La NASA svela Orion, nel 2014 il successore dello Shuttle
Eppur si muove. Nonostante imponenti tagli di budget e lunghissimi stop dovuti all’incertezza politica del Congresso, la NASA sta portando avanti il lavoro per consegnare agli Stati Uniti d’America il successore dello Space Shuttle, le cui navicelle sono state dismesse l’anno scorso. La capsula abitabile che costituisce il “nucleo” della nuova navicella Orion è stata presentata in Florida in occasione dei 50 anni del Kennedy Space Center dal direttore del progetto, Robert Cabana, già comandante di diverse missioni Shuttle.
Primo passo per il dopo-Shuttle
Un evento importante che dimostra come gli USA non abbiamo appeso le scarpette al chiodo nell’impresa spaziale, ma anzi si preparino ad aprire una nuova era. Mentre la Cina ha dimostrato pochi giorni fa di poter abitare l’orbita terrestre dove si trova stabilmente la Stazionale Spaziale Internazionale (ISS) e ora anche il primo modulo di una futura stazione spaziale cinese, e mentre la compagnia privata SpaceX ha portato a termine l’ambizioso sogno di far attraccare alla ISS una sua navicella automatica, spianando la strada alla conquista dello spazio da parte di una nuova generazione di imprenditori, l’avventura spaziale della NASA continua. Il modulo abitabile di Orion presentato in Florida non è un prototipo, ha tenuto a spiegare Cabana, ma la versione finale che verrà lanciata nel 2014 in un test di prova senza equipaggio.
Ora che la capsula Orion è pronta, manca ancora un pezzo importante: il razzo. Sarà un nuovo lanciatore pesante, de tipo Saturn, quello che spedì sulla Luna le missioni Apollo. Molto più pesante dei razzi necessari a raggiungere l’orbita terrestre, perché l’ambizione di Orion è quella di portare l’uomo “lì dove nessuno è mai giunto prima”. E non c’è bisogno di volare troppo con la fantasia per capire dove volesse andare a parare, con quelle parole, il senatore della Florida, Bill Nelson, presentando Orion: “Signore e signori, stiamo per andare su Marte. Senza alcun dubbio, l’obiettivo a lungo termine del nostro programma spaziale umano già da ora è di andare su Marte nel decennio 2030”. Ci saranno delle tappe intermedie, naturalmente: il presidente Obama ha ribadito l’obiettivo di far scendere degli astronauti su un asteroide entro il 2025. E c’è sempre la Luna, che la precedente amministrazione Bush voleva ‘riconquistare’ entro il 2020 e che invece è stata abbandonata da Obama.
2025: odissea tra gli asteroidi
La Luna è roba già vista, dicono a Washington. Ormai è quasi un gioco da ragazzi: tant’è vero che in molti – cinesi, russi, indiani, persino nigeriani, senza contare le compagnie spaziali provate – contano di sbarcare astronauti sulla Luna in sette, otto anni. Un asteroide è tutt’altra faccenda: da una parte è un obiettivo più semplice, perché possiede una forza di gravità infinitesimale rispetto alla Luna e quindi ripartire dalla sua superficie è assai poco dispendioso; dall’altra è un obiettivo più complesso perché la superficie di atterraggio è molto più ristretta, ipoteticamente anche più accidentata, e la velocità di un asteroide è superiore a quella di un pianeta o di un suo satellite naturale, quindi ci vorrà più accortezza nella discesa. Ma si tratterebbe di un eccellente test per dimostrare le capacità di Orion e far sì che, da lì a dieci anni, la navicella possa atterrare su Marte, e naturalmente ripartirne.
La capsula Orion sarà ora completata con lo scudo termico e i sistemi di avionica e navigazione, mentre andrà avanti il lavoro per il lanciatore pesante, nome in codice SLS (Space Launch System). Non sarà comunque quest’ultimo a portare Orion nello spazio per il primo test, ma un più banale razzo Delta 4. Il volo di prova senza uomini a bordo nel 2014 non andrà infatti oltre l’orbita terrestre, anche se l’altitudine massima che dovrebbe raggiungere è circa 15 volte maggiore di quella della ISS. Quello che interessa di più alla NASA è verificare la capacità di Orion di rientrare in atmosfera senza trasformarsi in uno spettacolo pirotecnico: perciò, altezza e velocità saranno calibrate per simulare il rientro della navicella da una missione nello spazio profondo, come quelle a cui gli equipaggi umani saranno destinati.
A quel punto il prossimo step sarà nel 2017, quando Orion – ancora senza equipaggio – sarà lanciato nello spazio dal nuovo SLS. Dovremo aspettare il 2021 per poter assistere al primo volo con un equipaggio di quattro astronauti. Se tutto andrà bene, da lì a quattro anni l’uomo atterrerà sul primo corpo celeste diverso dalla Luna, e l’avventura umana nello spazio ricomincerà. Sempre che, nel frattempo, la NASA non sia stata raggiunta e sorpassata dalle straordinarie ambizioni di SpaceX, che dopo aver raggiunto la ISS punta a obiettivi ancora alti. O magari dalla Cina, che in campo spaziale sta dimostrando di non sbagliarne una.