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Covid 19

Burioni: “Il coronavirus non muterà all’infinito e con i vaccini batteremo le varianti”

Il virologo italiano in un paper su Nature Medicine: “Il virus evolverà verso una variante ‘finale’ più contagiosa e si stabilizzerà, come immaginiamo che sia accaduto per il morbillo e altri virus a Rna molto contagiosi. Questo dà motivo di cauto ottimismo riguardo il prossimo futuro e l’efficacia dei vaccini che, se estesi a tutta l’umanità, permetteranno il controllo globale della pandemia”.
A cura di Valeria Aiello
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Il coronavirus Sars-Cov-2 non muterà all’infinito, ma raggiungerà “una forma di massima trasmissibilità”, ovvero evolverà verso una variante “finale” più contagiosa che diventerà quella dominante. Questo, in sintesi, lo scenario ipotizzato dal virologo italiano Roberto Burioni, in un paper a quattro mani pubblicato sulla rivista Nature Medicine insieme al ricercatore statunitense Eric Topol. “Il virus si stabilizzerà così, nulla è infinito in natura – prevedono i due studiosi – . Questa variante “finale” prevarrà e diventerà il ceppo dominante, sperimentando solo variazioni occasionali e minime che non forniranno ulteriori vantaggi in termini di infettività”.

Le mutazioni non possono continuare all'infinito

A supporto della tesi, quanto si presume sia accaduto ad alcuni virus a RNA molto contagiosi, come il virus del morbillo. “Nelle prime fasi dell’epidemia, il virus era probabilmente instabile e meno trasmissibile di quanto sia ora; poi, una volta raggiunta la forma più contagiosa, il virus del morbillo si è stabilizzato”. Analogamente, anche altri virus a Rna molto contagiosi (per esempio gli agenti virali che causano l’epatite A, la poliomielite, la parotite e la rosolia) e che attualmente molto stabili, potrebbero aver seguito questa stessa strada evolutiva.

Ad ogni modo, osservano i due studiosi, nessuno di questi virus ha sviluppato “una struttura molecolare in grado di sfuggire alla risposta immunitaria dei pazienti guariti”. Questo perché, nel momento in cui un virus molto contagioso viene attaccato dalla risposta immunitaria indotta da una precedente infezione, il patogeno “non avrebbe alcun vantaggio immediato nell’eluderla”, forse perché quando neutralizzato, potrebbe aver nel contempo già infettato – grazie alla sua maggiore contagiosità – un’altra persona.

La sfida dei vaccini contro le varianti

Deduzioni che nel complesso, potrebbero avere importanti implicazioni nell’evoluzione della pandemia di Covid-19, contro cui la ricerca ha permesso di raggiungere in tempi rapidissimi vaccini capaci di indurre una robusta risposta immunitaria. “D’altra parte – aggiungono i ricercatori – i vaccini più potenti sembrano in grado di ostacolare drasticamente la replicazione virale, e quindi la trasmissione. Per questo motivo, un notevole vantaggio per il virus potrebbe essere fornito da mutazioni che provocano l’emergere di varianti che sfuggono all'immunità indotta dalla vaccinazione. Questi si replicherebbero ancora nell’ospite vaccinato in comunità in cui la proporzione di persone vaccinate è molto alta (ad esempio Israele e Stati Uniti)”.

Tuttavia, fanno notare i ricercatori, nonostante l’intensa replicazione virale (che permette al virus di mutare e generare nuove varianti) questo non è avvenuto. “In queste comunità dove i vaccinati sono molti, il mondo deve ancora assistere all’emergere di varianti in grado di “bucare” l’immunità indotta dal vaccino”.

Sebbene questo rischio non possa essere completamente escluso, gli studiosi evidenziano che “i dati molecolari finora raccolti hanno chiarito che lo ‘spazio evolutivo’ che Sars-Cov-2 ha per eludere l’immunità indotta dal vaccino è notevolmente ristretto rispetto a quello disponibile per aumentare il suo livello di contagiosità”.

Tutto questo dà “motivo di cauto ottimismo” riguardo il prossimo futuro, consentendo di immaginare che lo sforzo per vaccinare il maggior numero di persone possibile nel più breve tempo possibile possa essere decisivo per risolvere l’emergenza sanitaria. “Una volta controllati i tassi di infezione nei Paesi più avanzati – ricordano gli autori del paper – , sarà fondamentale fare lo stesso in quelli in via di sviluppo e ottenere lo stesso successo in contesti ‘socio-sanitari’ più difficili”.

Per questo sarà nell’interesse stesso dell’umanità non essere avida e fornire invece vaccini a un prezzo accessibile a tutta l’umanità: la storia ha infatti insegnato che quando si ha a che fare con il controllo globale di una malattia infettiva, il modo più efficace per essere egoisti è essere generosi.

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