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Covid 19

Il vaccino anti COVID di Pfizer inizia a proteggere dopo una decina di giorni dalla prima iniezione

La Food and Drug Administration (FDA) americana ha annunciato che la protezione del vaccino anti COVID “BNT162b2” di Pfizer e BioNTech inizia a circa 10 giorni dalla somministrazione della prima dose. Resta comunque fondamentale la seconda iniezione a tre settimane di distanza, che potenzia il sistema immunitario dando vita alle cosiddette “cellule di memoria”.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino anti COVIDBNT162b2” messo a punto dal colosso farmaceutico americano Pfizer e dalla società di biotecnologie tedesca BioNTech inizia a essere efficace a circa dieci di giorni dalla prima iniezione (la seconda è prevista dopo tre settimane). Lo dimostrano i primi dati diffusi dalla Food and Drug Administration (FDA) americana, l'agenzia che si occupa di regolamentare farmaci, prodotti alimentari e terapie sperimentali. Giorni addietro Pfizer aveva depositato la richiesta di autorizzazione all'uso d'emergenza (EUA) della preparazione, e l'FDA ha già fatto “filtrare” le prime indicazioni positive sulla valutazione del materiale. L'approvazione vera e propria, tuttavia, verrà data soltanto il 10 dicembre, in seno alla riunione del comitato consultivo che si occupa dei vaccini. In attesa del rapporto finale, gli Stati degli USA stanno già organizzando la massiccia campagna vaccinale, che se tutto andrà come previsto dovrebbe prendere il via martedì 15 dicembre, con le prime dosi somministrate agli operatori sanitari. In Gran Bretagna la somministrazione al pubblico è già partita martedì 8; i primi ad essere vaccinati sono stati una novantenne e il signor William Shakespeare, omonimo del celeberrimo drammaturgo.

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A evidenziare in modo chiaro che l'efficacia del BNT162b2 parte a circa dieci giorni dalla prima somministrazione è un grafico diffuso dalla FDA, che potete vedere qui sopra. In rosso è indicata la curva dei contagi da coronavirus SARS-CoV-2 nei partecipanti allo studio di Fase 3 trattati con un placebo, in blu quella dei vaccinati. Le due curve risultano appaiate per una decina di giorni, poi quella rossa si impenna, mentre quella blu diventa praticamente piatta. Significa che il vaccino sta iniziando a dare i propri frutti, producendo anticorpi efficaci. A rendere particolarmente valido il vaccino non vi è solo l'efficacia, che è del 95 percento sia per Pfizer di BioNTech che per gli esperti della FDA, ma anche il fatto che si tratti di una preparazione sicura. Ad oggi non sono stati segnalate reazioni avverse gravi, ma solo sintomi lievi e moderati come mal di testa, febbre, dolore articolari, dolore al sito dell'iniezione e così via, analoghi a quelli di un comune vaccino antinfluenzale. Va comunque tenuto presente che. in base a quanto indicato in un editoriale su Science, questi effetti collaterali – che si verificano in una piccola percentuale di partecipanti – possono essere più "intensi" rispetto a quelli prodotti da vaccini comuni. Ciò sarebbe legato alla tecnologia su cui si basa il BNT162b2, un vaccino a mRNA; in parole semplici, le responsabili sarebbero le nanoparticelle lipidiche che contengono l'RNA messaggero delle proteine virali del SARS-CoV-2, l'informazione genetica che spinge il nostro organismo a produrle e a riconoscerle come "nemiche", determinando così immunità verso di esse.

Anche se la protezione del vaccino di Pfizer e BioNTech si avvia attorno al decimo giorno, con la produzione degli anticorpi contro la proteina S o Spike del coronavirus (quella che usa per legarsi alle cellule umane e infettarle), una sola iniezione non basta e ne va eseguita una seconda, a tre settimane di distanza dalla prima, come del resto avviene con moltissimi vaccini. La seconda dose serve infatti a sviluppare le cosiddette "cellule di memoria", che conservano il ricordo dell'antigene presentato all'organismo con la prima dose. In pratica, la prima dose offre una protezione a breve termine, la seconda “collauda” meglio il sistema immunitario e lo prepara a ricordare più a lungo l'agente infettante. Ad oggi, tuttavia, non è ancora noto quanto duri l'immunità garantita dal vaccino di Pfizer-BioNTech. Quella di Moderna, che si basa su una tecnologia simile, è di almeno tre mesi, ma la speranza è che duri molto più a lungo. Naturalmente sarà possibile organizzare dei richiami, ma la produzione di dosi per tutta la popolazione mondiale, di materiale come aghi, boccette e altro ancora richiedono tempo e organizzazione, senza dimenticare la conservazione, che per il vaccino di Pfizer richiede – 70° C.

Ricordiamo inoltre che l'efficacia al 95 percento è relativa alla malattia sintomatica, e non è ancora chiaro se difenda anche da quella asintomatica. Si tratta comunque di un traguardo estremamente positivo, tenendo presente la gravità dell'infezione per una parte dei contagiati e il numero di decessi (arrivati a oltre 1,5 milioni nel mondo e più di 60mila in Italia), ciò nonostante il virus continuerebbe a circolare e dunque sarà fondamentale indossare mascherine e rispettare il distanziamento sociale ancora a lungo. Va anche tenuto presente che ad oggi non è nota l'efficacia del vaccino nei ragazzi al di sotto dei 16 anni e nelle donne in gravidanza, pertanto il governo britannico non raccomanda la vaccinazione per queste categorie (e si immagina farà lo stesso l'EMA europea e la FDA, in attesa di studi ad hoc). Nonostante questi "limiti", l'efficacia e la sicurezza del vaccino dimostrati fino ad oggi lo rendono assolutamente promettente, come dichiarato al New York Times dalla professoressa Akiko Iwasaki, immunologa della prestigiosa Università di Yale: “Questi risultati sono da pagella A + per un vaccino”, cioè da 10 e lode.

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