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L’influenza riempie gli ospedali USA, ma non è epidemia

Cresce la preoccupazione in America per il picco dell’influenza, ma il sovraffollamento degli ospedali è dovuto al taglio dei posti letto.
A cura di Redazione Scienze
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Nonostante si fosse fatto vaccinare lo scorso ottobre, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, è stato costretto a letto con l’influenza un paio di settimane fa. Nella costa est degli Stati Uniti la stagione influenzale quest’anno ha raggiunto il suo picco prima del tempo – di solito cade in febbraio – e ha scatenato le paure degli americani. Ospedali pieni, numero dei casi in rapido aumento e, ovviamente, un po’ di sano terrore mediatico hanno fatto temere una vera e propria epidemia del virus AH3N2, la versione del virus influenzale di quest’anno, un osso più duro rispetto a quello dello scorso anno ma nulla a che vedere con le forme più pericolose come l’H1N1. “La situazione è seria”, ha affermato il governatore Andrew Cuomo, che ieri ha ricevuto la sua dose di vaccino. Tutti gli stati degli USA hanno riportato casi di influenza, circa 19mila solo nello Stato di New York, mentre a Boston mercoledì è stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria.

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Ospedali pieni – Non c’è però motivo di aspettarsi una vera epidemia, assicurano gli esperti. Secondo il New Scientist, la situazione attuale deriva da un rapido aumento dei casi di influenza negli ultimi giorni che non necessariamente prelude a un aumento ancora maggiore: i casi potrebbero ridursi altrettanto rapidamente nelle prossime settimane. Inoltre, secondo l’epidemiologo Mike Osterholm dell’Università del Minnesota, i tagli finanziari hanno limitato la capienza degli ospedali cosicché i posti letto non bastano più e ciò può essere erroneamente interpretato come il segnale della presenza di un’epidemia. Cosa che ha portato gli esperti di sicurezza nazionale a lavorare per incrementare la capacità di ricovero: un evento catastrofico come l’uragano Katrina o gli attentati dell’11 settembre possono richiedere da un momento all’altro un aumento significativo della capienza ospedaliera. E un picco di influenza stagionale può richiedere lo stesso.

Picco anche in Italia – Il “Google Flu Trends”, che analizza la diffusione dell’influenza nel mondo, segnala al momento gli Stati Uniti come il paese più colpito. A partire da Natale, tuttavia, anche in Italia “l’attività influenzale ha iniziato la sua fase epidemica, avendo superato il valore di soglia dei 2 casi per mille volontari”, segnala InfluWeb, il sito che monitora ogni anno la situazione dell’influenza raccogliendo le segnalazioni di utenti volontari sparsi in tutto il paese. “Il dato è in accordo con quanto riportato dalla rete di sorveglianza dei medici sentinella Influnet e dalle reti gemelle in Europa”. Anche se c’è sempre un eccesso di preoccupazione sull’influenza che ha portato negli ultimi anni ad allarmi ingiustificati, come quello per la cosiddetta “aviaria” e per l’influenza cosiddetta “suina”, ogni anno il numero di decessi legati all’influenza in Italia è mediamente di circa 8000, per quasi il 90% dei casi ultra-sessantacinquenni con problemi di salute preesistenti. Per quanto il vaccino non possa assicurare l’assoluta immunità, le autorità sanitarie ribadiscono trattarsi dell’unico modo per tutelarsi concretamente dal rischio di ammalarsi.

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