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Il morbillo uccide i bambini più di HIV ed incidenti stradali

Oltre 82.000 vittime di età inferiore ai cinque anni nel solo 2013.
A cura di Redazione Scienze
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Di morbillo i bambini continuano a morire, nonostante esista un vaccino sicuro ed efficace. In molti oggi considerano questa malattia non pericolosa o addirittura debellata. Ma la verità è molto diversa e, purtroppo, estremamente drammatica.

Cause di mortalità infantile

Ad evidenziarlo è un’analisi del Washington Post che si è basata sui dati divulgati dal Global Burden of Disease study pubblicato da The Lancet. Numeri dai quali emerge che il morbillo è al settimo posto tra le principali cause di mortalità infantile in una lista in cui troviamo al primo posto le infezioni alle basse vie respiratorie, seguite da malaria, diarrea, malnutrizione, anomalie congenite, meningite. Insomma, il morbillo uccide più di annegamenti, incidenti stradali ed HIV.

225 bambini muoiono ogni giorno

Soltanto nel 2013 il morbillo ha fatto 145.000 vittime, delle quali più della metà aveva un’età inferiore ai cinque anni. I dati più allarmanti riguardano i Paesi in via di sviluppo dove,  soprattutto in alcune aree particolarmente povere e malsane, il morbillo ha un tasso di mortalità che arriva a sfiorare il 10%. Ogni giorno a causa del morbillo 225 bambini non arrivano al compimento del proprio quinto anno d’età: questo significa 82.100 morti per il solo 2013.

Il calo delle vaccinazioni

Un crescente pregiudizio, privo di qualsivoglia fondamento scientifico, sta causando un parziale allontanamento dalla buona e sicura pratica della vaccinazione, quanto meno nel nostro Paese che, non a caso, nel 2014 ha contato la maggiore incidenza di casi in tutta l’Unione Europea (con tanto di richiamo da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il calo di vaccinazioni). Evidentemente è un lusso che possiamo permetterci, dal momento che in altre parti del mondo i vaccini salverebbero molte vite quotidianamente. E se le cose stanno così è proprio grazie all’efficacia delle immunizzazioni che, negli anni, hanno reso questa malattia non più un pericolo mortale (nonostante sia stato registrato un caso a decorso fatale in Germania recentemente), almeno dalla nostra parte di mondo.

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