L’annuncio di Obama: uomo su Marte nel 2030
Nessuno sembra voler placare gli entusiasmi di Elon Musk; anzi, c'è chi arriva a dare man forte al fondatore di SpaceX e ai suoi progetti di colonizzare Marte entro tempi relativamente brevi. Qualcuno di non poco conto, dato che si tratta addirittura del Presidente Barak Obama che, in un intervento sulla CNN, ha annunciato che gli Stati Uniti saranno sul Pianeta Rosso entro il 2030.
Obama sa di avere dalla sua successi come Curiosity, New Horizons e la scoperta della presenza di corsi d'acqua su Marte, tutti avvenuti durante i suoi due mandati; forte di ciò, ha dichiarato di essere già a lavoro per un progetto destinato migliorare le nostre vite qui, sulla Terra, attraverso l'invio di esseri umani su Marte. Il Presidente si è anche spinto oltre, spiegando che già si pensa a nuovi habitat, in previsione delle missioni al di fuori dell'orbita terrestre, dove gli esseri umani potranno vivere nonostante la lontananza dalla Terra. Fondamentale in questo è, prevedibilmente, la partnership con aziende private che hanno tutto l'interesse a contribuire alla grande impresa.
Ci sono tante belle parole di incoraggiamento nel messaggio di Obama, così come ce ne erano nel discorso tenuto da Elon Musk alla sessantasettesima edizione dell’International Astronautical Congress non molti giorni fa: ingegno, esplorazione, curiosità, desiderio di andare oltre i limiti e, non ultimo, tanto american dream. Viene tuttavia il sospetto, in un caso come nell'altro, che poco ci si confronti con quelli che sono i problemi reali derivanti da una missione di lunga durata nello spazio.
Proprio ieri sono stati pubblicati i risultati di un esperimento condotto dai ricercatori dell'università della California presso Irvine su alcuni topi di laboratorio. Il lavoro, i cui dettagli sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato da Scientific Reports, ha dimostrato come l'esposizione prolungata ai raggi cosmici sia in grado di alterare le funzioni cognitive, inducendo demenza e intaccando processi di fondamentale protezione dall'ansia, aprendo le porte alla depressione.
Il problema della radiazione spaziale, già noto e ampiamente dibattuto in sede scientifica, potrebbe addirittura portare a dimenticare quanto esperito dagli astronauti durante la propria esplorazione. E non sembrerebbe un ostacolo destinato ad essere aggirato in poco tempo. Insomma, il dubbio che questi bei progetti manchino di sostanza continua a sussistere, anche se è proprio difficile non sentirsi trascinati dall'entusiasmo degli annunci.