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Il “richiamo” del buco nero appena nato intercettato per la prima volta

Grazie a un nuovo test per la relatività di Einstein, basato su simulazioni di fusioni di buchi neri e dati sulle onde gravitazionali, un team di ricerca americano è riuscito per la prima volta a rilevare i toni emessi da due buchi neri mentre si fondono, dando origine a un nuovo e più massiccio “cuore di tenebra”.
A cura di Andrea Centini
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Quando due buchi neri si fondono fra loro dando vita a un nuovo cuore di tenebra “risuonano” come una campana o un gong colpiti da un percussore, emettendo toni caratteristici dell'onda gravitazionale che scaturisce dal cataclisma cosmico. Sino ad oggi si riteneva che questi toni non potessero essere rilevati poiché troppo deboli per le nostre tecnologie, tuttavia ci è riuscito per la prima volta un team di ricerca americano, composto da cinque scienziati dell' Istituto Flatiron presso l'Università Stony Brook di New York, del California Intitute of Technology (CALTECH) e dell'autorevole Istituto Kavli per l'Astrofisica e la Ricerca Spaziale del Massachusetts Institute of Techonology di Boston, meglio conosciuto con l'acronimo di MIT.

Credit: Maximiliano Isi / MIT
Credit: Maximiliano Isi / MIT

Gli scienziati, coordinati dal professor Maximiliano Isi, sono riusciti a rilevare due di questi toni dalla prima onda gravitazionale mai intercettata, nota come segnale GW150914. Fu catturata dall'osservatorio interferometrico LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) il 14 settembre del 2015, ed era scaturita dalla fusione di due buchi neri (con una massa stimata circa 30 volte del Sole) avvenuta a 1,3 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra. La scoperta valse il Premio Nobel per la Fisica 2017 agli scienziati Barry Clark Barish, Rainer Weiss e Kip Thorne, quest'ultimo noto al grande pubblico anche per aver avuto un ruolo nel progettare la componente scientifica del blockbuster Interstellar firmato da Cristopher Nolan.

Isi e colleghi hanno “ascoltato” il buco nero neonato che risuona grazie a un nuovo test per la relatività Generale di Einstein, basato su simulazioni di fusioni di buchi neri e analisi delle prime onde gravitazionali rilevate. Il risultato ottenuto ha suffragato anche il cosiddetto teorema no-hair (senza capelli) o teorema dell'essenzialità. In parole semplici, esso prevede che un buco nero sia definito da tre parametri fisici specifici, ovvero momento angolare o spin, massa e carica elettrica. Ebbene, grazie ai due toni intercettati dagli scienziati è stato possibile definire con precisione la massa e lo spin (la rotazione) del buco nero in formazione. “Proprio come la misurazione degli spettri atomici alla fine del 1800 ha aperto l'era dell'astrofisica stellare e la classificazione e la comprensione delle stelle, questa è l'apertura dell'era degli spettri del buco nero e la comprensione dei buchi neri e della relatività generale che si trova dietro di loro”, ha dichiarato il professor Will Farr, uno dei coautori dello studio. Grazie ad analisi come queste gli studiosi continueranno a svelare nuovi segreti di questi misteriosi e affascinanti oggetti spaziali. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Physical Review Letters.

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