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300 cetacei massacrati a coltellate alle Isole Faroe: il coronavirus non ferma le lame

Centinaia di mammiferi marini sono stati massacrati alle Isole Faroe durante la prima Grindadrap del 2020, la caccia tradizionale ai cetacei. Sono stati uccisi 252 globicefali e 35 lagenorinchi acuti, due specie di odontoceti (cetacei con denti). La mattanza è stata la prima ufficiale durante la pandemia di coronavirus, dopo alcuni mesi di stop.
A cura di Andrea Centini
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Immagine di repertorio
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252 globicefali (Globicephala melas) e 35 delfini della specie lagenorinco acuto (Lagenorhynchus acutus) sono stati massacrati alle Isole Faroe, durante la prima Grindadrap (la caccia “tradizionale”) ufficiale del 2020. La mattanza è stata autorizzata dal ministro della Pesca Jacob Vestergaard, che lo scorso 7 luglio aveva dato di nuovo il via libera dopo lo stop imposto per l'emergenza coronavirus. Le feroci Grindadrap, del resto, sono note per radunare folle di persone armate di coltelli, uncini e altre armi bianche, con le quali infieriscono senza pietà sui mammiferi marini, dopo essere stati spaventati a morte e spinti a spiaggiarsi dalle imbarcazioni. Non mancano inoltre numerosi spettatori, tra i quali molte famiglie con bambini, che vengono desensibilizzati all'odore, al suono e colore della morte, per perpetrare questa anacronistica barbarie.

Il nuovo massacro si è consumato dopo le 20:00 di giovedì 16 luglio in una baia di Hvalba, un villaggio di Suðuroy, l'isola più meridionale dell'arcipelago (composto da 18 isole) e la quarta per dimensioni, che conta una popolazione di circa 5mila abitanti. I due pod (branchi) di cetacei sono stati avvistati al largo di Sandvík, facendo immediatamente attivare i preparativi per la Grindadrap. Gli uomini sono usciti in mare a bordo di alcune imbarcazioni e hanno inseguito, circondato e sfiancato i mammiferi marini, obbligandoli a dirigersi verso la costa. Lì, ad attenderli, c'erano decine di uomini armati e pronti a macellarli. Nessun esemplare è stato risparmiato: femmine incinte, cuccioli, giovani e malati, sono tutti finiti sotto i colpi delle lame, che hanno tinto di rosso la baia di Hvalba e riempito l'aria con l'odore acre della morte.

I cetacei vengono uccisi attraverso la recisione del midollo spinale, dopo aver piantato dietro la testa delle lame più o meno lunghe. Una morte atroce che talvolta giunge dopo minuti di agonia, resa ancor più agghiacciante dal fatto che i cetacei sono animali estremamente sociali e intelligenti, proprio come noi. Soffrono enormemente per la separazione dai propri simili, cui sono legati da profondi legami affettivi. Alle Isole Faroe i globicefali (conosciuti anche come balene pilota) e i lagenorinchi acuti sono costretti a osservare impotenti le torture imposte ai membri della propria famiglia, a udire le grida strazianti di dolore, fino a quando non arriva l'aguzzino di turno a finirli.

Queste mattanze sono da anni osteggiate dalla comunità internazionale, a maggior ragione poiché si consumano nelle acque della “civile” Europa. I cetacei sono rigidamente protetti dalle regole dell'Unione Europea, ma le Isole Faroe tecnicamente non ne fanno parte, pur essendo integrate nel Regno di Danimarca. Proprio le autorità danesi conferiscono protezione alle Grindadrap con le proprie imbarcazioni militari, impedendo agli attivisti ambientalisti – in particolar modo quelli di Sea Shepherd, da anni in prima linea – di intervenire per ostacolare i massacri. Come indicato, quello consumato a Suðuroy è stato il primo “ufficiale” dell'anno; lo scorso 7 giugno erano stati uccisi una ventina di globicefali, che tuttavia dovevano solo essere contrassegnati. Spinti dal panico i cetacei si sono spiaggiati, e così si è deciso di massacrarli tutti.

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