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La terza dose abbatte il rischio di infezione, COVID grave e morte in tutte le fasce d’età

Mettendo a confronto i dati clinici di pazienti che hanno ricevuto il richiamo di vaccino Covid (terza dose) con quelli di chi aveva completato il solo ciclo di base (due dosi), un team di ricerca Israeliano guidato da scienziati del Weizmann Institute of Science ha determinato che il richiamo o booster abbatte il rischio di infezione, COVID-19 grave e morte in ogni fascia di età.
A cura di Andrea Centini
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Come indicato più volte dagli esperti nel corso della pandemia di COVID-19, molto probabilmente sarebbero stati necessari dei richiami (o booster) periodici per i vaccini, al fine di rinvigorire la risposta immunitaria e mantenerla efficace nel tempo contro il coronavirus SARS-CoV-2. Un po' come avviene col vaccino antinfluenzale, che si fa ogni anno all'inizio della stagione fredda. Questo richiamo è divenuto realtà e al momento, in Italia, è previsto per tutti gli over 60 e i soggetti fragili; non va confuso con la terza dose – o dose supplementare – prevista per soggetti immunodepressi e con altre condizioni, che è necessaria per completare il ciclo vaccinale di base. Il richiamo periodico è invece un “rinforzo” per chi ha già completato il ciclo vaccinale, che i primi studi da Israele hanno dimostrato essere estremamente efficace. Sia nell'abbattere il rischio di infezione che la mortalità. Ora una nuova indagine, condotta sempre nel Paese mediorientale, dimostra che il booster (fatto mesi dopo aver ricevuto la seconda dose) abbatte i tassi di infezione e COVID-19 severa in tutte le fasce di età, non solo negli anziani. Ciò apre alla possibilità che in futuro tutti noi potremmo fare questo richiamo, non solo le categorie già comunicate dal Ministero della Salute.

A condurre il nuovo studio israeliano è stato un team di ricerca guidato da scienziati del Weizmann Institute of Science, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Technion – Israel Institute of Technology, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, del Ministero della Salute israeliano e dell'Istituto Gertner per l'epidemiologia e la ricerca sulle politiche sanitarie dello Sheba Medical Center. Gli scienziati, coordinati dal professor Yinon M. Bar-On, docente presso il Dipartimento di Scienze delle piante e dell'ambiente dell'istituto Weizmann, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati epidemiologici del database del Ministero della Salute tra il 30 luglio 2021 e il 6 ottobre 2021. Il governo israeliano aveva infatti deciso di avviare la campagna di richiamo con la terza dose a partire dalla fine di luglio per gli over 60, per poi estenderla il 13 agosto alla fascia d'età 50 – 59 anni; il 20 agosto alla fascia di età 40 – 49; il 24 agosto alla fascia di età 30 – 39 e, alla fine dello stesso mese, di estenderla a tutti i cittadini israeliani con più di 16 anni. Il booster è previsto per tutti coloro che hanno completato il ciclo vaccinale di base (con due dosi) da almeno cinque mesi. Ricordiamo che la campagna vaccinale in Israele si basa interamente sul vaccino anti Covid “Comirnaty” del colosso farmaceutico americano Pfizer, messo a punto in collaborazione con i colleghi tedeschi della società biotecnologica BioNTech.

I ricercatori hanno messo a confronto i dati clinici dei soggetti che avevano ricevuto il richiamo con quelli che avevano completato solo il ciclo vaccinale di base (con le due dosi), evidenziando che il booster – la terza dose – è risultato molto efficace nel prevenire infezioni, ricoveri e morte. Dall'analisi dei dati, che riguardano oltre 4,6 milioni di persone, il professor Bar-On e i colleghi hanno determinato che i tassi di infezione confermati erano di circa dieci volte inferiori nel gruppo che aveva ricevuto il richiamo rispetto al gruppo senza. Nello specifico, era 12,4 volte inferiore per le persone di età superiore a 60 anni; 12,2 volte per le persone di età compresa tra 50 e 59 anni; 9,7  volte per le persone di età compresa tra 40 e 49 anni; 8,8 volte per la fascia di età 30 – 39 anni; e 17,6 volte per quella 16 e 29 anni.

Tra chi aveva ricevuto il booster, i tassi di COVID-19 severa sono risultati essere fino a 18,7 volte (95% CI, 15,7-22,4) inferiori per la fascia di età superiore ai 60 anni e fino a 22 volte (95% CI, 10,3-47,0) inferiori per quella compresa tra i 40 e i 60 anni. Per quanto concerne il tasso di mortalità, esso è risultato fino a 14,7 volte inferiore per gli over 60 che avevano ricevuto il richiamo (a causa dei pochi dati per i più giovani questo calcolo è stato fatto solo per la fascia anziana). “In tutti i gruppi di età, i tassi di infezione confermata e malattie gravi erano sostanzialmente inferiori tra coloro che avevano ricevuto una dose di richiamo del vaccino BNT162b2”, hanno concluso i ricercatori israeliani (BNT162b2 è il nome in codice sperimentale del vaccino Covid di Pfizer).

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In una recente intervista l'immunologo Cyrille Cohen dell'Università Bar-Ilan di Tel Aviv ha dichiarato che nelle ultime settimane ci sono stati 70 decessi per Covid in Israele, dei quali 52 non vaccinati, 16 con due dosi e due con la terza dose. “Il richiamo protegge trenta volte di più rispetto ai non vaccinati e 7 volte di più delle due dosi”, aveva chiosato l'esperto. I dettagli della ricerca “Protection Across Age Groups of BNT162b2 Vaccine Booster against Covid-19” sono stati caricati nel database MedrXiv e non sono ancora stati sottoposti a revisione paritaria.

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