In arrivo nuovi vaccini contro i superbatteri che in Italia uccidono 10mila persone all’anno
Per combattere la pandemia di COVID-19 sono state investite risorse senza precedenti nella ricerca scientifica, che hanno permesso di sviluppare diversi vaccini a tempo di record e spalancare le porte ad approcci terapeutici innovativi. L'esperienza accumulata in quasi due anni non è tuttavia limitata al contrasto del coronavirus SARS-CoV-2: grazie all'intensa sperimentazione, infatti, sono state gettate le basi per mettere a punto nuovi farmaci, vaccini e trattamenti anche contro altre patologie, compresi l'AIDS e il cancro. Uno dei principali benefici potremmo ottenerlo nella prevenzione delle infezioni da “superbatteri”, ovvero i batteri resistenti agli antibiotici, che ogni anno in Italia provocano la morte di circa 11mila persone. È un numero spaventoso, se si considera che in Europa in totale sono poco più di 30mila (ciò significa che un terzo si verifica in Italia), ma è un'inezia se si considera l'agghiacciante stima fatta recentemente dall’Associazione delle imprese del farmaco (Farmindustria): entro 30 anni, nel nostro Paese, potrebbero perdere la vita ben 450mila persone ogni anno a causa dei batteri resistenti agli antibiotici. Una vera e propria strage, dovuta al fatto che questi microorganismi sono sempre più bravi ad “aggirare” i farmaci che fino a pochi anni fa ci proteggevano.
Ma come indicato, una soluzione a questa emergenza sanitaria potrebbe giungere nel solco della ricerca anti Covid. Sono infatti in arrivo vaccini di nuova generazione contro alcuni dei principali patogeni resistenti agli antibiotici, responsabili dei numerosi decessi che si verificano in Italia e altrove. A sottolinearlo è il professor Marco Tinelli, infettivologo e membro del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT). Intervistato all'ANSA, lo scienziato ha dato anticipazione di alcuni dei contenuti che saranno presentati al Congresso AMIT (Argomenti di Malattie Infettive e Tropicali) – giunto all'ottava edizione – che si terrà nei prossimi giorni a Milano. “Sono in via di avanzata sperimentazione, mediante metodologie di preparazione innovative che eliminano gli effetti collaterali, vaccini contro i batteri gram negativi e gram positivi come ad esempio la Klebsiella pneumoniae, Stafilococco aureo, ma anche il Clostridium difficile batterio che provoca patologie intestinali anche molto gravi ed è diffuso sia in ambito ospedaliero che nelle RSA”, ha affermato il professor Tirelli.
Come indicato nel recente studio “Attributable deaths and disability-adjusted life-years caused by infections with antibiotic-resistant bacteria in the EU and the European Economic Area in 2015: a population-level modelling analysis” pubblicato su The Lancet Infectious Diseases, sono una decina le specie di batteri resistenti più rilevate nei pazienti, oltre a quelle citate dallo scienziato della SIMIT. Tra esse vi sono il patogeno occasionale l'Escherichia coli (che resiste a carbapenemi, colistina o a cefalosporina di terza generazione); l'Enterococcus faecalis e l'Enterococcus faecium resistenti alla vancomicina e lo streptococco (Streptococcus pneumoniae) che resiste a macrolidi e penicillina. Come indicato da Tirelli, spesso queste infezioni si contraggono nelle strutture sanitarie, rappresentando un concreto pericolo per i pazienti già debilitati per altre condizioni, con un un sistema immunitario compromesso per i farmaci o magari per un lungo e delicato intervento chirurgico.
Poter dunque disporre di vaccini efficaci contro questi microorganismi sarebbe una vera e propria svolta, che permetterebbe di salvare moltissime vite in tutto il mondo. Del resto già si ottengono enormi benefici dalle vaccinazioni obbligatorie contro meningite, stafilococco e ora con quella contro il coronavirus SARS-CoV-2. Ad alimentare la farmacoresistenza vi è anche l'eccessiva prescrizione di antibiotici e il loro utilizzo non corretto (l'UE ha bacchettato l'Italia sulla questione), pertanto gli esperti stanno mettendo a punto una nuova linea guida per migliorarne la gestione. "Le società di infettivologia e di microbiologia più importanti in Italia stanno ultimando un importante documento, primo in Italia, sulla gestione e sull’utilizzo degli antibiotici. Il documento sarà poi sottoposto all’approvazione dell’ISS e verrà quindi distribuito in maniera capillare a tutta la rete del SSN", ha affermato Tirelli. "Nel documento sul ‘Buon uso degli antibiotici in ambito umano' si considerano i principali batteri ad alta resistenza agli antibiotici, i nuovi metodi diagnostici rapidi microbiologici ed il relativo trattamento", ha concluso lo scienziato.