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Il Giappone ammazzerà 1.900 delfini da settembre: annunciata la quota del massacro 2021/2022

Come ogni anno, a inizio agosto, il Giappone ha annunciato la quota di delfini che verranno massacrati nella baia di Taiji nel corso della stagione di caccia 2021/2022: saranno ben 1.900. Alcuni di essi, tuttavia, non verranno fatti a tranci per i supermercati, ma saranno venduti a peso d’oro a delfinari e parchi acquatici di tutto il mondo, complici di questa barbarie come il pubblico pagante.
A cura di Andrea Centini
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Un delfino catturato nella baia di Taiji. Credit: Dolphin Project/LIA/Facebook
Un delfino catturato nella baia di Taiji. Credit: Dolphin Project/LIA/Facebook

Tra poco meno di un mese, il primo settembre, le coste del Giappone torneranno a tingersi di rosso sangue, quello dei delfini che verranno barbaramente uccisi presso la “baia della morte” di Taiji, nella prefettura di Wakayama. Il Paese del Sol Levante ha infatti appena annunciato la quota di piccoli cetacei odontoceti da catturare per la stagione 2021/2022, pari a 1.849 esemplari, cento in più di quelli previsti per la stagione della caccia 2020/2021. La maggior parte di questi mammiferi marini sarà trascinata sotto a un tendone e massacrata a colpi di coltello, senza pietà, per farne tranci da vendere al supermercato. Alcuni verranno invece selezionati per essere venduti – a prezzi elevatissimi – ai parchi acquatici e ai delfinari di tutto il mondo. Gli esemplari saranno strappati alle proprie famiglie, privati della libertà e della dignità, condannati a vivere per il resto della vita rinchiusi in vasche striminzite spesso prive delle condizioni minime di “benessere”, trattati come pagliacci per i selfie e gli applausi del pubblico pagante, complice di questo insopportabile castello di atrocità.

Come ogni anno le autorità nipponiche hanno indicato con precisione i numeri delle singole specie da prelevare. Quella più colpita sarà come sempre la stenella striata (Stenella coeruleoalba), un piccolo delfino pelagico che raggiunge i 2,5 metri di lunghezza, il più comune nel Mar Mediterraneo. I cacciatori giapponesi potranno ammazzarne fino a 450. Poiché la specie non si adatta bene alla cattività, per le stenelle striate saranno previste solo le lame. La seconda specie che farà registrare più vittime sarà il peponocefalo (Peponocephala electra), un delfinide che vive nelle acque tropicali. Nella baia di Taiji potranno esserne uccisi fino a 300, cento in più rispetto alla quota fissata per la passata stagione. Lo scorso anno 35 peponocefali furono legati per le pinne caudali e trascinati come mazzi di fiori sotto i tendoni della morte. I cacciatori uccisero senza pietà anche i giovani e le femmine incinte. Un'altra specie particolarmente colpita sarà il tursiope (Tursiops truncatus), il delfino per antonomasia che spesso si vede nei parchi acquatici e negli acquari. Poiché il tursiope è adattabile alla cattività, i giapponesi non uccideranno questi animali, ma li cattureranno per rivenderli a peso d'orso. Fino a 298 esemplari potranno essere strappati all'oceano. Le altre specie coinvolte nella mattanza sono la stenella maculata pantropicale (Stenella attenuata), con una quota prevista di 280 esemplari; il grampo (Grampus griseus), con 251 esemplari catturabili o da massacrare (alcuni verranno ceduti ai delfinari come i tursiopi); 101 globicefali di Gray (Globicephala macrorhynchus), grossi delfinidi che arrivano a 6 metri di lunghezza; 100 lagenorinchi dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens), anch'essi in parte “cedibili” ai delfinari; 49 pseudorche (Pseudorca crassidens), grandi predatori affini alle più note orche che possono arrivare a 6 metri di lunghezza; e 20 steni (Steno bredanensis), delfini che arrivano a 2,4 metri di lunghezza massima.

A vegliare sulla baia di Taiji ci saranno come sempre gli attivisti dell'organizzazione senza scopo di lucro Dolphin Project, da anni impegnata a documentare – non senza difficoltà e ostruzionismo da parte delle autorità nipponiche – le atrocità che vi si consumano. Il team di volontari è guidato da Rick'o Barry, ex addestratore di delfini pentito che fu tra i protagonisti del film-documentario "The Cove". La pellicola di Louie Psihoyos vinse il Premio Oscar nel 2010 e mostrò per la prima volta al mondo intero la crudeltà e le sofferenze inflitte ai cetacei nella famigerata baia della morte. Il Giappone non si è mai curato delle pressioni internazionali sui massacri di cetacei; dal primo luglio del 2019, dopo l'abbandono della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC), ha ripreso anche la caccia commerciale alle balene nelle proprie acque territoriali, dopo decenni di mattanze basate sulla scusa della “ricerca scientifica”.

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