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Il Giappone massacrerà oltre 1700 delfini a Taiji: annunciata la “quota” per la stagione 2020/2021

A partire dal primo settembre verranno catturati e condotti nella baia giapponese di Taiji 1749 delfini, larga parte dei quali verrà massacrata a colpi di coltello e venduta nei supermercati. Alcuni esemplari saranno invece venduti a peso d’oro a delfinari e parchi acquatici. Ecco le specie coinvolte in questo atroce e anacronistico business.
A cura di Andrea Centini
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Esemplari di peponocefalo catturati e legati per la pinna caudale, prima della macellazione. Credit: Dolphin Project
Esemplari di peponocefalo catturati e legati per la pinna caudale, prima della macellazione. Credit: Dolphin Project

Come ogni anno, a partire dal 1 settembre prenderà il via la nuova stagione di caccia nella famigerata baia giapponese di Taiji, dove da tempo i cacciatori intrappolano e massacrano i delfini. Le autorità della prefettura di Wakayama hanno annunciato la quota di piccoli mammiferi marini che saranno uccisi a colpi di coltello o venduti a peso d'oro ai migliori offerenti, proprietari di parchi acquatici e delfinari di tutto il mondo. Per la stagione 2020/2021 saranno ben 1.749, lo stesso numero della stagione scorsa, durante la quale la baia si è tinta di rosso sangue innumerevoli volte.

A rendere nota la quota per l'imminente apertura della caccia sono stati i volontari del Dolphin Project di Rick'o Barry, un'organizzazione senza scopo di lucro fondata dall'omonimo attivista, impegnato in prima linea da anni nella tutela dei cetacei. In passato è stato a lungo un addestratore di questi animali, compreso del celebre Flipper della serie televisiva, fino a quando non ha iniziato a odiare la cattività e si è completamente votato alla conservazione. È stato proprio Rick'o Barry a far conoscere a tutto il mondo ciò che avviene nella baia di Taiji, grazie al film documentario “The Cove” di Louie Psihoyos, vincitore del Premio Oscar nel 2010.

Ma quali delfini verranno uccisi o catturati per essere venduti ai delfinari? Il Dolphin Project ha pubblicato un dettagliato elenco nel quale sono riportate le specie coinvolte e il numero di esemplari per ciascuna di esse. A subire la sorte peggiore saranno le stenelle striate (Stenella coeruleoalba), delle quali ne verranno massacrate ben 450. Questi piccoli e gioiosi cetacei – che vivono anche nel Mar Mediterraneo – non si adattano infatti alla cattività, dunque tutti quelli catturati finiranno sotto le lame dei cacciatori, per essere venduti a tranci nei supermercati locali. Diversa la sorte per i tursiopi o delfini dal naso a bottiglia (Tursiops truncatus), dei quali ne verranno catturati 298. Il tursiope è il “prototipo” di delfino – come il già citato Flipper -; si tratta di massicci odontoceti che possono superare i 3,5 metri di lunghezza per 650 kg di peso. Sono i delfini che più spesso si osservano nei delfinari e negli acquari, ed è per questo che i giapponesi ne cattureranno così tanti.

La terza specie a subire le perdite maggiori sarà la stenella maculata pantropicale (Stenella attenuata), un piccolo delfinide di circa 2,2 metri per 120 chilogrammi di peso che vive in acque calde; ne verranno catturate e uccise ben 280. Saranno uccisi anche 251 grampi (Grampus griseus), robusti delfini che vivono anche nel Mediterraneo. Sono noti per la testa globosa praticamente priva di rostro e per la pelle istoriata di graffi e segni, che si procurano nel corso della vita attraverso le interazioni sociali. Per la stagione 2020/2021 verranno intrappolati e uccisi a Taiji anche 200 peponocefali (Peponocephala electra), che nella scorsa stagione sono stati protagonisti innocenti di una vera e propria barbarie; 101 balene pilota dalle pinne corte o globicefali di Gray (Globicephala macrorhynchus); 100 lagenorinchi dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens), alcuni dei quali potrebbero essere venduti ai parchi acquatici; 49 pseudorche (Pseudorca crassidens) e 20 steni (Steno bredanensis).

Così come per i massacri che si compiono ogni anno alle isole Faroe durante la "grindadrap", le mattanze a Taiji sono fortemente osteggiate dalla comunità internazionale, ciò nonostante continuano a essere perpetrate in nome di anacronistiche tradizioni o per mero business. I rischi non sono solo per la salute degli ecosistemi marini, ma anche per le persone che decidono di nutrirsi di carne di cetaceo, sempre più ricca di mercurio a causa di un processo noto come magnificazione biologica.

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