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La NASA ha annunciato due missioni su Venere entro il 2030: “Sarà come riscoprire il pianeta”

Gli esperti del Programma Discovery della NASA hanno selezionato due nuove missioni di esplorazione spaziale per lo studio del pianeta Venere. Chiamate DAVINCI+ e VERITAS, saranno lanciare entro la fine del decennio e avranno tra i vari obiettivi l’analisi dell’atmosfera e la mappatura della superficie.
A cura di Andrea Centini
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La NASA ha annunciato che entro la fine del decennio saranno lanciate due nuove missioni per lo studio di Venere, l'infernale “pianeta dell'amore”. Entrambe le missioni sono state selezionate nell'ambito del “Discovery Program” dell'agenzia aerospaziale americana e il lancio è previsto per il biennio 2028-2030. L'obiettivo è studiare le ragioni per cui il pianeta che si avvicina di più alla Terra si è trasformato in un mondo alieno altamente inospitale, con un'atmosfera tossica e corrosiva e una temperatura superficiale di 464° C, a causa di un devastante effetto serra. Ciò è particolarmente sorprendente se si pensa che recenti studi suggeriscono che il corpo celeste fosse abitabile come la Terra fino a 700 milioni di anni fa.

“Queste due missioni gemelle mirano entrambe a capire come Venere sia diventato un mondo infernale, in grado di sciogliere il piombo in superficie”, ha dichiarato l'ex astronauta e neo amministratore della NASA Bill Nelson. Le due missioni “offriranno all'intera comunità scientifica la possibilità di indagare su un pianeta su cui non andiamo da più di 30 anni”, ha aggiunto Nelson, riferendosi alla sonda Magellano che fu lanciata alla fine degli anni '80 e orbitò fino al 1994 attorno al pianeta. Entrambe le missioni, selezionate da una lunga lista proposta svariati team di ricerca, riceveranno 500 milioni di dollari in finanziamenti per lo sviluppo e il lancio delle sonde.

Ma cosa faranno esattamente le due missioni? La prima, chiamata DAVINCI+ (acronimo di Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble Gas, Chemistry, and Imaging), sarà principalmente impiegata nello studio della peculiare atmosfera venusiana, un mix di anidride carbonica (circa il 96 percento del totale), acido solforico, anidride solforosa e altri composti chimici che dà vita a nubi talmente dense da “intrappolare” i raggi solari e scatenare un effetto serra in grado di annichilire qualunque forma di vita (perlomeno quella che conosciamo noi sulla Terra). L'obiettivo principale sarà comprendere come si è formata ed evoluta l'atmosfera, ma si cercheranno anche le prove della passata esistenza di oceani e verranno condotte indagini geologiche attraverso immagini ad altissima risoluzione. Verrà lasciata cadere una sfera ricca di sensori attraverso l'atmosfera.

Più incentrata sugli studi geologici la missione VERITAS (Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography e Spectroscopy), che avrà l'obiettivo di mappare la superficie del pianeta tridimensionalmente e verificare se su Venere sono ancora attivi terremoti e vulcani. Attraverso strumentazione a infrarossi si cercherà anche di determinare se i vulcani potenzialmente presenti stiano diffondendo vapore acqueo e la composizione rocciosa del pianeta. Come dichiarato dal dottor Tom Wagner, un esperto del Programma Discovery della NASA, grazie ai dati di queste missioni sarà "come aver riscoperto il pianeta". Nonostante la vicinanza, infatti, a causa della sua “impenetrabilità”, Venere resta uno dei più misteriosi corpi celesti del Sistema solare. Alcuni degli strumenti degli orbiter impiegati nelle due missioni saranno messi a punto da partner internazionali della NASA, compresa l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il Centro aerospaziale tedesco e il Centre National d'Etudes Spatiales francese.

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