possono aumentare molto velocemente. Non è impossibile superare di gran lunga il numero di casi che abbiamo visto in inverno”, ha ammonito la professoressa Pagel in uno degli ultimi cinguettii.

Poco prima aveva scritto che la variante B.1.617.2 è ora quella dominante nel Regno Unito e che la variante inglese B.1.1.7 sarebbe stata “detronizzata” attorno al 15 maggio secondo i dati Sanger (un po' prima per il PHE). L'aspetto più interessante dei primi grafici condivisi risiede nel fatto che i dati escludono i casi rilevati nei viaggiatori; in pratica, si va a caccia delle catene di trasmissione/focolai radicati sul territorio. Nel secondo si vede il drastico calo della variante inglese, dopo il lockdown e il successo della campagna vaccinale, e la rapidissima ascesa della variante B.1.617.2, iniziata attorno al 17 aprile.

Un altro grafico significativo mostra come essa sia ormai quella dominante quasi tutte le regioni del Regno Unito, con quelle nordorientali e Yorks in rapido recupero sulle altre (erano leggermente attardate).

In base all'ultimo rapporto della PHE, spiega la professoressa Pagel, i “tassi di attacco secondario” – cioè le probabilità che un contatto stretto di un caso confermato risulti positivo – sono particolarmente elevati per la variante B.1.617.2, che avrebbe il 67 percento di contagiosità in più rispetto alla variante inglese, a causa delle mutazioni rilevate nel suo profilo genetico. Ciò avrebbe avuto un impatto significativo sull'incremento di nuovi contagi e sui ricoveri in ospedale. “I casi segnalati in Inghilterra sono aumentati del 27 percento la scorsa settimana. I ricoveri ospedalieri al 26 maggio sono aumentati del 15 percento”, scrive la professoressa Pagel.

La scienziata sottolinea che i britannici non devono essere ossessionati da ciò che accadrà il 21 giugno, data fissata dal governo di Boris Johnson per un ritorno alla “normalità”, ma di pensare a cosa può essere fatto adesso per fermare l'avanzata della seconda variante indiana. Sicuramente una ulteriore accelerazione della campagna vaccinale è la strada maestra, tenendo presente che tra i nuovi ricoverati segnalati nel Regno Unito, un paziente su 10 non è vaccinato. La scienziata conclude la sua serie di Tweet sconsigliando fortemente i viaggi internazionali, per evitare che la variante esca dalla Gran Bretagna e raggiunga Paesi altri dove la campagna vaccinale è molto più indietro.

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