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Covid 19

La variante Delta è così forte che nemmeno le altre versioni del virus possono competere

A fare la differenza sono alcune mutazioni nel codice genetico di Sars-Cov-2 che hanno permesso a questa particolare variante di diventare quella dominante a livello globale. Questo non esclude la possibilità che in futuro emergano nuove versioni più aggressive e in grado di surclassare la stessa Delta.
A cura di Valeria Aiello
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Da quando la variante Delta è inizialmente emersa in India, associata alla drammatica ondata di Covid-19 che nella primavera del 2021 ha stravolto il subcontinente asiatico, i ricercatori hanno cercato di capire cosa abbia reso questa particolare versione mutata di Sars-Cov-2 così capace di infettare le persone, tanto da diventare la versione dominante. Gli studi sull’evoluzione virale hanno suggerito che il patogeno ha accumulato una serie di mutazioni in grado di conferire al virus una più alta contagiosità e alcune ricerche hanno inoltre indicato che Delta sembra avere un tempo di incubazione molto più breve, che potrebbe essere correlato a una carica virale più elevata (più copie del virus) nei soggetti infetti, che potrebbero quindi trasmettere più facilmente l’infezione (all’aria aperta o con un breve contatto).

Dopo mesi di analisi volte a comprendere le basi biologiche di questi eventi, il campo delle ipotesi si è ristretto ad alcune importanti mutazioni a livello della proteina Spike che sembrano aiutare il virus a penetrare più velocemente all’interno delle cellule. Una di queste, chiamata P681R, sembra infatti poter velocizzare un passaggio cruciale nel processo di infezione, e un’altra mutazione, chiamata D950N, potrebbe aver alterato la struttura della proteina Spike in modo da rendere questa stessa proteina più pronta a cambiare la sua conformazione per aiutare il virus a fondersi con le cellule umane. Dal punto di vista epidemiologico, l’insieme di questi meccanismi contribuisce ad aumentare la capacità di diffusione di Sars-Cov-2 e rendere la variante Delta di almeno il 40% più contagiosa rispetto alla variante Alfa che, a sua volta, lo era del 50% più del ceppo originario.

In altre parole, la variante Delta è così forte che qualsiasi altra forma di Sars-Cov-2 già in circolazione è stata completamente surclassata, come mostrato anche dai dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l’Agenzia federale che si occupa di salute pubblica negli Stati Uniti. Il grafico qui in basso, che riassume il monitoraggio delle varianti che circolano nel Paese –  sulla base del programma di sorveglianza genomica che identifica e tiene traccia delle versioni di Sars-Cov-2 che circolano negli Usa – indica infatti che da quando la variante Delta è stata rilevata negli States, la proporzione di infezioni legate a questa versione virale è aumentata progressivamente, fino a rappresentare la quasi totalità dei casi di Covid-19.

La proporzione di casi per variante di Sars-Cov-2 negli Stati Uniti / CDC
La proporzione di casi per variante di Sars-Cov-2 negli Stati Uniti / CDC

Come negli Stati Uniti, la variante Delta è diventata dominante anche in Europa, Italia inclusa, dove secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è passata dall’1% al 99,7% in appena cinque mesi. Questo significa che anche nel nostro Paese la quasi totalità dei contagi è attribuibile alla variante Delta e che, al contempo, le altre forme virali – che rappresentano lo 0,3% dei casi – sono destinate a scomparire, come accaduto per il virus che ha causato i primi casi di Covid nel gennaio 2020 e che ormai non viene più rilevato tra quelli circolanti nel Paese.

Il fatto che la variante Delta sia diventata la dominante a livello globale non esclude che nuove versioni mutate possano prendere il sopravvento. Nuove varianti del coronavirus “ci saranno sempre” e, prima che si arrivi a quella che alcuni ricercatori ipotizzano sia la “variante finale”, il virus potrebbe avere ancora qualche asso nella manica.

Il modo migliore per rallentare l’emergere di nuove versioni virali è quello di ridurre il più possibile la diffusione del virus, ovvero limitando al massimo le occasioni di infezione, indossando le mascherine, rispettando le norme di igiene e distanziamento sociale che ormai ben conosciamo, e soprattutto facendo il vaccino, che non solo ci protegge dalla malattia e dal rischio di sviluppare forme gravi e fatali di Covid, ma riduce anche le probabilità di infezione.

Per la variante Delta, questa possibilità nei vaccinati si stima sia ridotta di circa l’80% e, per quanto non completamente annullata, può significativamente diminuire la circolazione virale nelle comunità in cui si raggiunge un’alta copertura vaccinale. Questo è l’auspicio delle campagne vaccinali in corso e l’obiettivo che dovremo condividere tutti per evitare l’emergere di versioni virali ancora più aggressive e in grado di surclassare la stessa Delta.

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